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Il telefonino si accendeva e spegneva come l'albero di natale, così decisi di andare a vedere un po' cosa stavano scrivendo i miei amici.
Il gruppo si stava mettendo d'accordo per andare il giovedì sera a Leoncavallo e naturalmente ci sarebbero stati anche Fede, Rasta e Juri, che ormai si sentivano parte del gruppo.
Tiffany, vero che verrai? Dai, dai, chiedevano tutti, alternandosi.
'Uffa. Che pezza! 'Si dai forse vengo', risposi alla fine.
Il Leoncavallo era un posto che potevo raggiungere anche senza chiedere passaggi e al massimo l'avrei fatto per il ritorno.
Anche Emiliano aveva insistito per sapere se andavo e questo mi gasava parecchio.
Decisi che me la sarei presa comoda e sarei arrivata in tarda serata. Nel frattempo passai a trovare mia zia che abitava li vicino e le raccontai le ultime novità.
"Eh, cara Tiffany, sti uomini non si sa mai come prenderli." E poi ricominciò con i soliti racconti del suo passato.
Finalmente mi decisi e arrivai al Leoncavallo che erano quasi le undici di sera.
Il frastuono era sempre lo stesso e i miei amici sempre al solito posto.
Li raggiunsi in un attimo e chiesi chi era già andato a battersi sul palco.
Mi rispose Chiara.
"Sono andati Rasta e Ale...ma oggi Emi e Fede sono cane e gatto" disse sottovoce.
"Strano..." finsi di cadere dalle nuvole. "Magari è una tua impressione...sono così amici" e chiusi gli occhi fingendomi accecata dalle luci.
Si parla del diavolo, spuntano le corna.
"Ciao Tiffany, era ora... dove ti eri cacciata?" mi chiese Emi tutto agitato.
"Ciao Emi, ero passata a trovare alcuni amici e ho tardato un po'", risposi con aria misteriosa e feci in tempo a vedere la sua faccia cambiare espressione.
"Ei Tiffany, ciao tesoro, ti sono mancato vero?" arrivò Fede dandomi tre baci sulle guance.
"Certo che sì, non ci credi?" E scoppiammo a ridere.
Emi gli fece uno sguardo strano e Fede gli chiese: "che c'è? Proprietà privata?"
Ma io risposi più veloce di loro: "non sono proprietà proprio di nessuno...e ho una voglia matta di divertirmi, quindi salite su quel palco e spaccate i culi che noi ci scateniamo a fare il tifo per voi" e così misi fine alla questione.
Quando venne il turno di Emi ,Juri e Fede volarono frecciate a non finire.
Nessuno voleva cedere e si menavano a suon di barre.
"Forse il rap non fa per me? io son Tamarro ma tu c'hai le scarpe degli 883"
"Faccio rime...io ti contagio come la febbre suina."
"Tu hai solo una malattia e si chiama invidia."
"Tu il mio stile lo vorresti...tu c'hai la lebbra, quindi il microfono cade a pezzi."
"Hai preso l'aids perché scopi solo con le prostitute."
"Emis Killa porta questa storia a te...perché io sono malato di Rap."
Le nostre urla superavano la metà delle loro parole ma una cosa era certa. Erano tutti e tre fortissimi.
"Sì!...." Nella mia testolina bacata, speravo che Emi e Fede si stessere scannando per me.
Quando scesero dal palco li baciai tutti presa dall'entusiasmo.
"Voi siete il top del top, non ce n'é per nessuno!" e mi misi a saltare intorno a loro.
Anche questa volta non c'era stata storia. Forse io ero di parte ma loro quattro erano più forti e anche Alessio che lo faceva per puro divertimento, senza crederci più di tanto, be' anche lui non era male.
Decidemmo di andare in Brera a mangiare una Crêpes e ci sedemmo strettissimi in quei piccoli tavolini stile vagoncino del treno.
Noi ragazze eravamo tutte da una parte e i ragazzi erano di fronte a noi.
Stavo sorseggiando la mia bibita quando Fede si lanciò verso una delle mie cannucce e si mise a succhiare.
"Ma dai Fede...che schifo" ritirai il mio bicchiere.
"Beviti quella schifezza che ti sei ordinato! Ahahhaahh"
"Ma è più buona la tua" rispose Fede.
Il punto che in quel modo sembravamo troppo intimi.
L'allegria era nell'aria solo che vedevo Emi che aveva un sorriso tirato.
Certo volevo tenerlo un po' nelle spine, ma non passare dalla parte della zoccola (perdonate l'espressione) e quindi lo guardai negli occhi e gli dissi: " Emi, secondo me sto facendo proprio un bel lavoro con i tuoi appunti, penso che presto potremo trovarci anche con Alessio per dare corpo al nostro progetto", rimasi un attimo a guardarlo indecisa se proseguire, poi buttai lì: "scrivi delle cose stupende."
Lui non rispose però mi strizzò l'occhio.
Quanto poteva fare un solo sguardo, non era neppure immaginabile.
Anche se l'indomani potevo entrare al liceo due ore dopo, in quanto la prof era assente per una gita, per gli altri ormai era davvero tardi e così decidemmo di chiudere la serata.
Fede riaccompagnò gli altri come all'andata e io mi incamminai al tram insieme a Emiliano per controllare l'ora delle ultime corse, anche se a dire il vero, avevo voglia di prendere un po' di aria dopo quei due locali affollati di gente.
Anche per Emiliano andava bene, così poteva fumare.
"Al massimo quando ci stancheremo prenderemo un Taxi... Serviranno pur a qualcosa quei quattro soldi che mi danno per le serate!"
Camminammo per un po' senza parlare, poi in prossimità di un parco giochi per bambini iniziammo a correre verso il quadrato ad arrampicarci.
Si sentiva solo il nostro respiro nel silenzio. Poi fu la volta della giostrina che gira e gira e gira.
Ma la mia passione era li. L'altalena. Era una sola ed io arrivai prima di lui.
"E tocca a te spingermiii..." ridacchiai.
Emiliano si mise dietro e iniziò a spingere sempre più in alto, poi rallentò e pensavo che volesse scambiarsi di posto. Invece bloccò la catena di botto e mi cinse la vita dalle spalle.
Il cuore iniziò a battere forte ed era come in quel silenzio si sentisse solo lui.
Sentivo accarezzarmi con le guance i capelli. Sentivo il suo profumo e l'odore del tabacco avvicinarsi al mio collo. Poi in un attimo incrociò la catena e mi trovai davanti a lui.
Sempre seduta e bloccata sul seggiolino iniziò a baciarmi e ad accarezzarmi ovunque.
Ero gelata e forse mi stavo ammalando, ma cosa contava? Ero già perdutamente ammalata.
Ero malata di lui. Inutile negarlo.
"Cazzo Tiffany, non ce la faccio. Penso di poter sopportare di vederti con altri ma poi appena ti vedo non sopporto l'idea che qualcun altro stia con te. Senza di te o con te sto comunque male e non appena ti vedo ti desidero. Ma non posso essere io lo stronzo che ti rovina e questo mi fa incazzare perché non riesco a toglierti dalla testa. Ti voglio con me, ma poi ho paura." Ricominciò a baciarmi, in un modo quasi disperato, come se fosse la prima e l'ultima.
Eh no è!
"Smettila di comportarti così. Se non sai cosa vuoi perché continui con questa altalena. E poi cosa ti credi? Io non sono un giocattolo che mi prendi, mi fai girare come una trottola e poi mi rimetti nell'angolo. E sinceramente non lo merito. Potrei, e dico potrei, rischiare con uno come te...ma almeno devi essere consapevole di quello che vuoi tu"...
"So che adesso ti porterei a casa mia e non ti lascerei più andare. Invece non lo farò..."
Vide che stavo per ritirarmi incazzata e mi bloccò i polsi.
"Non ci vedremo per un po' Tiffany. Da domani girerò un po' di paesi e andrò anche a Roma a fare un po' di gare per guadagnare un po' di soldi. Non voglio rovinare tutto perché ora so ciò che perdo. Questo tempo mi servirà per capire cosa voglio e servirà anche a te."
Emiliano se ne andava. Non l'avrei visto chissà per quanto tempo. Non riuscivo nemmeno a pensare come sarebbe stato senza i nostri battibecchi e il nostro modo particolare di fare la pace.
No. No e no!
Lo abbracciai forte, scesi dall'altalena e mi appicciai al suo corpo come una cozza.
Ora che mi stava lasciando mi rendevo conto di quanto lo volevo.
Non so quanto restammo li, in piedi, in quel parchetto a baciarci. Chiunque ci avrebbe incrociato non avrebbe mai pensato quanto in quel momento il nostro amore fosse davvero 'disperato'.

La Storia di Tiffany. || Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora