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Guardavo la città attraverso i finestrini del tram e i miei pensieri ripercorrevano ancora le ultime ore trascorse con Emi. Ripensavo a quanto se ne stava disinvolto tutto nudo nella sua piccola casa a destreggiarsi con le tazze della colazione. Mi aveva prestato una canotta delle sue ma talmente scollata che era come non averla.
"Sei bellissima come sei e non vorrei somigliassi a nessun altra. Non devi essere timida." Così dicendo aveva lanciato le tazze nella vaschetta dell'acqua e abbracciandomi disse ancora: "Ci sei? Sei con me lo sai....Lo vuoi? Guardami e non chiudere gli occhi. Voglio portare questo ricordo con me. La consapevolezza del tuo desiderio negli occhi mi accompagnerà quando sarò solo e ti penserò. Vieni da me..."
Mi risvegliai dal ricordo giusto in tempo per scendere alla fermata per la scuola.
Entrai in classe come un automa e notai la novità. Nel banco vuoto lasciato da Claudia, che si era trasferita insieme ai suoi all' estero c'era un ragazzo nuovo.
Mi presentai e lui lo fece di conseguenza. Scoprii che si chiamava Andrea e che anche lui era arrivato a Milano per il lavoro di suo padre e così non aveva potuto fare a meno di trasferirsi con tutta la famiglia.
Andrea era molto carino. Due occhi azzurri come il mare e i capelli biondissimi. Inoltre sembrava che avessero tagliato una pesca a metà e gliele avessero attaccate alle guance. Oserei dire veramente figo. Ma la cosa più bella è che sembrava che avesse davvero un bel carattere, semplice e divertente.
Nell'intervallo gli feci un po' da cicerone e dopo aver presentato tutti i compagni lo accompagnai a vedere dove fossero i bagni, la fotocopiatrice, la macchina delle merende e bevande; infine lo presentai a Chiara e Francesca che erano in un'altra sezione rispetto alla mia.
Restarono a bocca aperta e mi dissero sottovoce: "Tutte te le fortune".
"Fortune perché?" e finsi di non capire. Come se non mi fossi resa conto da sola quanto fascino emanava questo ragazzo.
Ma si sa noi ragazze ci innamoriamo del Bad Boy o del Bello e Dannato o della pecora nera e in questo caso Andrea era innocuo.
La cosa che notai e che mi fece piacere fu quanto mi faceva divertire questo nuovo vicino di banco. Oltre ad essere secchione per natura, era spiritoso ed inventava sempre passatempi divertenti quando la lezione iniziava a farsi veramente noiosa.
Per alcuni giorni evitai di parlare dell'argomento ad Emi perché non volevo rovinare la bella atmosfera che si era creata tra noi.
Mi ero resa conto che Emi era talmente riservato da offrire a tutti la sua parte peggiore per non far trapelare quanto di bello ci fosse in lui.
Era come se avesse paura di mostrare un punto debole e che gli altri avessero poi potuto colpirlo sempre in quel punto, un po' come nella boxe.
La sera saremmo andati a pattinare alla Fabbrica del Vapore con tutta la classe e cosi gli raccontai della mia prossima uscita e del mio nuovo compagno di banco.
Un po' lo descrissi carino per fargli scattare la gelosia e un po' dissi che era nostro compito farlo sentire a proprio agio, così come era stato per lui nel nostro gruppo.
Fu inevitabile ricordare che era Lorenzo che l'aveva inserito e che ci sentivamo un po' in colpa. Però non potei fare a meno di dire: "Emi, prima o poi sarebbe successo comunque. Lorenzo e io eravamo già distanti nel momento in cui abbiamo rivolto i nostri pensieri altrove."
Mi mancavano tanto i suoi baci e fare l'amore. Si sa. I primi momenti sono i più intensi e romantici e noi li avevamo stroncati sul nascere. Con la mente andavo e riandavo a quella magica notte e non potei fare a meno di chiedere ad Emi : "Torna presto Emi, non vedo l'ora di stare con te"
"E' tutta una tattica Tiffany, quando arriverò, finirà che ti spogli direttamente nel box...se non ti spoglio io alla stazione..." e sentii un sospiro attraverso le cuffie del telefono.
Il tono era strafottente però ormai lo conoscevo e cercavo di bere quelle parole che mi avrebbero dissetato fino al nostro prossimo incontro.
La sera andai a pattinare sul ghiaccio con i miei compagni e mi resi conto di quanto mi sarebbero mancati anche loro, perciò cercai di godermi quella serata senza piangermi troppo addosso.
Emiliano sarebbe tornato e tutto sarebbe andato a posto.
"Guarda un po' chi si vede...la verginella" riconobbi il suono di quella lingua biforcuta di Stefania.
"Alla fine ce l'hai fatta a portarmi via Emis" mi disse acida.
"Ascolta, io non ti ho portato via nessuno." Mi stavo innervosendo e quando succedeva non riuscivo a rispondere a tono e mi incartavo. Alla fine io non sapevo neppure come era finita veramente tra loro, perché sembrava già finita anche mentre erano insieme.
"Qualcosa non va Tiffany?" mi chiese Andrea arrivandomi alle spalle.
"No, Andrea, grazie è tutto a posto." Risposi.
"Io non direi proprio. E tu chi cazzo sei? Hai già scaricato Emiliano per questo bel damerino? disse subito pronta.
"Chi è Emiliano? E chi sarebbe il damerino? Che succede Tiffany?" mi chiese Andrea.
"Come mai non gliel'hai detto che sei una stronza che porta via i fidanzati alle amiche?" continuò Stefania sempre più perfida.
"Io non ho portato via il fidanzato a nessuno!" risposi incazzata.
"Però stai con Emiliano giusto?" poi visto che me ne stavo in silenzio chiese ancora: "giusto?"
"non sono affari tuoi Stefania e non sono mai stata tua amica. E adesso se permetti ho altro da fare" e mi girai per andarmene.
"Si, si vedo. Ti sei consolata subito per la partenza di Emi. Così come hai fatto per Lorenzo. Dietro quella faccina non sei così santarellina come vuoi fare vedere. Sei un ammalia api. E tutti corrono dietro al tuo prezioso miele perché ancora non ti conoscono bene!" finì di sputare tutte le cattiverie un attimo prima che Andrea si mise in mezzo e disse:
"Adesso basta. Non hai nessun diritto di offendere le persone. E vattene!" e così dicendo mi portò via di li.
Ero davvero provata. Andrea mi guardava con aria interrogativa. E a dire il vero il discorso fatto in quel modo da Stefania, visto da fuori non faceva una piega.
Mi vergognavo e mi sentivo in colpa nei suoi confronti anche perché non avevo avuto ancora modo di parlargli di Emi.
Forse avevo paure che se Andrea avesse saputo che avevo il ragazzo, avrebbe perso quella spontaneità a cui tenevo tanto. Era deciso che glielo avrei detto, ma aspettavo il momento giusto. Anche perché nemmeno me l 'aveva chiesto. Forse perché non gli interessava neppure.
Scoppiai a piangere e Andrea per nascondermi dagli altri mi prese tra le braccia e mi porse un fazzoletto.
"Non te la prendere Tiffany, poi se vorrai parlarne io ci sono...altrimenti va bene uguale." Mi diede una carezza per asciugarmi le lacrime, mi prese per mano e insieme tornammo a cambiarci gli stivaletti.
Perché tutto doveva essere sempre così complicato.
Vivere significava veramente soffrire, e me ne stavo rendendo conto ogni giorno sempre di più...

La Storia di Tiffany. || Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora