Capitolo 7 - Vary difficult

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  Per qualche minuto Hermione fu convinta di aver sentito male. In fondo, le prove a supporto di questa tesi erano assolutamente incontestabili. Malfoy che le chiedeva, no, meglio, ordinava – categoricamente, quasi fosse un bisogno impellente.- di seguirlo. Di andare con lui.
Nei primi secondi che precedettero la sua risata squillante, la Serpe la scrutò impassibile, sebbene il tormento di quelle parole potesse leggersi benissimo nei suoi occhi freddi.
- Malfoy, non so quale strano animaletto ti sia penetrato nel cervello e abbia definitivamente distrutto i pochi neuroni che ti erano rimasti, ma io, con te, non vengo proprio da nessuna parte.- dichiarò, incrociando le braccia con espressione allibita.
Lui parve rinunciarvi, quasi sollevato, poi lanciò un'occhiata all'amico e sospirò. – Granger, non era una proposta.- le disse. – Era un ordine.- aggiunse.
- Malfoy, quale parte di "Nemmeno per idea" e "Non sei assolutamente nessuno per potermi dare ordini" ti sono poco chiare?- rispose lei.
- Mezzosangue... -
- Quello che Draco sta cercando di dirti... hem... Granger, è che ci sono dei ragazzini del primo all'inizio della Foresta e non dovrebbero stare lì. Tu sei Caposcuola, no?- intervenne Nott.
La ragazza parve vacillare, ma la parte logica del suo cervello ebbe la meglio. – E da quando in qua voi vi preoccupate dei miei doveri di Caposcuola o di primini che si cacciano nei guai?- chiese.
- Granger... - iniziò Malfoy, con aria poco bendisposta all'essere civile.
- Semplicemente vi abbiamo viste e così abbiamo pensato di avvertirvi.- lo interruppe ancora Theodore.
Ci fu ancora un momento di silenzioso imbarazzo, poi Ginny si alzò, spolverandosi la gonna della divisa. – Bene, tante grazie. – si rivolse poi all'amica. – Hermione, io rientro, tu va' pure a controllare, ci vediamo a cena. – le disse, avviandosi.
Theodore le corse subito dietro. Hermione, preoccupata per l'amica o, meglio, per il genere di corteggiatori che quest'ultima attirava, s'incamminò dietro ai due.
- Mezzosangue, torna qui!- sbottò la voce di Malfoy. La riccia lo ignorò, continuando a camminare.
Uno scalpiccio di passi la fece voltare e si ritrovò il biondo alle spalle che, per poco, non le rovinò addosso. – Si può sapere che vuoi, Malfoy?- sbuffò, arrestandosi.
Lui parve non trovare una risposta convincente. Optò per l'essere sincero, cosa che sorprese molto la ragazza. – Diciamo che, nonostante sembri assurdo, Theodore ha intenzione di... - gli dovette costare molto. - ... invitare ad uscire la Weasley.- rispose.
Hermione sgranò gli occhi. – Che cosa?!- strillò, forandogli il timpano. – Non se ne parla nemmeno. – decretò. – Ginny non accetterà mai. A Ron e Harry verrebbe un infarto.- aggiunse, più rivolta a se stessa che a lui. Si voltò, pronta a raggiungere l'amica, quando un tocco tanto lieve quanto deciso sul braccio la paralizzò. Malfoy l'aveva appena sfiorata, questione di un secondo.
- Granger, lasciali in pace!- le disse, infilando la mano incriminata in tasca. Forse temeva di vedere le dita diventare verdi per qualche strano virus.
- Perché dovrei?- domandò lei, cercando di non mostrare quanto quel gesto l'avesse sconcertata.
Non tanto perché veniva da Malfoy, che avrebbe preferito accarezzare Fuffy o uno dei draghi che Charlie studiava in Romania, piuttosto che sfiorare lei.
Era per la naturalezza con cui l'aveva fatto., come se lei non fosse stata la sua nemica, la sua nemesi, la Mezzosangue che aveva umiliato per sette anni.
- Perché non sono affari tuoi.-
- Ginny è mia amica.-
- E questo ti da il diritto di decidere per lei?-
- No, ma di certo mi da il diritto di sconsigliarle certi elementi, anche se non credo ce ne sia bisogno.- rispose lei, reggendo lo sguardo della Serpe.
- Elementi?- fece lui, imitando la sua voce. – Che genere di elementi saremmo, sentiamo.-
- Da quando ti interessa quello che penso di te?-
Draco aprì le labbra per poi richiuderle in fretta: non gli interessava quello che pensava lei, davvero. Solo, doveva tenerla impegnata. Erano i piani, giusto?
La Granger lo osservava stranita e curiosa, come se fosse stato contagiato da qualche strana malattia che lo portava a delirare. Come darle torto? Le aveva appena sfiorato il braccio, spontaneamente.
Salazar, se qualcuno li avesse visti! Non gli facevano prurito, le dita.
Forse i Mezzosangue erano contagiosi solo se si entrava a contatto direttamente con il loro sangue. Sì, doveva essere così, decise. Avrebbe dovuto ricordarsi di non uccidere la Granger o almeno di non farlo con qualcosa che l'avrebbe fatta sanguinare.
- Malfoy?- ripeté lei, vedendolo perso.
Si riscosse, tornando a guardarla. Era un disastro, davvero, inguardabile. I capelli ricci, - non crespi, ricordò.- avrebbero potuto essere decenti, se solo avesse tentato di domarli, invece li lasciava fare, senza curarsi della forma che assumevano i riccioli scuri. Era sempre avvolta nella divisa di scuola, a qualsiasi ora del giorno, per ricordarsi di averla vista con altri abiti doveva spremersi le meningi e ritornare a qualche gita a Hogsmeade o alla Guerra dell'anno prima, ma erano ricordi dolorosi e quindi decise di rinunciare. Forse doveva chiedere alla Weasley di spiegarle cos'era il trucco. Era pallida, troppo pallida perfino per lui, che aveva la pelle di porcellana.
La Granger schioccò le dita davanti al suo naso. – Malfoy!- esclamò, irritata.
Si era stufato di sentirla blaterare: era un fiume in piena, non si arrestava mai.
Doveva chiuderle la bocca, dannazione! Con la coda dell'occhio poteva osservare Theo che, impacciato, cercava di spiegare alla Weasley – mani sui fianchi e cipiglio irritato – il motivo di cotanto interesse nei suoi confronti.
Qualcosa gli urtò la spalla e si volse a vedere cosa fosse: la Granger se ne stava andando.





- Potresti ripetere?-
Theodore si portò entrambe le mani al viso, rassegnato: quella ragazza era più testarda di un mulo.
- Avrei bisogno del tuo aiuto.- ripeté per la centesima volta.
Ginny fece un espressione scocciata. – Questo mi era chiaro, Nott. Quello che voglio sapere è cosa ti fa pensare che io ti aiuterei!?-
Il ragazzo sospirò. – Io... io ho avuto una relazione con Pansy.-
- Questo dovrebbe impietosirmi? In effetti, avere una relazione con quell'arpia... -
- No, non era questo che intendevo.- rispose, sollevando per la prima volta lo sguardo scuro in quello castano di lei. – Ecco, io amo Pansy. Nonostante il suo carattere, nonostante i suoi sbagli. La amo e... - s'interruppe, alla ricerca delle parole esatte. – e forse non sarò capace di spigarmi. Pansy mi tradisce.- le confessò. – Lo so da un po', ma ho sempre fatto finta di niente. Forse per paura di perderla, forse perché avevo paura di domandarmi cosa non andasse in me per spingerla a cercare attenzioni altrove. – si passò una mano tra i capelli corvini, imbarazzato.
Ginny, sorpresa e colpita dalla confessione del ragazzo, ammorbidì il tono. – E cosa c'entro io in tutto questo?- domandò.
- Vedi, hai presente Blaise?-
- Zabini?-
- Proprio lui. Ecco mi ha coinvolto in un piano che – a detta sua. – farà capire a Pansy quello che, bada cito testualmente "sta perdendo". Sarei io, tra virgolette.- sorrise del sorriso della ragazza.
- Comincio a capire. Questo piano prevede di spassartela con altre ragazze per far ingelosire la Parkinson.-
- In realtà Blaise è convinto del contrario: fingere di essermi innamorato di un'altra.-
- In effetti ha più classe come idea. – concesse Ginny. – E l'altra sarei io?-
- Precisamente.-
Si scrutarono per un attimo, poi la rossa sospirò. – Perché io?- domandò.
Theodore fissò il suolo. – Be, ecco, sei una bella ragazza, tanto per cominciare. Sei una Grifondoro, mentre Pansy è una Serpeverde. Sei tutto ciò che lei non è, ecco.-
- Lo reputo un complimento.-
- Lo è. -
- Non mi ammorbidisci, Nott. – gli disse, l'ombra di un sorriso sulle labbra sottili.
- Io non volevo che fossi tu. - le confessò.
- Non sono abbastanza carina o è perché sono una traditrice del sangue?-
- Nessuna delle due, ti ho già detto che sei bella e non sono mai stato un patito di gruppi sanguigmi, dovevo far credere di esserlo per sopravvivere, ma le cose sono cambiate.-
- Perché allora?-
- Tu sei come me. - lo disse in un sussurro.- Ami qualcuno che non lo capisce. Hai dato gli anni migliori della tua vita a qualcuno che non li meritava.-
- Come... -
- Oh, andiamo! Credi che noi Serpeverde non ce li abbiamo gli occhi? Ho visto come hai guardato Potter per sette anni, come lo guardi ancora adesso. So che vi siete mollati e non volevo riaprire vecchie ferite, chiedendoti una cosa del genere.-
- Da quando t'interessi dei miei sentimenti e delle mie ferite?-
- Da quando sono stato ferito a mia volta e so quanto fa male.-
Ginny soppesò quelle parole, incredula. Sembrava tutto così irreale: Nott, Theodore Nott le chiedeva di essere la sua finta fidanzata, ma non solo: si preoccupava dei suoi sentimenti.
Theodore Nott.
- So che non mi aiuterai, ma doveva tentare. Grazie per avermi ascoltato. Conviene che vada ad
assicurarmi che la tua amica non abbia schiantato Draco.- la salutò.
Mentre lo guardava allontanarsi una serie di immagini saettarono nella sua mente: il primo bacio rubato ad Harry, il timore di non rivederlo quando era alla ricerca degli Horcrux, il terrore di averlo perduto per sempre quando Hagrid lo aveva trasportato in braccio fino alle mura della scuola.
Lo aveva amato, era vero. Per anni. Lo amava ancora adesso. Adesso che la loro storia avrebbe potuto essere vera, reale, viva, lui l'aveva lasciata. " Non siamo compatibili, Ginny, ma ci sarò sempre per te."
O, grazie tante!
- Nott! Aspetta!-
Il ragazzo si voltò, stupito, mentre lei percorreva di corsa i pochi metri che li separavano.
- Ti aiuterò.- gli disse, solenne.
- Cosa? Perché?-
- Perché è vero quello che hai detto. Fa male e non lo augurerei a nessuno, nemmeno ad una viscida Serpe.- sorrise.
Theodore parve spiazzato, ma allungò la mano verso di lei. – Allora grazie, grazie davvero, Weasley.-
Ginny la strinse. – Dovresti chiamarmi per nome, sai? Sono la tua ragazza adesso.-
Nott rise mentre s'incamminavano assieme verso la foresta.
- Ehi, non credere che questo sancisca una sorta di pace definitiva tra noi. E' una cosa provvisoria.- gli disse lei.
- Non mi era fatto strane idee. -
- Meglio così: Serpi e Grifoni non sono nati per essere compatibili.-
- Come credi la prenderanno i tuoi amici?-
- Chiedimelo tra qualche ora.- mormorò lei, andando incontro ad Hermione.




Assurdo. Assolutamente, innegabilmente, totalmente assurdo. Hermione camminava su e giù per la sponda del Lago Nero, borbottando frasi senza senso e additando di tanto in tanto l'amica seduta con le spalle al tronco del grosso albero, lì accanto.
Passasse che Nott si fosse messo a fare il cascamorto con Ginny – le Serpi non erano mentalmente stabili, era un dato di fatto.-; passasse che Malfoy sembrava, d'un tratto, intenzionato ad instaurare un dialogo civile con lei – Malfoy non era mentalmente stabile, lo sapevano tutti.- ma quello no.
Quello proprio no. Il fatto che la sua migliore amica – nonché alleata nelle crociate contro i "fidanzati/ esseri inetti" e le perfide Serpi – si mettesse in combutta con un Serpeverde per aiutarlo ad ingannare la sua ex-fidanzata accettando di essere la sua nuova ragazza, proprio non le andava giù.
Ma che passava per la testa a quella lì? Si rendeva conto del guaio in cui si stava andando a ficcare? Non tanto per le – inevitabili – conseguenze irose della Parkinson, quelle erano il male minore. Chi e come avrebbe dato la bella notizia a Ron e Harry? Lei no di certo. Non l'avrebbero coinvolta in quel piano indecente e irragionevole. Assolutamente. Aiutare una Serpe. Roba da schizzati!
- Hermione, dovresti calmarti: ti si stanno gonfiando le vene delle caviglie.- le disse Ginny, indicando le gambe della ragazza coperte solo dai calzini bassi.
Draco seguì il movimento della Weasley restando sorpreso: quella stessa mattina la Granger si era recata a lezione avvolta nelle solite calze di lana pesante, a cosa era dovuta tutta quella audacia?
Il ragazzo distolse lo sguardo quando vide che gli occhi della Mezzosangue seguivano il filo dei suoi pensieri. Imbarazzata la ragazza si arrestò sull'erba portando entrambe le mani a lisciare la gonna a pieghe della divisa.
- Calmarmi? Come posso calmarmi, Ginny, quando tu mi dici una cosa del genere?- si lamentò, avvicinandosi cauta alla rossa, amabilmente seduta tra la Serpe bionda e quella mora.
Era davvero frustrante vedere con quanta naturalezza l'amica accettasse e sopportasse la compagnia e la presenza di Malfoy e Nott e come le espressioni di questi ultimi non fossero per nulla infastidite. In fondo, pensò Hermione, Ginny rimaneva una Puro Sangue. Era lei la nota stonata in quella melodia così armonica. Si sentì improvvisamente a disagio, come se la sua presenza fosse un fastidioso compromesso che le due Serpi erano disposte a pagare per l'aiuto e la presenza della rossa.
- La stai facendo più grossa di quella che è. – rispose tranquilla Ginny, giocherellando coi fili d'erba tra le sue dita. – Sarà una cosa innocua, non succederà niente.- ribadì.
- Innocua? Niente? Ma ti senti, Ginny? – esclamò, incredula. – Ti stai prestando ad aiutare un Serpeverde! E non parliamo di una ricerca di Pozioni, Ginny, ma di fingere di essere la sua ragazza!- indicò Theodore. – Questo si chiama mentire!-
- Una piccola bugia non potrà nuocere a nessuno. Solo alla Parkinson, si spera.-
Hermione rimase con la bocca aperta per qualche momento, incapace di ribattere. La sua amica stava impazzendo, non c'erano altre spiegazioni.
- Bene, se hai deciso di perseverare in questa assurda menzogna fa' pure.- comunicò alla rossa.
Raccolse la sacca che aveva lasciato cadere nella foga di qualche secondo prima. – Ma sappi che ti si ritorcerà contro, Ginny. Harry e Ron non accetteranno mai questa pagliacciata.- la mise in guardia.
- Loro non sapranno che è una finzione. Nessuno lo saprà, in effetti. Solo noi quattro e Zabini.- rispose Ginevra.
- E Daphne.- intervenne Theodore.
- Mentirai ad Harry e Ron?! Ai tuoi migliori amici?- le parole della Caposcuola furono quasi un grido. – Ma che diamine ti prende, Ginny?- le chiese, sconvolta.
- Lo hai detto anche tu, Hermione: non capirebbero. Sarà più semplice fargli credere che mi sono invaghita di Nott. – rispose la rossa.
- Theodore.- la corresse il moro.
- Theodore.- annuì Ginny.
- Io... io non ho parole. – farfugliò la riccia. – Fai come ti pare, ma ricorda che io ti avevo avvisata.- s'incamminò verso la scuola, ignorando i tre ragazzi.
Malfoy alzò gli occhi al cielo in segno di ringraziamento: non la finiva più di blaterare, stava facendogli scoppiare la testa!
Finalmente se n'era andata, lei e i suoi capelli a cespuglio. Lei e la sua voce stridula. Lei e le sue gambe senza calze.
- Dovresti parlarle, Draco.- la voce di Theodore lo distrasse dai suoi ringraziamenti a Salazar.
- Con chi?-
- Con la Granger.-
- Hermione.- lo corresse Ginny.
- Hem... sì, Hermi... one.- concesse Nott. – E' un nome difficile.-
- Perfetto per lei.- concordò la rossa. – Hermione è una ragazza molto difficile. Difficile da superare in arguzia, intelligenza e generosità. Difficile da eguagliare in lealtà, affetto e onestà. Difficile da conoscere e conquistare. Difficile da trattare. Hermione è così difficile che quando ti lasci catturare dalla sua mente labirintica non sei più capace di uscirne.- sorrise Ginny.
- Mi hai sentito, Draco?-
- Perché dovrei parlare con la Granger?- chiese scocciato il biondo.
- Per convincerla a tenere la bocca chiusa. Per rassicurarla sulle mie buone intenzioni. Per darle modo di sfogarsi prima che le ricapiti lei a tiro. - indicò la rossa al suo fianco.
- Dovrei immolarmi come sacrificio a favore della Weasley?-
- Ginny,- lo rimbeccò Theodore. – sta facendo un grosso favore al tuo amico, che sarei io. Non mi sembra giusto che ne paghi le conseguenze.-
- E dovrei pagarle io, invece?!-
- Tu sei mio amico.-
- Anche Blaise, ma non mi sembra che sia qui, pronto a darsi in pasto alla Mezzosangue imbufalita!- sbottò il biondo.
- Malfoy!- esclamò Ginny. – Non chiamare così Hermione! –
- Ehi, ragazzina bada a... -
- Draco, piantala!- intervenne Theo in difesa della sua nuova-finta- fidanzata.
- Andate al diavolo tutti e due!- rispose Malfoy, alzandosi.
- Puoi trovare Hermione in biblioteca.- lo informò la Weasley. – E bada a non offenderla.- lo avvisò.
Imprecando a voce alta, il biondo si diresse verso la scuola.
- Credi che ci andrà? Da Hermione, intendo.-
- Draco può sembrare molto insensibile e per certi versi è anche vero, ma è un vero amico e tra le Serpi, come tra voi Grifoni, si dà molta importanza all'amicizia, anche se non si direbbe.- rispose Nott. – Credi che la Grang... Hermione, - si corresse. – farà la spia?-
- Non lo farebbe mai. I Grifoni sono persone d'onore. Si calmerà e ritornerà alla carica, poi si rassegnerà e comincerà a preoccuparsi per me: non può farne a meno.- sorrise Ginny.





- Credo che per oggi sia sufficiente.- mormorò Harry, dandosi un'occhiata intorno.
Erano riusciti a sistemare un paio di grossi scatoloni, ma ne mancavano ancora una quindicina. Luna si era dimostrata una vera manna del cielo: non aveva fatto altro che chiacchierare, era vero, ma allo stesso tempo aveva dato loro un grande aiuto. – Grazie di cuore, Luna. – le disse Ron, quando furono usciti dal ripostiglio.
- Oh, è stato così divertente!-
- Noi abbiamo bisogno di darci una ripulita.- intervenne Harry. – Ci vediamo tra mezz'ora a cena. -la salutò.
Lei annuì, facendo "ciao, ciao" con la mano e sparendo fuori dalla porta della biblioteca.
Un secondo prima di poter varcare anche loro la soglia, i due si ritrovarono di fronte gli occhi fiammeggianti di Hermione. Sembrava incavolata nera e non era una cosa positiva.
Harry e Ron ripensarono velocemente alla giornata appena trascorsa, alla ricerca di qualcosa che avevano detto o fatto per irritarla così tanto. Non si erano quasi visti, miseriaccia!
La ragazza quasi finì loro addosso, senza dare segno di averli visti.
- Ehi, Hermione...- tentò Harry, ma una voce irritante e familiare si frappose tra loro.
- Dannazione, Granger, aspetta!- esclamò Malfoy, arrivando a ruota dietro la riccia.
- Non ho intenzione di ascoltarti, Malfoy.- rispose Hermione, voltandosi con le mani sui fianchi.
Il biondo la raggiunse, restando a qualche passo di distanza. – Se credi che questa situazione sia uno spasso per me...- incominciò.
- Non mi sei sembrato così infastidito, prima al Lago!-
- Che dovrei fare, secondo te? Lavarmene le mani?!- ormai gridavano.
Né Harry né Ron ci stavano capendo niente. Eppure, a differenza di tutte le altre volte in cui Hermione e Malfoy avevano litigato, stavolta non riuscirono ad intervenire.
Non sembrava un battibecco dei soliti, sembrava qualcosa di più... riservato.
Entrambi rabbrividirono a quel pensiero.
- E' dei nostri ami...- le parole di Hermione vennero interrotte dal brusco movimento di Malfoy.
Il ragazzo le posò una mano sulla bocca per farla tacere poiché si era accorto della presenza di Harry e Ron.
La riccia lo fissò con gli occhi scuri spalancati, immobile e rigida come un tronco.
Nemmeno Draco si sentiva a suo agio, non vedeva l'ora di correre lontano da lei; aveva bisogno di un bagno di alcune ore per lavarsi via tutto quello che lei gli aveva lasciato addosso. L'aveva toccata di nuovo, maledizione!
- Continuiamo da un'altra parte.- le disse, categorico. Il tono risultò così imperioso che Hermione intuì che qualcosa non andava. Si voltò giusto in tempo per vedere le espressioni allibite dei suoi migliori amici, poi Malfoy la trascinò via dal corridoio.


La mia rivale bellissimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora