CAPITOLO 5

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Il giorno dopo, verso l'ora del fatidico incontro con Harry, Louis divenne improvvisamente nervoso e incapace.
Non aveva cominciato la giornata nel migliore dei modi; era caduto dal letto inciampando nelle lenzuola, era andato a sbattere contro la porta prendendo in pieno il piede sinistro, in bagno gli era caduto il profumo e non riusciva a rimanere calmo.
Fortunatamente nessuno se ne accorse: la madre era via con Lottie alla ricerca di un vestito da sposa insieme alle gemelline, il padre era uscito a lavoro due ore prima e possedeva la casa completamente vuota. Dopo essersi vestito e spruzzato giusto qualche goccia di profumo, uscì di casa dimenticandosi le chiavi dell'auto nel cestello e dovette rientrare a prenderle. Fece un lungo sospiro prima di avviare il motore e, dopo essere rimasto per dieci minuti con le mani nel volante fermo a fissare ciò che vedeva di fronte a lui, si avviò al negozio.
Erano le nove e ventitre quando arrivò e si stupì quando vide Harry fuori dalla vetrina, a prima vista, a sistemare dei vasi.
Parcheggiò senza cercare di farsi vedere e scese dall'auto con un leggero tremolio alle gambe.
Lo raggiunse e con un filo di voce lo salutò -Ciao Harry-, richiamando l'attenzione completa del riccio che si era girato immediatamente.
-Ciao Louis, sei in anticipo di sei minuti- puntualizzò scherzando Harry mettendo Louis in difficoltà.
-Sto scherzando, va benissimo così.- disse Harry vedendo lo sguardo smarrito del più piccolo.
-Quanti anni hai?- chiese Louis tutto d un tratto, preso dalla curiosità di saperlo.
Non aveva nemmeno in mente di chiederglielo ma quella domanda gli era uscita così, senza pensarci.
-22, tu Lou?- rispose il riccio prendendosi la confidenza di dare un soprannome al liscio che in quel momento si era sbarazzato dal nervosismo e l'ansia che aveva tenuto tutto il tempo precedente.
-23. Sembri più grande.- sorrise imbarazzato Louis, e anche un po' colto alla sprovvista nell'aver scoperto che in realtà Harry era più piccolo di lui.
-Mai giudicare dalle apparenze, Lou.- e Louis credette di svenire quando il riccio usò nuovamente quel soprannome così carino e dolce, ma non dopo aver visto che gli aveva appena fatto l'occhiolino. Credette che le sue gambe potessero cedere da un momento all'altro.
-Ho giudicato dal tuo aspetto in realtà, sei molto alto.- provò a dire Louis, spostandosi da davanti all'entrata del negozio.
-Credo di essere nella norma, sei tu bassino.- scherzò Harry seguendo il maggiore. Louis si sentì un po' offeso e non capì perché.
In tutta la sua vita centinaia di volte si era sentito dire che era basso, e forse si era offeso proprio perché anche Harry glielo aveva detto.
Harry notò lo sguardo deluso del maggiore e aggiunse -Mi piace questa cosa in realtà, che sei bassino.- E Louis allora si rincuorò al momento sentendo quelle dolci parole.
Forse aveva le guancie un po' colorite di rosso, ma non volete pensarci per ulteriori pensieri a riguardo. Chinò la testa, incapace di trovare altre parole da dire.
-Cosa ti va di fare, Harry?- chiese infine, cercando disperatamente di cambiare argomento. Harry parve preparato a quella domanda e rispose subito -Posso portarti in un posto a cui sono particolarmente legato?- chiedendo.
Louis, invece, non era preparato.
Pensò, infatti, che se Harry fosse legato a quel posto, un motivo ci doveva essere, e non se la sentiva di scoprire il suo segreto.
Doveva essere suo e basta.
O magari "loro", in un futuro.
-Sei sicuro?- così chiese intimidito.
-Ma certo! È un problema se lasci qui la tua macchina? Poi ti riporto indietro.- propose Harry, dando per scontato che ormai aveva già accettato, felice che Louis non gli avesse negato l'uscita.
Louis scosse la testa e Harry lo incoraggiò: -Dai, vieni. Ho l'auto qui dietro.-
Camminarono in silenzio dietro l'angolo e Louis si sentiva a disagio, ma allo stesso tempo si fidava dei movimenti del riccio. Harry aprì l'auto dal mazzo di chiavi che portava attaccato ai jeans e subito dopo la tolse. Ciò che sorprese Louis, fu che Harry si prese la briga di aprirgli gentilmente lo sportello seguito da un: -prego- Louis gli sorrise per ringraziarlo e salì. Nel momento in cui si sentì isolato, aspettando che Harry facesse il giro, gli cominciarono a tremare le ginocchia e dovette respirare a fondo per calmarsi. Non sapeva nulla di Harry, solamente che amava profondamente i fiori e che lavorava con suo padre. Non era molto. Harry salì e accese subito il motore.
-Se ti piace il negozio, ti piacerà anche questo posto, dove ora ti portò.- accennò Harry, lasciando a Louis una curiosità dentro se che avrebbe urlato se avesse potuto. Era curioso già di suo, figuriamoci dopo di questa.
Stette in silenzio per i primi minuti, poi cominciarono a conversare tranquillamente.
-Harry, da quanto lavori al negozio?- chiese per primo Louis, non riuscendo più a trattenersi dalle troppe domande che desiderava fargli.
-Praticamente da sempre.
Quand'ero piccolo andavo spesso al negozio, se non sempre, e stavo dalla parte del banco a guardare come mio padre parlava ai clienti. Ammiravo la sua conoscenza per tutte le tipologie di fiori e piante, forse è per questo che me ne sono innamorato anch'io.- spiegò Harry, ricordando tra se e se quando da bambino si divertiva con suo padre a cercare di indovinare tutti i nomi dei fiori che erano presenti i negozio. Louis lo notò, notò come stesse ricordando, aveva la mente da tutt'altra parte.
O meglio, parlava, ma sapeva che stava ripensando e questo lo fece sorridere.
-Allora è un amore che hai sempre portato avanti, fin da quando eri piccolo.- notò Louis, immaginando Harry da bambino con cordoncino di fiori.
-Si può dire di sì. Poi crescendo ho capito che in realtà sono molto più di semplici piante, e questo ha contribuito a far crescere questa passione che ho.- aggiunse nuovamente Harry. Louis lo ascoltava attentamente, era interessato. Gli piaceva, poi, come parlava, come si esprimeva.
Gli piaceva un po' tutto di Harry, in realtà.
Come il linguaggio dei fiori- provò a dire Louis facendo l esperto.
-Come il linguaggio dei fiori.- confermò Harry, girandosi per pochi istanti per sorridergli.
-E da quanto tuo padre ha il negozio?- si sentì Louis di chiedere, ormai totalmente preso da quella conversazione che gli stava rivelando molte cose sul passato di Harry.
-Da sempre. Era di mio nonno, poi l'ha passato a lui e ora ci lavoro io, al pomeriggio e di mattina se non ho altri impegni.-
-Di generazione in generazione- aggiunse Louis, giocando con le sue mani.
-Esattamente.- confermò nuovamente.
-Quindi passerà ai tuoi figli, e ai figli dei figli e così via?- chiese incerto Louis, sperando tra se e se che il negozio non fallisse mai.
Harry esitò a parlare, forse a questa domanda non era preparato. Louis sentì il sospiro di Harry e subito pensò che qualcosa non andasse bene.
Pensava di aver osato con quella domanda, poi si rilassò quando Harry sorrise e parlò
-Non so quali figli possa avere io, se li avrò, non saranno del mio sangue.-
Louis si congelò all'istante. Rimase con la bocca semiaperta a guardare Harry, pensando a quelle parole.
Forse non poteva avere figli.
Non poteva immaginare, però, le parole definitive successive del riccio.
-Non credo che tra maschi solamente si possa avere figli.- ironizzò Harry, come gli era solito fare, vedendo il silenzio di Louis.

||Tell me with a flower||- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora