Dopo un po' di minuti che mi trovavo nella vasca, avevo compreso finalmente che ero ritornata all'Inferno.

Distesa su una vasca piena di ghiaccio, osservavo tutto quello che stava accadendo davanti a me: l'infermiera che andava avanti e indietro spostandosi da me a Milsar; la regina Lilith che, seduta su una sedia fra le due vasche, vegliava su noi due; mio padre che, dopo un po', dovette andare via per comunicare a Lucifero cos'era successo.

Le porte erano chiuse, ma si udiva lo stesso un vociare sommesso al di là, probabilmente dei sudditi vogliosi di scoprire come stava l'erede al trono.

Ma come aveva potuto?

Come poteva essere stato così stupido da prendere e venire in superficie senza avere un qualcuno a proteggerlo? E per cosa? Per me!

Non riuscivo ancora a capacitarmi. Lo osservavo, riverso in quella distesa di ghiaccio con il fumo che fuoriusciva. Stava riprendendo colore fortunatamente, abbandonando quel pallore spettrale che prima sicuramente avevo anche io.

Una mano mi toccò la spalla destra e mi girai di scatto per vedere chi fosse. La regina Lilith si era spostata per stare vicino a me.

<<Come stai, cara?>>

<<Abbastanza bene, grazie Maestà.>> La mia voce era rauca e stanca, quasi non dormissi da tre giorni.

Lo sguardo della regina si rattristò immediatamente.

Cosa avevo fatto di male?

<<Non sentirti in colpa Lelahel.>>, mi disse semplicemente, guardandomi negli occhi.

Il mio sguardo venne catturato dal suo, portandomi a ricordare tutto quello che era successo in quei cinque anni.

<<Hai fatto quello che secondo te era meglio per te stessa, e questo non è un male.>>

La sua mano iniziò ad accarezzarmi i capelli bagnati, proprio come faceva mia madre.

Mi salirono le lacrime agli occhi al solo ricordo della donna che avevo amato di più nella mia vita, e la regina parve coglierlo, perché mi sorrise e mi baciò la fronte, facendomi capire che mancava anche a lei.

<<Come avete fatto a trovarmi?>>, domandai dopo essermi calmata.

<<Mi ricordavo che tua madre mi parlava sempre di questo luogo dove ricordava il Paradiso, quindi ho immaginato che fossi lì. E fortuna che eri lì. Se ti fosse successo qualcosa, tuo padre sarebbe andato su tutte le furie. Non immagini nemmeno quanta preoccupazione abbiamo avuto in questi anni per te, Lelahel. Per me sei sempre stata come una figlia e vederti andare via proprio nel momento in cui avevi bisogno di noi mi ha rattristato profondamente.

Ma come ho detto prima, tu hai fatto quello che ti sembrava meglio per te e questo lo accetto.>>, confessò, guardandomi con fare materno e continuando ad accarezzarmi il volto.

<<Mi dispiace di averla fatta preoccupare, Maestà.>>, mi scusai con un sorriso.

<<Scuse accettate, Lelahel. Si può sapere perché mi chiami Maestà?>> mi domandò con fare confuso.

<<Perché lo siete>>, le risposi confusa ancora più di lei. Aggrottai la fronte, subito imitata da lei.

<<Una volta non mi chiamavi così. Quindi preferirei che tu continuassi a chiamarmi come hai sempre fatto: Lilith. Mi fa strano quando qualcuno mi chiama Maestà e ancora di più quando a farlo sono persone alle quali sono molto affezionata. Quindi, Lelahel, per favore, non chiamarmi Maestà. Mai!>>

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