Dopo

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Dopo.

Sì, dopo.

Dopo la guerra, dopo la battaglia, dopo la sconfitta di Voldemort, dopo la vittoria di Hogwarts, dopo la perdita di vite innocenti, dopo l'abbandono dei figli, dopo la scomparsa dei genitori, dopo la distruzione, dopo la morte.

La guerra era ormai giunta e tutta Hogwarts si preparava a combattere. Harry era in cerca degli Horcrux insieme a Ron; mentre Hermione era rimasta a scuola con Draco. Non aveva potuto -e voluto- lasciarlo. Si sentiva colpevole di una tale scelta, come se avesse abbandonato il suo migliore amico ad un destino infausto. Salutarli era stata la parte peggiore perché aveva sentito nel suo cuore quella leggerezza, quel sollievo, che aveva provato potendo prendere la mano di Draco nella sua e piantare i piedi mentre i suoi amici si allontanavano lasciando impronte nella neve.

Erano subito corsi nei dormitori di Slytherin, nella stanza deserta di Draco, e come due furie avevano iniziato a spogliarsi senza staccare le labbra dall'altro; incespicando alla ricerca del letto, sbattendo contro i mobili, inciampando nei vestiti buttati a terra arrivarono -anzi caddero- sul letto e Draco la penetrò immediatamente. Il bisogno di sentirla lì era reale e improrogabile. Hermione lo accolse senza remore, aprendo totalmente il suo cuore e lasciandolo entrare completamente.

« Ti amo » le disse il ragazzo tra una spinta e l'altra. Hermione si lasciò sfuggire una lacrima.

Raggiunto l'apice non si spostò, rimase dentro di lei a fissarla. A fissarsi. A cercare nell'altro qualcosa di simile alla protezione. Protezione da una guerra che sentivano arrivare...

Lo cercava da minuti ormai e non lo vedeva arrivare. Non riusciva a trovarlo e la paura e l'angoscia si impossessarono di lei. Hermione era quasi sul baratro nell'attesa di sapere se era ancora vivo o se era... morto. Non poteva vivere ancora una volta tutta quella pena, il suo cuore non avrebbe retto.

Si muoveva tra le macerie fumanti soccorrendo i feriti e sperando di vedere lui.

Volti, amici e nemici, giacevano immobili in mezzo alle strade rotte e ai pezzi di scuola caduti durante l'attacco. Vedeva persone che conosceva solo di vista, compagni di Casa, Mangiamorte... la morte non faceva distinzioni: raggiungeva tutti.

Pregò soltanto che non avesse raggiunto lui.

***

Draco si era risvegliato dopo essere stato schiantato da Bellatrix in persona; rivedere sua zia era stato uno shock che l'aveva lasciato paralizzato con la bacchetta tesa davanti a sé e la mente piena di ricordi terrificanti, di dolore. Soprattutto dolore.

Come una furia si era alzato, aveva il braccio rotto notò, come al terzo anno. Lo stesso. Ma il danno gli era stato inferto dalle persone che un tempo chiamava amiche. Si mise a cercare Hermione per assicurarsi che fosse viva, doveva essere viva.

Incontrò la rossa, Ginny Weasley e la aiutò ad alzarsi « Malfoy! » lo aveva chiamato lei, senza disprezzo nella voce, solo con una muta richiesta di aiuto e lui non si era negato « Fa' piano Weasley, la ferita alla gamba è grave. » le disse sorreggendola con il braccio buono.

« La ferita alla gamba? » Ginny guardò in basso e si accorse che, sì, aveva una lunga ferita sulla gamba sinistra che sanguinava copiosamente ed era alquanto profonda. I pantaloni erano squarciati e sporchi di sangue e terra e le faceva un gran male. Benedì Draco per il suo aiuto.

« Tu stai bene? » gli chiese come ad un vecchio amico. Per tutta risposta lui rise e poi scosse la testa « Ho il braccio rotto. »

« Perché hai riso? » Ginny davvero non riusciva a capire come potesse ridere in quella situazione, eppure la sua risata la tranquillizzò.

Il suono dei sussurri e il candore della neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora