Capitolo 31 - Skin

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Grazie a tutti coloro che stanno seguendo e amando questa storia. Se amate il genere e vi appassionano le storie d'amore impossibili, gli enemietolovers, se volete vivere le stesse emozioni, vi invito a leggere anche la mia originale: "L'eternità nei tuoi occhi". Vi aspetto.

Un abbraccio!  


Era una situazione decisamente ambigua, Hermione se ne rendeva perfettamente conto. Che Malfoy se ne restasse così impalato, pietrificato come se avesse guardato il riflesso degli occhi di un Basilisco, a osservare il suo sangue. Perché non faceva un salto indietro, estraendo la bacchetta con aria disgustata e pronta a cruciarla per aver osato lasciare uscire il suo sangue impuro di fronte a lui? Con il fazzoletto ancora stretto alla caviglia, Hermione si alzò e tirò giù il jeans a coprirle la ferita. Lo guardò, senza saper cosa dire, per la prima volta in sette anni.
Lui dovette capirlo, perché si limitò a sfuggire il suo sguardo, voltandosi, come colto in fallo. – Non c'è più nessuno. Usciamo di qui.- formulò, aprendo la porta della Stanza delle Necessità. Uscì, senza accertarsi che lei lo seguisse. Non che Hermione si aspettasse un qualche gesto di galanteria, quale il tenerle aperta la porta e farla uscire per prima, eppure il suo umore altalenante la mandava in confusione. E lei detestava non avere il controllo di ogni cosa. Infilò il corridoio, raggiungendolo. Camminavano lontani, senza guardarsi eppure sentendo l'uno la presenza dell'altro. Ingombrante, sui vestiti, sulla pelle. Come se qualcosa avesse attecchito sull'epidermide allo stesso modo in cui la neve attecchisce a terra. Raggiunsero l'Infermeria e, dopo che Madama Chips li ebbe rimproverati per bene, riuscirono ad avere notizie esaurienti sugli altri. Daphne era lì, addormentata: stava bene, era solo lievemente scossa; Ginevra, Ron, Harry, Blaise e Theo erano stasi scacciati anche loro e rispediti in Sala Grande, luogo in cui la Chips spedì anche Draco, trattenendo invece Hermione. Il ragazzo lanciò uno sguardo imperturbabile a quest'ultima eppure lei, che stava cominciando a riconoscere le sfumature di quegli occhi tanto apatici che accompagnavano diversi stadi dell'umore di Malfoy, comprese che era curioso. E si sorprese non poco a scoprire di essere lei il motivo della curiosità del ragazzo. Malfoy non si sarebbe mai interessato a nessun aspetto della sua vita, eppure ora pareva quantomeno curioso di sapere cosa la Chips aveva da dirle. Il ricordo della notte in cui il Serpeverde l'aveva sorpresa in giardino, appena rientrata dal San Mungo, tornò alla mente come uno schiaffo: lui sapeva.L'aveva vista in ospedale. Eppure non ne aveva fatto parola, niente scherni, niente ricatti. Si chiese il perché e si rese conto di aver trascurato molti dettagli e fatti importanti in quegli ultimi giorni. Madama Chips la riscosse da quelle riflessioni, invitandola a sedersi. – Hermione, la Professoressa McGranitt mi ha riferito che sei a conoscenza del fatto che la scuola è in isolamento.- esordii, costernata. La Grifondoro si limitò ad annuire, livida in viso. La donna sospirò, accostando la sedia alla sua. – Mi rendo conto che sei preoccupata su come ciò influirà sul piccolo Teddy e sugli altri piccini.- continuò, posando una mano calda sulle sue gelide. – Ti assicuro che farò tutto il possibile per continuare la terapia. Appena ti sarai rimessa in sesto potremmo fare un nuovo prelievo di sangue.- cercò di infonderle il suo ottimismo.
Hermione scosse la testa, stanca. – Il sangue non serve a nulla. E' di midollo che hanno bisogno e lei lo sa meglio di me.-
- Non abbiamo la strumentazione adatta, qui, per prelievi di quel genere.-
- La McGranitt potrebbe esonerarmi dall'isolamento. Sarei accompagnata da voi sempre, non correrei rischi.-Il silenzio della donna, accompagnato da un'espressione allarmata che ella non celò in modo abbastanza rapido perché Hermione mancasse di coglierla, convinsero quest'ultima che c'era qualcosa di molto, molto pericoloso fuori dalle mura di Hogwarts in quel momento. Si sentii esattamente come si era sentita per i sette anni durante i quali la minaccia mortale che incombeva su tutti loro aveva un nome ma non un volto. Quella volta, tuttavia, era il contrario. Un volto c'era: le maschere nere che aveva visto nella Foresta, contro le quali aveva combattuto. Ma non c'era nome. Il silenzio durò troppo e Madama Chips riprese parola. – Vedremo cosa si può fare, Hermione. Non posso prometterti altro.- aprì le braccia con fare sincero. – Ora avvicinati, voglio darti una controllata.- aggiunse. Per ingraziarsela Hermione assentì e si lasciò visitare. Mostrò alla donna la ferita ed ella aprì la bocca con aria sconvolta, per rimproverarla. – E' successo nella Foresta. C'era anche la Professoressa McGranitt.- dichiarò la ragazza. Era una mezza verità, ma sapeva che sarebbe bastata per impedire all'infermiera di mettere in allarme la Preside. La ferita venne pulita e cosparsa di una pozione che avrebbe risanato e disinfettato la pelle. Hermione provò un iniziale bruciore, sostituito poi da una freschezza piacevole. – Ora torni in Sala Grande. Di corsa.- le ordinò la donna, spedendola fuori.

La mia rivale bellissimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora