Capitolo 17 - Friend

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  - Sarà questa la tua versione con Harry e Ron?- le domandò Ginny, intenta a sfogliare una rivista sul suo letto nel dormitorio femminile. Hermione, semi-sdraiata sul suo baldacchino di fronte all'amica, con un libro sulle gambe e il comodo pigiama primaverile indosso, annuì.
- Anche se parlare di versione, Godric Ginny, sembra che abbia seppellito un cadavere in giardino!- esclamò. Mentire non le piaceva, nascondere o omettere le cose ancora meno. Non era da lei, soprattutto se le persone da tenere all'oscuro erano i suoi migliori amici. Harry era più bravo di lei, lui aveva sempre tenuto un angolino di sé riservato, sconosciuto a entrambi i suoi amici, un posto in cui nessuno avrebbe mai potuto entrare.
- Un cadavere no, ma di certo è un peso non indifferente.- fece notare la ragazza dai capelli ramati.
E aveva ragione, impossibile negarlo: la notte prima, quando finalmente il frammento – Granger e Malfoy, Universo parallelo – si era concluso, Hermione era rientrata a Grifondoro, sperando di non trovare nessuno ancora sveglio.
La fortuna le aveva sorriso per quanto riguardava Harry e Ron ma, e la ragazza avrebbe dovuto immaginarlo, non si poteva dire lo stesso riguardo la piccola e indomabile Weasley: Ginny l'aveva aspettata con tanto di lumetto stile interrogatorio accanto sul comodino. Aveva atteso pazientemente che si spogliasse che s'infilasse a letto e, dopo aver controllato che la loro compagna di stanza dormisse, aveva esordito con un "Ora mi racconti tutto."
Niente democrazia, con lei. E così Hermione le aveva obbedito, raccontandole ogni minimo dettaglio, da quando aveva scoperto dei bambini malati - per via del suo stage al San Mungo ottenuto grazie ai suoi voti - al suo donare midollo, sangue e piastrine ormai in maniera regolare.
E poi era arrivato il momento della notizia bomba, quella che la ragazza più temeva: la storia del piccolo Teddy, figlioccio di Harry.
Ginny l'aveva ascoltata senza mai interromperla, tenendole prima una mano, poi accarezzandole i capelli, poi con aria sempre più preoccupata e contrita.
La piccola Weasley capiva perfettamente cosa sarebbe scattato nella mente di Harry "E' sempre colpa mia" Potter se le condizioni di Teddy fossero peggiorate e lui ne fosse venuto a conoscenza.
Era stata proprio quella sua "mania", quella convinzione che ogni cosa, nel bene e nel male, fosse sempre legata a lui ad aver distrutto il loro rapporto.
Ma Ginny più che altro temeva che il suo ex ragazzo, proprio come suo fratello, non sarebbe riuscito mai a riprendersi completamente dalla Guerra e da tutte le sue conseguenze.
E forse Hermione aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, con qualcuno che capisse cosa significasse avere a che fare ogni giorno con i fantasmi degli ultimi setti anni, con qualcuno che aveva perso molto più di persone care durante la Guerra. E quel qualcuno era Ginevra.
La ragazza aveva compreso subito quello che Hermione aveva provato, dall'inizio di tutta quella storia, dovendo tenere nascosto tutto ad Harry e Ron e intanto divenendo sempre più debole fisicamente. Non aveva giudicato la sua omissione, né messo in dubbio le suo scelte o le motivazioni alla base di queste ultime.
Hermione si era sentita più leggera e finalmente aveva trovato una persona che le avrebbe retto il gioco, aiutandola a trovare scuse – cosa in cui Ginny era un'esperta – .
Fino a quel momento, fino a quando non aveva condiviso con lei il suo primo segreto, la Caposcuola dei Gryffindor non si era mai resa conto di quanto bisogno sentisse di avere un'amica "donna", come lei, di quanto questo fosse necessario soprattutto in momenti come quello.
Harry e Ron sarebbero sempre stati qualcosa di "più", una parte essenziale di lei, ma proprio per quello Ginny era speciale: lei era quel qualcuno che guardava dall'esterno, dando opinioni critiche e obbiettive.
La notte era trascorsa tranquilla e il giorno seguente, contravvenendo alle direttive di Cole, si era alzata e vestita e, con l'appoggio di Ginny, aveva affrontato Harry e Ron, deviando ogni loro tentativo di scoprire dove fosse finita negli ultimi due giorni.
Le lezioni di Piton e della Sprite avevano aiutato in quello scopo, togliendo ogni possibilità di dialogo ai ragazzi e a pranzo Hermione non si era fatta vedere, restando sulle sponde del Lago Nero con Ginny, Nott e Daphne Greengrass.
Sì, era vero, suonava strano ma era così: Ginny aveva appuntamento con Theodore e dato che a quanto pare Daphne non voleva fare il terzo incomodo ma allo stesso tempo sembrava che anche lei non avesse voglia di incontrare qualcuno a pranzo, le avevano chiesto di restare con loro.
Così, mentre Ginny e Theo chiacchieravano e ridacchiavano, giocherellando con i fili d'erba e beccandosi sguardi contrariati da Hermione e Daphne, queste ultime avevano – dopo un momento iniziale di imbarazzo – intavolato una conversazione molto piacevole.
Daphne, dietro il suo bel faccino diafano di Serpe, nascondeva un intelligenza acuta e pungente, una capacità di ironia non indifferente e molta dolcezza. Hermione era rimasta incantata da lei, e, in un momento di confidenza, le aveva domandato se poteva farle una domanda.
Daphne le aveva sorriso, - Certo.- le aveva detto.
- Come fai a coniugare le cose? Mi spiego: essere un'ottima studentessa, essere una delle ragazze più ambite di Hogwarts e rimanere con i piedi per terra?- le aveva chiesto.
La ragazza dai capelli dorati aveva sorriso. – Io non faccio niente. Vedi, Hermione, il fatto è che credo che studiare sia l'unico modo per distinguermi dalla massa delle Sangue Puro che, come sanguisughe parassita, non fanno altro che cercare un marito da cui farsi mantenere per tutta la vita.
Io non voglio essere così, non ho intenzione di farmi dare ordini per tutta la vita da un poppante cresciuto nei merletti, passando le giornate ad organizzare Galà e Balli. Questo è quello che si aspettano da me e io devo fingere di adattarmi, ma, se invece riuscirò a diplomarmi con voti eccellenti, potrei ottenere una borsa di studio per studiare da Medimaga. I miei genitori non mi pagherebbero mai gli studi. Vogliono che dopo Hogwarts trovi un ottimo partito e mi sposi, sarebbero addirittura disposti ad accettare un matrimonio con un Mezzosangue. – rise, come se fosse una cosa inconcepibile per i suoi.
Hermione era rimasta colpita da quel discorso e in un momento aveva rivalutato Daphne, la ragazza di ghiaccio che nemmeno la degnava di uno sguardo nei corridoi, provando per un secondo a capire che cosa doveva essere crescere da figlia di Sangue Puro. Sapeva inoltre che la ragazza aveva una sorella, due femmine dunque, cosa ancora più rara per le famiglie di quel tipo, che ribadiva il concetto di "matrimonio" a breve termine.
La Gryffindor aveva ammesso che anche secondo lei l'intelligenza era sinonimo di bellezza.
Dopo la loro conversazione Hermione aveva capito di volere Daphne come amica, perché entrambe erano state marchiate fin dalla nascita dal loro essere, dal loro stesso sangue, e, sebbene in modo completamente opposto, avevano sofferto quel marchio e le conseguenze che portava.
L'ora di pranzo era passata, i quattro ragazzi si erano divisi: Ginny e Nott erano andati in Sala Grande per "studiare" che tradotto stava letteralmente per "facciamo rosicare Pansy (e Harry?)", mentre le due ragazze si erano ritirate in una delle aule studio per completare un tema in comune per Piton. Studiare con Daphne era stato stimolante e piacevole per Hermione, abituata a fare da tutor a chiunque: la Serpeverde era sveglia a recettiva, capiva al volo e faceva osservazioni interessanti.
Il pomeriggio era volato e al momento di salutarsi Hermione e Daphne si erano scambiate un abbraccio.
- Hermione.- l'aveva fermata Daphne un attimo dopo che avevano preso direzioni diverse.
- Sì?-
- Mi dispiace. So che è paradossale dopo sette anni, ma mi dispiace sul serio. Se avessi saputo com'eri fatta, che persona eri...ti avrei voluta come amica da molto prima. Ma...- aveva cercato di spiegarsi, portandosi una ciocca di capelli lucenti dietro l'orecchio. – cerca di capire: dovevo seguire ciò che mi imponevano. Dovevamo tutti, per sopravvivere. So che non è una giustificazione, ma è la verità. Eravamo solo bambini, poi solo adolescenti, quando ci veniva imposto un credo a cui assoggettarci o morire. – le disse.
Hermione aveva soltanto annuito, senza riuscire a trovare un'obiezione di fronte a quegli occhi verdi tanto tristi e infantili. Poi erano tornate ai dormitori. Hermione si era precipitata di sopra, poi era stata convocata in Infermeria dalla McGranitt, preoccupata per lei, che aveva preteso che venisse visitata e che cenasse con lei – per accertarsi che si nutrisse come si doveva – e assumesse vitamine.
A quel punto l'infernale giornata era terminata in camera sua a parlare con Ginny di cosa avrebbe detto a Harry e Ron.
- Okay, versione A: la McGranitt ti ha chiesto di partecipare ad uno stage all'ultimo minuto. Stop.
Sentiranno "studio" e verranno loro le bolle, così non ti domanderanno più nulla. Sii convincente.- le raccomandò Ginny. – Soprattutto con Harry: niente balbettii, niente interruzioni o incertezze. E' in gamba il tipo. - le spiegò.
Hermione annuì. Poi il sonno cominciò ad avere la meglio. Spensero le luci sui comodini e s'infilarono sotto le coperte. La mente della Caposcuola volò, ripercorrendo la giornata trascorsa.
In ogni singolo fotogramma della sua giornata, qualcosa sembrava non quadrare.
Vi era come una zona buia, un vuoto, un punto sfocato.
Aprì gli occhi, osservando fuori dalla finestra alle sue spalle. La luna splendeva argentea.
E una consapevolezza fece strada nella sua mente: argento. Luna. Malfoy.
Non c'era. Draco Malfoy non si era visto a lezione quel giorno, i suoi occhi di ghiaccio e la sua pelle di cera non erano state mai presenti nel suo campo visivo.
Hermione si ritrovò a pensare a quello che era accaduto la sera prima e le parve parte di una vita completamente diversa, antica, mai vissuta, passata.


[E' un semplice complice che presto...
ti dimostrerà..la sua lealtà...]


- Draco?-
- Vieni, Daphne.- disse il ragazzo, chiudendosi i bottoni della maglia del pigiama.
La Serpeverde entrò e si guardò intorno, controllando che di Zabini non ci fosse traccia.
Salutò suo cugino, già mezzo addormentato sul suo letto e si avvicinò a quello di Draco Malfoy, sedendosi.
- Cos'hai fatto oggi?- gli chiese, girando intorno all'argomento della sua assenza.
Ma Draco era un osso duro. – Niente di che.- rispose.
- Hmm.- fece la ragazza bionda, accarezzando le pieghe delle coperte con la mano sottile da pianista.
Draco si tuffò sul letto, dopo aver tirato le tende e si poggiò alla testiera, guardandola.
- C'è qualcosa che non va?- le domandò.
- No, tutto bene, anzi. – sorrise lei, allegra.
- Hai chiarito con Blaise?-
- No, perché?- si adombrò Daphne, guardando istintivamente verso il letto del ragazzo assente.
Un pensiero cattivo e insistente s'infilò nella sua testa: "Dov'è? Con chi è?".
- Daphne? Non mi stai ascoltando.- la voce profonda di Draco la riscosse. Si voltò a guardarlo.
- Scusa, dicevi?-
Lui si passò una mano tra i capelli umidi, sorridendo con fare condiscendente.
- Non nascondermi quello che provi, so che ti manca.- le disse.
- Da quando sei un esperto di sentimenti?- lo prese in giro, spingendolo leggermente.
Lui le afferrò al volo una mano, bloccandola. – Cos'è che ti rende così spensierata, stasera?- le domandò.
- Sei bravo a cambiare discorso. Si parlava della tua assenza di oggi.-
- No, precisiamo: tu cercavi di cavarmi fuori qualcosa su cosa io ho fatto oggi. E in modo poco elegante aggiungerei.- le disse, sapendo quanto Daphne tenesse alla raffinatezza.
- Che perfido!-
Risero.
- Va bene, Signor "offesa alla mano", non dirmi che hai combinato oggi, o da chi scappavi.- acconsentì la ragazza. – Ma sai che puoi parlare con me di tutto, vero?- sorrise, dolcemente.
Draco annuì, baciandole la mano. Daphne era la sua migliore amica, forse più di Blaise, perché gli poteva leggere dentro, sebbene lui continuasse ad alzare barriere.
Daphne era una donna, bellissima per giunta, ma questo non aveva mai influito sulla loro amicizia.
Semplicemente avevano entrambi troppo sofferto e avevano troppo bisogno l'uno dell'altra per poter mandare tutto a monte per via di semplice attrazione fisica.
Blaise fece il suo ingresso nella stanza in quel momento e rimase un momento sulla porta alla vista di Daphne.
Poi entrò senza pronunciar parola e si diresse verso il suo letto, cominciando a spogliarsi.
Draco lo guardò storto. – Hai notato che c'è una donna?- gli chiese.
- Questa è la mia camera.-
Daphne fece cenno di no con la testa in direzione di Draco come a dirgli "lascia perdere", ma Malfoy era Malfoy.
- Non è la tua camera, Zabini.- fece, lapidario. Il moro si irrigidì, restando in silenzio: sebbene fossero amici, Blaise sapeva che Draco rimaneva sempre un Malfoy e questo lo poneva un millimetro al di sopra di ogni singola testa all'interno di quel dormitorio.
Ma Draco era anche un abile duellante e un ottimo tiratore di destri. Meglio evitare.
- Io vado a dormire. Ci vediamo domani a lezione, Draco.- sorrise Daphne, dandogli un bacio sulla testa. Poi uscì dalla stanza, chiudendo la porta e ignorando bellamente Zabini.
- Che ti prende, si può sapere?- fece Draco.
- Niente, non mi prende niente.- rispose Blaise, infilandosi in bagno e chiudendo la porta.

Draco sbuffò. Quel giorno sarebbe finito prima o poi?
Dopo aver letto la lettera dei suoi genitori, quella mattina all'alba, aveva deciso di passar ela giornata in biblioteca a fare ricerche e così aveva saltato le lezioni.
Si era talmente immerso nella lettura che aveva saltato il pranzo senza nemmeno rendersene conto.
A cena aveva mangiucchiato distrattamente, tenendo d'occhio Nott per timore che Pansy lo ardesse vivo di fronte a tutta Hogwarts e poi aveva lanciato uno sguardo verso il tavolo di Potter e della sua cricca di sfigati. Potter lo sfregiato c'era. Weasley il pezzente anche. La rossa – tutelata dal diritto a non essere presa in giro dettato dal fatto che aiutava il suo amico – idem.
Ma qualcosa non tornava, c'era un buco, come un errore nello scenario.
La Granger!
Dov'erano lei e il suo cespuglio?
Dalla sera prima non aveva più pensato alla ragazza, etichettando quell'episodio come "zona pericolosa, rischio di esplosione del cervello, attenzione ai batteri" e cose di questo genere.
O forse semplicemente non pensarci era più semplice, immergersi nella ricerca era più semplice.
Tutto era più semplice, confrontato ad Hermione Granger.


La mia rivale bellissimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora