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Finalmente raccogliemmo tutti i nostri pacchetti e ci salutammo per l'ennesima volta.
Io mi buttai tra le braccia di Lorenzo e ci baciammo a lungo. Alzando un istante le palpebre vidi gli occhi di Emiliano guardare il pavimento e poi rialzarli lentamente scazzatissimi.
Mi scostai dalle labbra di Lorenzo e appoggiando il viso sulla sua spalla mi feci coccolare ancora. L'avrei rivisto tra quattro giorni ma l'ansia del distacco non mi faceva stare bene.
Ero emotivamente provata questo è sicuro. In altre occasioni mi sarei divertita a baciare a lungo Lore, forse anche sperando di fare incazzare Emi. Perché poi? Forse era più l'idea di Stefania che mi dava l'aggressività giusta, e ora che lei non c'era, avevo sotterrato le armi da guerra.
Tornai a casa stanca morta, baciai mamma e le raccontai quasi tutto quello che era successo.
Lei era un po' lo specchio dei miei pensieri. Diceva quello che pensava, e spesso azzeccava ciò che io non volevo ammettere.
Mi buttai sul letto con le cuffiette e ripensai a quella strana giornata e come tutto era stato semplicemente perfetto. Così mi addormentai.
La mattina mi ritrovai ancora con la testa tra le nuvole e un sorriso stampato sul viso. Anche la tristezza per la partenza di Lorenzo si era attenuata e potei godermi tranquilla la prima colazione insieme ai miei familiari.
Non appena tornai in camera mi buttai svogliata sul letto appena rifatto.
Mi aspettavo una lunga giornata di noia , anche perché dopo tutta quella festa non sapevo se mi avesse aspettato una vigilia migliori con i miei parenti.
Squillò il cellulare. Era Emiliano.
"Ei Tiffany, grazie! Un giorno l'avrò per davvero un gioiellino così e sarai la prima ad avere l'onore di fare un giro sulla mia moto! " disse tutto di un fiato.
Ci misi dieci secondi a rendermi conto che stava parlando del portachiavi dell'Harley che gli avevo regalato.
"Ma...ma...!Sei impossibile! Dovevi aprirlo a Natale", dissi con un tono falsamente triste.
In realtà, chissà perché ero felice che l'avesse aperto subito.
"Dai Tiffany, per me Natale è già andato. Ho trascorso la vigilia con te e il Natale con tutti voi. Per me è già andata alla grande, mia madre fa la governante e per la vigilia è impegnata sul lavoro, da mio fratello non ci vado di certo, così per me sarò un giorno come tutti gli altri. Anzi ho avuto di più di quel che mi aspettavo" finì con un tono sinceramente allegro.
"Ok, va bene ti credo. Mi spiace ovvio, comunque son contenta che ti piaccia il mio regalino" risposi, e poi buttai lì "che stai combinando di bello?"
"Ti sto aspettando sotto casa, ho una cosa per te, spicciati a scendere" e chiuse la comunicazione.
Non passarono cinque minuti che ero giù. Andammo al baretto sotto casa e ordinammo un caffè. Avevo appena fatto colazione e non potevo reggere altro.
Dopo aver chiacchierato un po' del più e del meno mi porse uno zainetto e me lo fece aprire.
"Qui dentro c'è tutta la mia vita, ora la metto nelle tue mani e mi raccomando...trattala con cura altrimenti ti sdrumo! No dai, serio. Sono i miei quaderni degli appunti. Ogni nota, ogni barra, ogni rima e ogni stronzata che mi è passata per la testa e per la mia vita...è annotata su quei quadernetti " poi sorrise e proseguì meno seriamente -" vediamo se sai tirare fuori qualcosa di buono!".
Non avevo parole per quel gesto che all'apparenza sembrava di poca importanza e invece ne aveva eccome.
Emiliano mi aveva consegnato un arma in mano. Sapeva che da quei quaderni poteva uscire tutto ciò che di bello e di brutto si poteva pensare su di lui eppure, si stava fidando ciecamente. Non aveva nessun timore di sputtanamento e anzi, era sicuro, che io sarei stata in grado di mettere ordine a quell' infinità di pagine scoordinate.
Gli sorrisi e lo ringraziai per la fiducia che mi aveva riposto e conclusi preoccupata di non essere in grado magari di cogliere il senso che lui voleva dare a tutte quelle note.
"Tranquilla Tiffany, se non ci riesci tu, non ci riuscirà nessuno" e alzò le spalle in segno di leggerezza, ma capivo che un po' era preoccupato anche lui, poi continuò dicendo: "Ah ecco un'altra cosa, mia zia ci ha chiesto di andare a vivere con lei nella sua villetta. Vive sola e ha un po' di paura, così ha pensato che i miei cani possono fare la guardia e mia madre possa farle un po' di compagnia. Io vivrò al piano sopra in un monolocale! Sono al settimo cielo non vedo l'ora! Ho pensato che potremmo lavorare lì con Alessio e gli altri, così da non disturbare nessuno, ne doverci sempre infilare in un baretto e neppure prendere freddo alle panche...almeno fino a che sarà inverno."
Disse tutto questo con un espressione di gioia che poche volte gli avevo visto, ma poi vide che ero contrariata e come se avesse capito cosa mi saltava per la mente concluse dicendo.
"Con Stefania è tutto finito. E' inutile. Abbiamo tirato la corda e si è spezzata. Nulla sarà più come prima ed è inutile continuare a fingere. Finito lo slancio ci si lascia e punto" lo disse con quella tristezza tipica ma senza alcun rimpianto.
"Si, credo che tu abbia ragione, comunque vedremo più in là come combinarci, quando saremo tutti insieme" volevo fargli capire che prima avrei voluto parlarne con Lorenzo. Soprattutto per correttezza e sincerità. Era così che si faceva tra fidanzati no?
"Ok, ok....traquilla, capisco benissimo."
Mi alzai dal tavolino e dissi che dovevo salire perché i miei mi aspettavano per pranzare. Ci saremmo sentiti al più presto. Gli diedi due buffetti sulle guance e con un abbraccio lo salutai.
"Emi ci sentiamo presto. Solo che in questi giorni mio padre lavora un po' meno e voglio stare un po' con lui.
"Ok, ok....traquilla, capisco benissimo." Disse di nuovo, e mentre il suo sguardo mi seguiva fino al cancello, mi infilai dentro senza più voltarmi indietro. Forse avevo paura che se mi fossi voltata, sarei tornata indietro e non ero sicura di essere in grado di gestire la cosa.
Tornai in casa e scappai di corsa in camera mia. Non appena entrai chiusi la porta e mi gettai su quell'infinità di parole.
Leggevo, leggevo e non mi stancavo di entrare in quel mondo fantastico.
Così doveva sentirsi Alice nel paese delle meraviglie? O così ci si sentiva nel mondo del mago di Oz? Scoprivo un Emiliano sconosciuto. Un ragazzo pieno di incubi e di vita. Di ombre e di luce.
Tutte quelle parole mi avevano stordito e mi addormentai sognando il Coniglio e Alice che mangiava il fungo e diventava piccola...piccola. Così come mi ero sentiva io leggendo il mondo tormentato di Emiliano. Piccola.

La Storia di Tiffany. || Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora