VIII

157 16 1
                                    

Era stata una giornata movimentata: era iniziata la scuola; avevo rivisto il mio migliore amico; ero stata avvelenata con dell'acqua benedetta; ero ritornata agli Inferi e infine avevo rivisto le persone a me care, compreso mio padre. Dovevo ancora ritornare pienamente in possesso delle mie forze, ma mi avevano subito messa sotto. Mi avevano portata da Madam Lebouf, una donna aggraziata che mi aveva insegnato già da piccola come ballare. Lì ci passai poco tempo, dato che i suoi buoni insegnamenti mi erano rimasti ancora impressi nella mente. Poi mi avevano portata dalla sarta, la quale aveva preso tutte le mie misure per confezionarmi un abito degno della figlia del generale delle truppe infernali. Finito quel tour, mi fecero finalmente accomodare nella mia stanza, la stessa che anni fa occupavo. Non era cambiata per niente: i soffitti alti erano decorati con affreschi meravigliosi, che si diceva essere stati fatta dall'anima di un artista rinascimentale italiano; le decorazioni fini in oro che circondavano il bordo delle pareti; il grandissimo letto a baldacchino soffice e caldo come la mollica di un pane appena sfornato.
Le serve mi avevano riempito la vasca, questa volta con acqua calda e mi avevano fatta entrare dentro. Gli oli e le essenze che avevano messo dentro l'acqua invadevano le mie narici come se le avessi sempre avuto sotto il naso. Le spalle, al solo contatto con quell'acqua, si sciolsero, come se tutto quello che era successo non fosse mai esistito. Appoggiando la testa al bordo mi rilassai, chiudendo gli occhi e immaginandomi una grande distesa di acqua. La luce nascente del sole riluceva sopra l'acqua, illuminando la vegetazione circostante come se fosse stato un paesaggio primordiale. Gli uccellini intorno canticchiavano melodie incantevoli, permettendo alle persone che ascoltavano quel canto di percepire, forse per la prima volta, quella che era l'armonia della Natura, mentre i piccoli pesci squizzanti nel lago uscivano dal pelo dell'acqua per salutare le persone. Il ricordo mi fece suscitare un sorriso che mi riscaldò il cuore. Ricordare quel giorno: era stato proprio la stessa giornata nella quale ero scappata dagli Inferi. La camminata che avevo fatto durante la notte mi aveva portata a raggiungere quel posto proprio all'alba. Ero ancora sconvolta, ma la visione di quel paesaggio mi aveva fatta calmare all'istante.
<<A cosa dobbiamo quel sorriso?>>, domandò una voce maschile, fin troppo conosciuta.
Milsar era in piedi sulla soglia del bagno, con la spalla appoggiata allo stipite, mentre con gli occhi che brillavano mi osservava.
Appena aprii gli occhi per vederlo, qualcosa nella stanza cambiò. Fu come se qualcuno o qualcosa avessere suscitato in me certe emozioni inspiegabili. Come se qualcuno avesse messo nelle essenze qualcosa di strano.
<<Ma cosa stai facendo?! Esci subito!>>, gli urlai dietro, cercando di nascondere le parti esposte del mio corpo che, a causa dell'imbarazzo, erano diventate tutte rosse.
<<Perché mai? Tanto sono qui da abbastanza tempo: quello che dovevo vedere l'ho ormai visto.>>, disse con fare malizioso, suscitando ancora di più la mia pelle arrossata. Raggruppando tutta la schiuma in modo che nascondesse il mio corpo, chiusi gli occhi e cercai di mantenere la calma, sospirando.
<<Suvvia, non serve essere così melodrammatici! Ti conosco da quando eravamo piccoli. Ci facevamo anche i bagni insieme! Vuoi che non sappia com' è fatto il tuo corpo?>>
C'era qualcosa che non andava in Milsar. I suoi occhi rilucevano di una luce che non poteva essere naturale.
<<Beh!>>, iniziai, dopo aver ripreso un po' il controllo di me stessa. <<da quando eravamo piccoli ad oggi qualcosa è cambiato.>>, dissi, cercando di fargli capire il mio punto di vista.
<<E cosa sarebbe cambiato, di grazia?>>
<<Il mio corpo, no?>>, risposi ormai irritata.
Fingeva sul serio oppure non lo aveva capito davvero?!
Appena dissi quella frase, nei suoi occhi fu come se si fosse accesa una luce, che si spostò piano piano al sorriso che aprì le sue labbra.
<<Oh, Lel, ma dai, solo perché siamo diventati grandi adesso non posso nemmeno entrare nel bagno mentre sei dentro la vasca? Nemmeno ci fosse tanto da vedere, sei tutta coperta di schiuma!
E comunque, tanto per precisare, non sarebbe nemmeno il primo corpo femminile nudo che vedo, mia cara. Non mi scandalizzerei così tanto.>>, mi rispose con fare ironico, facendomi solamente irritare ancora di più.
Cosa voleva dire che non c'era niente da vedere? Forse il mio corpo non gli piaceva? Ma cosa ancora più importante: aveva visto alle ragazze nude?!
Lel, non è adeguato che tu pensi a queste cose. Voi due siete solo due amici che si sono rivisti dopo cinque anni. Anni nei quali la sua vita, come la tua, è andata avanti. Come puoi pretendere che sia rimasto ad aspettarti?
Abbassai lo sguardo, cercando di celare ai suoi occhi le mie riflessioni interiori. Perché mi sentivo così? Ero... gelosa? No! Non poteva essere!
<<Bene.>>, dissi, schiarendomi prima la voce per mandare via ogni nota di imbarazzo, <<allora non ti dispiacerà uscire dalla stanza, chiudendo la porta dietro di te, immagino. Dovrei alzarmi e visto che non c'è molto da vedere puoi anche risparmiarti la vista.>>
Il tono secco con il quale era uscita quell'affermazione aveva portato Milsar ad ammutolirsi, abbandonando quello sguardo malizioso sempre presente sul suo volto.
<<Certo.>>, rispose, abbassando gli occhi e voltandosi per andarsene. <<Vado a dormire. E' stata una giornata molto faticosa. Un'ultima cosa, però.>>, si fermò prima di aprire la porta e uscire dai miei appartamenti.
<<Perché non mi chiami Miles, Lel? Pensavo che fossimo ritornati amici.>>
<<Certo che siamo ritornati amici.>>, dissi incredula e un po' confusa. <<Allora chiamami Miles.>>, concluse, prima di aprire la porta e dirigersi verso le sue camere.

Demon's LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora