XIV

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<<Milsar.>>, sospirai, stupida dalla sua presenza. <<Cosa ci fai qua?>>

Lui rimase in silenzio, immobile ad osservarmi dalla sua alta levatura. Solo in quel momento mi accorsi che indossava solamente i pantaloni del pigiama.

Rimanemmo così, fissandoci l'un l'altra tanto che mi parve un'eternità, quando finalmente Miles si mosse e mi invitò a spostarmi in modo che potesse entrare in camera.

Ancora in silenzio, si avvicinò al mio letto e, spostando le lenzuola, si infilò proprio nel lato che io non occupavo mai.

<<C...cosa ci fai qui?>>, domandai balbettando. La sua sola presenza ora mi metteva in agitazione. Per non parlare poi del fatto che si era appena infilato sotto il mio letto.

<<Cosa ti sembra che io faccia. Mi sto mettendo a dormire, non è ovvio?>>, rispose, quasi la mia domanda lo avesse messo di cattivo umore.

<<Beh, scusa ma questa non è camera tua.>>

Il suo tono mi aveva fatto innervosire enormemente.

<<Ricordo che a te non interessava molto il fatto che quello fosse il mio letto quando da piccola ti venivi a schiacciare contro di me.>>

Sapevo che il suo tono non era perché era arrabbiato, ma perché era nervoso e l'unica cosa che riuscii a fare era rimanere in silenzio. Cosa mai potevo dire ad un ragazzo che, bene o male, stava dicendo la verità?

Con un passo leggermente incerto mi avviai verso la mia parte del letto e, distesa, cercai in tutti i modi di distanziarmi dal suo corpo.

Sebbene avesse avuto ragione, la mia domanda rimaneva ancora quella: cosa ci faceva qui?

Immobili sul letto, un silenzio imbarazzato calò su noi due. Ognuno aveva paura di dire qualcosa, anche solo di muovere un dito. C'era tensione nell'aria e andava ad appesantirsi sempre di più.

<<Cosa ci fai qui, Milsar?>>, presi coraggio e domandai, aspettandomi immediatamente una risposta scortese.

<<Sono qui perché ho paura.>>

Dopo un attimo di silenzio, furono queste le parole strozzate che gli uscirono dalle labbra.

Mi voltai verso di lui, osservando il suo profilo e i suoi occhi, che stavano osservando con intensa attenzione il soffitto. Forse per non guardare me.

<<Paura? Paura di cosa?>>, sussurrai.

<<Temo di non riuscire ad essere l'uomo che vorrei.>>, disse semplicemente, senza lasciare spazio ad alcuna comprensione.

<<E cosa dovrebbe ostacolarti? Sei il principe degli Inferi, Miles. Puoi fare quello che vuoi.>>

<<No. Non tutto.>>, affermò sconsolatamente, per poi voltarsi ad osservarmi.

I nostri occhi rimasero intrappolati, come se fossero stati colpiti da un incantesimo.

I nostri respiri iniziarono a coincidere, aumentando sempre di più.

Le mie mani iniziarono a inumidirsi per l'agitazione e il suo labbro superiore iniziò a tremare di tensione.

I suoi occhi, tristi come erano, si trasformarono immediatamente in determinati.

Sollevando piano le lenzuola, spostò con delicatezza il suo corpo, avvicinandosi a me senza alcuna fretta. Io rimasi immobile, cercando di capire quelle che fossero le sue intenzioni. Ormai sul mio lato del letto, a pochi centimetri dal mio viso, appoggiò la testa sul mio cuscino in modo che fossimo uno davanti all'altra.

Demon's LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora