UNO SPLENDIDO RISVEGLIO

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Aprì gli occhi di colpo. Aveva il volto imperlato di sudore, i pugni stretti ed il fiatone. Era un sogno bellissimo, un sogno che non riusciva a credere di aver fatto, un sogno che sembrava così reale... Ma purtroppo era solo un sogno.
Avvicinò la mano al comodino, prese l'orologio. Segnava le 05:30. Non si era mai svegliato tanto presto, e per di più non ricordava nemmeno quanto era accaduto la sera prima. Nella mente aveva solo tutti quei bicchieri di vodka consumati col suo collega Tim, in meno di 5 minuti. Si alzò, e andò in salotto: un po' di TV per distrarsi era proprio ciò di cui aveva bisogno, ma quando aprì la porta il suo cuore perse un battito, e come un flash gli torno tutto in mente: la lotta, la talpa e le chiavi che le aveva dato. Allora non era solo un sogno, era tutto vero!
Sul divano di casa sua dormiva, rannicchiata in un angolo, la sua piccola grande ninja.
Le si avvicinò, e le si sedette affianco. Non riusciva a smettere di guardarla. Era bellissima persino quando dormiva. Le sistemò la coperta con una delicatezza e premura che si meravigliò di possedere. Ancora chino su di lei, si avvicino lentamente e le diede un bacio sulla fronte. Quanto gli era mancata in tutto questo tempo la sua pelle, le sue labbra... La sua tenerezza, la sua energia, la sua forza di volontà, la sua essenza... Gli era mancata lei.
Si stese sull'altro lato del divano e iniziò a pensare a quanto fosse stato male in quegli anni, a quanto avesse cercato qualcuno che avrebbe potuto prendere il suo posto, ed a quanto avesse creduto di aver finalmente trovato quella persona. Eppure adesso si rendeva conto che Ziva era insostituibile, che mai nessuno sarebbe stato alla pari, che quando stava con lei, ogni problema perdeva il suo peso. Era arrabbiato per tutto quello che gli aveva fatto passare, ma poi si rese conto che non era stato facile nemmeno per lei, che anche lei avrà sofferto la solitudine e la sua mancanza... Ma probabilmente tutto questo era necessario, e se adesso era tornata, se il destino li aveva fatti rincontrare, non avrebbe dovuto farsi scappare l'opportunità di non perderla più, di non farla andare via... Di dirle tutto quello che nonostante il tempo e la lontananza, non aveva mai smesso di provare per la sua Ninja. Poi un pensiero gli balenò nella mente: Zoe... Come avrebbe fatto con lei? Doveva rivelarle che nella loro storia non c'era nulla di vero, che il suo vero amore non era lei, ma come avrebbe potuto? Lei gli è sempre stata vicino anche nei momenti più difficili, quando invece Ziva non c'era... Ma cosa importava, adesso la sua israeliana era tornata, e niente contava più! Zoe l'aveva consolato, l'aveva fatto divertire, l'aveva reso meno triste, ma Ziva... Ziva era tutta un'altra cosa. Come poteva buttare via tutti quei loro momenti insieme, tutto quello che avevano fatto l'uno per l'altra, i loro soprannomi, le loro battutine, i loro sguardi, i loro viaggi... Quel bacio... L'unico che gli avesse dato i brividi.
Assorto in questi pensieri si riaddormentò.

Erano le 6:40 quando Ziva aprì gli occhi ancora assonnati. Non si era mai svegliata tanto tardi. Ci vollero pochi secondi perché si rendesse conto di dove fosse e perché fosse lì. Quella notte aveva sognato quanto era accaduto la sera prima, ed era terrorizzata all'idea di dover spiegare tutto. Quando si accorse che Tony dormiva vicino a lei, si intenerì, ed iniziò a pensare a quello che aveva provato uscendo dopo tanto tempo dalle porte dell'ascensore dell'NCIS, a quello che provò rivedendo la sua scrivania occupata da qualcun altro, a quello che aveva provato nel riconoscere gli occhi verde smeraldo di Tony. Quando era tornata a casa dell'agente, non l'aveva trovata molto diversa, anzi era proprio come la ricordava, se non fosse per una foto che aveva sul comodino all'ingresso che lo ritraeva con quella che probabilmente era la sua nuova ragazza. Al solo pensiero che Tony amasse un'altra, le si raggelò il sangue. Lei si era fidanzata diverse volte durante la sua permanenza all'NCIS, ma sempre con uomini che in qualche modo riuscivano a spezzarle il cuore. Tony però c'è sempre stato per lei, è sempre stato pronto a difenderla. Ricordò quando lei lo aveva odiato per aver ucciso Rivkin, eppure 4 mesi dopo, era lì in Somalia a rischiare la pelle per lei in un campo di terroristi, sapendo che le probabilità di ritrovarla viva erano molto basse...
Dopo quell'addio, però, Ziva non era riuscita ad amare più nessuno. Quel bacio inaspettato le aveva fatto capire per la prima volta il vero significato dell'amore, un sentimento che si rese conto di non aver mai provato prima, qualcosa di indescrivibile, che si vide scivolare via dalle mani come una cascata...
Quando poi quella sera mentre si stava per addormentare, lo vide tornare, completamente sbronzo, alle 04:00 del mattino, non vedeva più dalla rabbia. Perché si era combinato così? E McGee non aveva fatto niente? O magari anche lui era tornato a casa ubriaco fradicio... Magari durante la sua assenza era cambiato anche lui... Ma perché? Perché ridursi così e rischiare tanto?
Lo aveva preso sotto braccio ed accompagnato in camera sua, e la mattina se l'era ritrovato affianco...
A guardarlo sembrava stesse dormendo profondamente, e dimenticandosi di tutto e di tutti, lasciando da parte ogni preoccupazione, ogni sua etica, gli si stese sopra abbracciandolo come non mai. Nonostante tutto era felice di poterlo vedere vicino a sé, di poterlo riabbracciare dal vivo e non più nei suoi sogni.
Tony non si mosse, ma Ziva notò comparire un lieve sorriso sul suo volto, gli diede un piccolo bacio sulla guancia, e con il cuore che, chissà perché, le batteva a mille, decise che voleva rendersi utile. Si lavò, si vestì e su di un vassoio gli preparò una tazza di cappuccino e delle fette biscottate con sopra della marmellata. Poi, dopo avergli lasciato un postite, uscì di casa e andò a correre. Si ricordò quando, mentre era ancora un'agente operativo dell'NCIS, ogni mattina si svegliava presto per andare in ufficio di corsa... Ed era sempre la prima ad arrivare. Non era da lei preparare la colazione a qualcuno, o abbracciarlo senza un vero motivo, ma quella mattina era diversa. Finalmente era tornata a casa dopo un lungo periodo di tristezza e malinconia che si era imposta da sola, ma che le era servito per capire di chi potesse realmente fidarsi, per capire chi era realmente importante nella sua vita, di chi non sarebbe mai riuscita a fare a meno, per capire chi fosse la sua vera famiglia... Si sentiva felice, libera, benché sapesse che da quel momento, non sarebbe stato facile mantenere segreta la sua permanenza a DC, spiegare tutto a Tony, vedersela con i suoi fantasmi del passato... Eppure continuava a sentirsi serena, emozione che, sapeva benissimo, sarebbe durata molto poco. E che avrebbe rimpianto una volta che fosse tutto finito e lei sarebbe dovuta tornare a Tel-Aviv... Se fosse rimasta non avrebbe avuto un lavoro, all'NCIS il suo posto era già occupato da qualcuno, e lei non era fatta per altri lavori se non quello di agente speciale.

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