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La mattina dopo mi svegliai agitata, evidentemente non avevo ancora smaltito tutta l' adrenalina della sera prima. Non riuscivo a crederci eppure nello sguardo di Emiliano avevo visto qualcosa che sembrava molto simile alla gelosia.
Uscita da scuola, mi diressi verso la fermata del tram, anche se, avevo già intravisto la macchina di Lorenzo.
Un colpo di clacson e non potei fare a meno di salire in macchina. Capii che non potevo più aspettare a dirgli quello che per me ormai era chiaro.
"Lorenzo ci ho pensato bene e son arrivata alla conclusione che non ha alcun senso continuare una storia come la nostra. Cioè...noi non abbiamo litigato per imporci uno all'altro, noi, non appena ci siamo separati per cinque giorni ci siamo persi. Questo significa che mancava qualcosa. Non sarebbe un vaso rotto che, attaccati bene i cocci potrebbe essere più bello, bensì un vaso al quale mancano proprio alcuni pezzi", dissi tutto di un fiato.
" E' per Emiliano?" mi chiese guardandomi negli occhi.
"Non e' per Emiliano ne per nessun altro, abbiamo tirato la corda e si e' rotta. Finirei per rinfacciarti tutti i giorni la tua storia in montagna, così come tu non potresti fare a meno di tirare in mezzo Emi, come già stai facendo adesso. Non sarà facile ma vedrai che ce la faremo a superare questo momento."
Arrivati sotto casa mia lo ringraziai del passaggio e gli dissi: "grazie del passaggio. Sei il ragazzo che ho sempre sognato di incontrare, eppure, non ha funzionato"
In un flash mi vennero in mente tutti i bellissimi momenti che avevamo trascorso insieme e mi venne una nostalgia che dovetti forzarmi di scappare via...non prima di avergli dato un bacio profondo. Anche quel bacio sapeva di addio perché avevo provato solo un forte senso di colpa.
Per un paio di settimane rimasi scollegata dal telefono e mi preparai per le ultime verifiche prima della pagella.
Un pomeriggio arrivò un sms di Emi.
"Allora con Lorenzo hai chiuso?"
"Le notizie volano" risposi secca.
"Sai com'è anche gli uomini parlano tra loro ogni tanto...come voi donne..."
"Uomini? Dove sono?" chiesi, con tutto il sarcasmo che, una tastiera poteva trasmettere.
Buttai il cellulare sul letto perché non avevo voglia di raccontargli nulla di me. Il fatto che non avessi replicato con faccine o cuoricini, parlava già da se.
Intanto il telefono si illuminava ma io non volevo più leggere niente.
Girai lo sguardo e vidi nell'angolo lo zainetto con i quaderni che mi aveva lasciato prima di Natale.
La sua vita a matita.
Li raccolsi e iniziai ad aprire il primo.
Accesi il pc e aperto un documento di word iniziai a trascrivere tutto quello che c'era scritto...riga per riga. Sarebbe stato un lavoro lungo e laborioso.
All'inizio avrei dovuto solo individuare la calligrafia e trascrivere tutto, poi avrei dovuto salvarne una bozza così e crearne un'altra copia e incollando tra loro tutte le frasi e gli argomenti che facevano il paio.
Ogni riga poteva avere un argomento diverso ma ogni frase scritta era un pugno allo stomaco. Più scrivevo e più mi emozionavo, o mi incazzavo o mi mettevo a sorridere.
perchè poi, mi prendevo ancora la fatica di fare quel lavoro??
Quanto era strampalato quel mondo di Emi, tra alti e bassi, chiaro e oscuro, bianco e nero... Sesso, droga, o sentimenti.

<< Tu non sei un mio amico, sei solo un conoscente
un amico non mi infama come un agente >>
<< so che chi esce con te parla male di me
e lo stesso che è con me parla male di te >>
<< Tu credi nell'amore, i sentimenti forti ma
Quando suono al club la tua cagna non la porti >>
<< ogni mia rima sconvolge la tua famiglia
rovino le love story di tua figlia >>
<< e no, non è malinconia, non è pessimismo
è solo un quadro disegnato dal realismo >>
<<Ti ho dato il cuore c'hai giocato a calcetto,
dal nervoso se ti vedo b-b-b-balbetto >>
<< t'ho dato tutto ancora cazzo vuoi dalla mia vita?!? >>

Centinaia di parole, frasi, sofferenze, drammi, buttati giù la soprattutto di notte.

<< Questa notte non mi passa più
le ombre mi portano giù
l'ansia sale quando il cielo inizia a farsi blu >>

Erano una giostra di pensieri che aveva un comune denominatore: la rabbia . Emiliano era incazzato con il mondo, con gli amici, ma soprattutto con le donne, anzi a ben guardare una donna: una donna doveva averlo fatto soffrire molto e ora lui...si vendicava con le altre. Più o meno quello che stava succedendo a me?
Quegli sfoghi su quei quaderni erano più dolorosi di quella ferita sul cuore e nessun chirurgo avrebbe potuto curargli quelle ferite dell'anima.
Nessuno? Forse qualcuno si, ma doveva amarlo molto ed essere molto paziente.
"No Tiffany non farti prendere dalla tenerezza e ricorda bene le ultime parole che ti ha detto al rifugio"pensai.
Chissà perché quando una ragazza cerca di rimanere se stessa prende sempre delle grandi fregature. Perché ho dovuto recitare una parte per farlo incazzare dalla rabbia? Perché mi devo incattivire per colpa sua? Perché sti maschi se hanno le cose semplici ci devono per forza complicare la vita.
Ero sicura che vedermi fare la scema con Fede l'aveva infastidito parecchio, quindi non dovevo farmi prendere da ripensamenti, anzi, volevo vederlo steso al tappeto e doveva pure chiedermi scusa per essersi nuovamente comportato da stronzo. Altrimenti gli avrei fatto rovesciare la bile!!
Non è che se una donna l'aveva fatto morire lui doveva vendicarsi con chi non centrava niente!
La mia autostima non voleva più credere che ad Emi non interessavo, anzi, quell'opzione non doveva neppure esistere...

La Storia di Tiffany. || Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora