Prologo

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Era una torrida giornata di Luglio, il caldo opprimente si abbatteva su Beika.

Non c'era anima viva. Troppo caldo per stare fuori.

Perfino i bambini, che avevano finalmente tre mesi di libertà, non volevano uscire.

La cittadina era deserta, non c'era nemmeno un po' di vento.

Tuttavia, una piccola figura si stava dirigendo al parco abbandonato.

Aveva uno sguardo corrucciato, le mani nelle tasche del jeans.

Gli occhiali nascondevano lo sguardo preoccupato, ansioso ed arrabbiato del ragazzino.

Erano successe troppe cose in quei tempi. E non riguardava l'evento di quattro anni prima, overo il ritrovamento di suo padre.

Dei gufi passavano per la città, in pieno giorno, e volavano avanti e dietro in tutta fretta, come se fossero dei postini che devono recapitare lettera e risposta.

Ma non era quello l'evento più strano, per il piccolo Conan Kudo, figlio di Shinichi Kudo e Shiho Miyano.

Le cose strane che si trovava anche troppo spesso di fronte, dovevano per forza essere generate da LEI.

Una domenica, quando sia la famiglia Kuroba che la famiglia Kudo si era riunita per fare uno dei soliti pranzetti abbondanti, Conan era andato un attimo in cucina, e si era ritrovato un piatto rotto a pochi centimetri da lui.

Certo, poteva essere un banale incidente, se non avesse visto quel piatto... volare.

Lei, era presente, aveva detto che le era scappato di mano; ma di certo un piatto non poteva sollevarsi e fracassarsi a terra solo perchè era scappato di mano ad una persona!

E poi, lei era presente anche quando, nel suo salotto, Conan aveva visto il suo nome e quello della sorella fatti di stelline, che poi si erano disperse.

Non sapeva quello che stava succedendo, ma lei era diversa. Ed ora, che lo aveva 'convocato' al parco, sotto un grande albero, esigeva delle risposte.

Soprattutto perchè lei voleva anche piantarlo in asso.

Conan arrivò, controllò che non ci fosse nessuno -cosa piuttosto ovvia, visto il caldo- e poi la vide.

Era seduta sull'altalena attaccata all'albero. Si dondolava leggermente, e la treccia nera e lucida che erano i suoi capelli si vibravano leggermente in aria.

Era pallida, come al solito.

Lui rimase fermo, aspettando.

Era certo di non aver fatto nessun rumore, eppure, gli occhi verde chiaro di lei si sollevarono per incontrare i suoi verde smeraldo.

Entrambi sapevano quando erano vicini, era come se si sentissero.

-Ciao, Conan.

-Ciao, Mei.

Mei si alzò dall'altalena, e lo raggiunse.

Ma qualcosa non andava, perchè infatti rimase ad una debita distanza, e non era mai successo.

Si guardarono, il silenzio era opprimente, ma entrambi sentivano freddo.

-Allora te ne vai- Si limitò a dire Conan- Andrai in una nuova scuola, ora che hai undici anni.

-Conan, sapevo che sarebbe successo.- Disse lei, sempre fredda e priva di espressione.

-Beh, allora non dovevi dirmi che saremmo andati a scuola assieme.

Silenzio.

Mei stringeva tra le mani una lettera scritta con dell'inchiostro verde. Aveva un'aria importante.

-Nemmeno io ero sicura che potevo andarci, Conan.

-MA NON PUOI DIRE DI NO!?- Sbraitò il bambino- ORA CI LASCI SOLI?!

Mei prese un respiro profondo:

-Conan- Iniziò, scandendo le parole- Io non vi sto lasciando soli. Prova a capire.

-IO NON TI CAPISCO!- Disse lui, con lo stesso tono di prima- DEVI DIRE CHE NON CI VUOI ANDARE! QUELLA SCUOLA NON E' PER ME, QUINDI IO NON CI SARO'! NON CI SARO' PER SETTE LUNGHISSIMI ANNI! TU ANDRAI IN UNA SCUOLA STRANA, NON TORNERAI A CASA DOPO LE LEZIONI! CI SENTIREMO SOLO PER LE VACANZE DI NATALE!

-Conan...

-NON PRONUNCIARE IL MIO NOME! ORA VOGLIO SAPERE COS'HA DI COSI' IMPORTANTE QUELLA SCUOLA, E COSA TI SPINGE AD ANDARCI! E SOPRATTUTTO COSA STA SUCCEDENDO! TI COMPORTI IN MODO STRANO, E SUCCEDONO COSE STRANE!

-E' per questo che devo andarci, Conan. E' arrivato il momento di controllare le mie... doti.

Conan la prese per le spalle, con un'espressione furente:

-Doti!? Quelle le chiami doti?! Ti sta succedendo qualcosa di strano, o sono io che ho capito male?! Perchè te ne vuoi andare Mei?! PERCHE'!? NON TI BASTA PIU' QUESTO MONDO?!

La ragazzina si morse il labbro, e lo fissò, senza battere ciglio.

-DIMMI QUALCOSA!

Mei abbassò lo sguardo:

-Non me ne sto andando per sempre... Ma, comunque, ormai ho deciso. Io vado a scrivere la risposta. Tanto, cosa ti importa? Se non provi nemmeno a capire, allora non so che dire.

-Ma tu... Tu mi avevi detto...

-VORREI CHE RISPETTASSI LE MIE DECISIONI. CONAN.- Disse Mei, fredda, con tono apatico, scollando il bambino.

Si allontanò, prima lentamente, e poi cominciò a correre.

Conan la vide andare via, paralizzato. Che fare? La stava perdendo.

-BEH, TANTO NON VOGLIO AVER A CHE FARE CON DELLE PERSONE PARANORMALI! NON HO BISOGNO DI TE!

Quella, fu l'ultima volta che la vide.

Si era rotto qualcosa, lo sapeva. Non doveva dirle quelle cose, doveva fermarla. Ma non lo avrebbe mai ammesso.

Nonostante sua sorella avesse insistito, il primo settembre, per andare a salutare la ragazzina, Conan non si mosse da casa sua.

Rimase immobile, steso sul letto, con una morsa allo stomaco, chiedendosi cosa sarebbe successo senza Mei.















CIAUUUUUUUUUU!!!

ECCO IL PROLOGO DELLA NUOVA STORIA!

Sì, non sono passate manco ventiquattro ore che sono di nuovo quiiiii!!!!

Oggi ho l'assemblea, quindi ho avuto il tempo di pubblicare questo capitolo... Peccato che fra venti minuti dovrò entrare a scuola T.T

So che non è un granchè, ma questo capitolo rappresenta un po' la rottura fra Mei e Conan.

Ma tranquilli, sì, Mei è andata ad Hogwarts, ma non è sparita! E Conan non è un babbano stile Dursley, tranquilli XD

Ovviamente ci saranno anche i momenti Racheiji, non temete ;)

Allora... Vi faccio solo una domanda...

In che Casa di Hogwarts dovrebbe andare Mei?

Al prossimo capitolo, gente!!!

Insieme -Dopo Ricordati di me-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora