CENA A LUME DI SEGRETI

432 24 0
                                    

Quando Tony lasciò l'edificio di corsa, dopo aver ascoltato le parole di Gibbs "doveva seguire il suo cuore", il suo capo rimase turbato. McGee ed Abby iniziarono a parlare di Bishop. Certamente sarebbe mancata e non poco, ma sapevano che potevano andare a trovarla e salutarla quando volevano. Era rimasta comunque a DC, era viva, e non aveva deciso di non rivedere i suoi amici mai più. Intanto Gibbs continuava a rimuginare sull'atteggiamento di Tony, e poco dopo, presi con se i due ragazzi, ordinò a McGee di rintracciarlo e seguirlo.

Intanto seduti ad un tavolo in un giardino del ristorante, da soli, Tony e Ziva iniziarono a parlare.
Ziva: "Molti segreti hanno costellato la mia vita, Tony, credimi, ma adesso mi sembra di essere incapace di conservarli e nello stesso tempo di rivelarli"
Tony: "Quando sono partito da Tel-Aviv, mi sembrava che fosse tutto un incubo e che di lì a poco mi sarei svegliato sulla sedia della mia scrivania, con la bava alla bocca e tu che mi avresti preso in giro... Ma non è successo"
Ziva non riusciva a trattenere le lacrime, ma sapeva che non  era quello il momento di sciogliersi, o Tony non avrebbe mai capito.
Tony: "Quando sono tornato a Washington, ho capito che niente è scontato, e che tutti possono pugnalarti... Tutti!"
La sua voce cominciava a farsi più dura ed i suoi occhi più freddi e lontani.
Tony: "Mi sono sentito tradito, spogliato di tutto ciò che di buono possedevo, senza di te"
Ziva non riusciva più a reggere le sue parole, e con le lacrime che le rigavano le guance decise di dire tutta la verità, e liberarsi di quel peso soffocante.
Ziva: "Io non ti ho mai tradito, Tony!" sbottò, lasciando il ragazzo stupito. Poi si alzò in piedi e continuò
Ziva: "Quando sono andata a seppellire mio padre, non sono stata con Adam! Gli ho solo chiesto di dire che eravamo stati insieme... Ma non è stato così, non lo è mai stato!"
L'agente, colto alla sprovvista, non avrebbe mai immaginato una cosa simile, e tantomeno ne capiva il senso. Si alzò in piedi anche lui, e le avvolse il viso con le mani. Con i pollici le asciugò le lacrime che ormai scendevano dai suoi occhi con lo stesso impeto delle sue parole.
Tony: "Perché?" chiese con un filo di voce.
Ziva: "Perché volevo farmi odiare da te, rendermi un essere spregevole, perché tu non mi volessi né come amica, né..."
Tony: "Perché  Ziva? Vuoi dirmi perché tutto questo?"
Ziva si allontanò dalla sua presa e appoggiando i pugni sul tavolo, con gli occhi serrati continuò il suo discorso.
Ziva: "Quando a Tel-Aviv ti ho detto che volevo rendere Gibbs orgoglioso, che him... stop this for him era riferito a lui, ti ho mentito. Volevo che tu mi vedessi per quella che realmente sono: portatrice di mali, dolori e sofferenze.  E niente di più. Che nel cuore ho solo la morte" i suoi occhi si erano spenti, non voleva arrecare altro dolore, ma sapeva che doveva continuare, ed arrivare al centro della situazione.
Tony: "Ziva..." Le cinse un polso con la mano, e quando lei si voltò a guardarlo, vide uno sguardo interrogativo, che voleva delle risposte.
Ziva: "Volevo rendere il nostro addio meno... Difficile"
Tony: "Ma perché volevi andartene, lo so che c'è qualcosa che non mi stai dicendo"
Era arrivato il momento, adesso o mai più. Le sue labbra iniziarono a muoversi senza che lei se ne accorgesse.
Ziva: "Subito dopo aver seppellito mio padre, ricevetti una chiamata... Era il direttore Vance"
Quel nome si insinuò nella mente di Tony come un pugno nello stomaco... Vance... Sapeva che c'entrava qualcosa.
Ziva: "Mi disse che avrei avuto pochi mesi di tempo, una volta tornata a Washington per trovare l'assassino di mio padre e sua moglie, e poi sarei dovuta andare via..." si asciugò le lacrime con al manica del copri-spalle che indossava e poi aggiunse "Per sempre"
Tony strabuzzò gli occhi. Non poteva credere ad una cosa simile, ma non era finito lì.
Ziva: "Mi disse che se non avessi fatto come lui voleva, o se ne avessi fatto parola con qualcuno, avrebbe..." questa era la parte più difficile, non aveva il coraggio di guardare il ragazzo negli occhi "Ti avrebbe ucciso"
Era riuscita a dire tutto quello che sapeva, ma adesso si sentiva peggio. Cadde in un pianto disperato, e Tony l'abbracciò come a dirle che non era sola, che adesso lo avrebbero affrontato insieme, e sarebbero riusciti a fare giustizia. Non riusciva a immaginare che il suo direttore lo voleva morto, o peggio ancora voleva allontanare Ziva dall'NCIS. Quello che però gli pareva più assurdo era che Ziva non avesse opposto alcuna resistenza, iniziava a chiedersi se non fosse stato tutto finto ciò che accadde a Tel-Aviv, il bacio, e quello che ne seguì.
Ziva: "Su una cosa non ti ho mentito... Sul fatto che stessi seguendo il mio cuore... Avevo paura di vederti morire, e mi arresi subito. Non volevo rischiare, ed ho fatto ciò che il mio cuore sapeva andava fatto, nonostante non fosse ciò che mi rendeva felice"
Ziva aveva rinunciato alla sua felicità per il suo bene, e lui, invece, in quegli anni,  continuava ad attribuirsi la colpa per non aver detto quelle semplici parole, ma necessarie. Continuava anche a ripetersi nella mente di perdonarla per averlo abbandonato, e non aveva capito che era lui a doverle la vita, la felicità. Solo adesso se ne era reso conto, e la strinse a sé con tutta la forza che aveva, per non lasciarla andare mai più.

Intanto, davanti al ristorante, nascosti dietro a dei cespugli, Gibbs, McGee ed Abby, tentavano di capire da dove sorgesse quello strano impeto di energia che Tony aveva avuto nell'edificio.
McGee: "Capo... Ma perché ci hai portato qui?"
Abby: "E perché hai portato anche me?"
Gibbs: "Stiamo seguendo Tony..."
Abby: "Allora non sono l'unica ad averlo notato poco fa!"
Gibbs sorrise mentre sorseggiava il suo caffè.
McGee: "Io non ho ancora capito... Tony sarà lì con Zoe"
Abby. "McGee... A volte hai un intuito geniale, ma altre... Tony non è mai stato così elettrizzato per una cena con Zoe!"
McGee: "Magari perché sa che la settimana prossima tornerà a Philadelphia e non la rivedrà più" disse con tranquillità ignorando il fatto che i suoi compagni non sapessero nulla a riguardo.
Gibbs: "Cosa? E tu come lo sai?"
McGee: "Stamattina Zoe è venuta a dirlo a Tony ed io... Ho origliato" arrossì.
Abby: "E cosa hai sentito?" chiese eccitata
McGee: "Hanno litigato perché Zoe voleva uscire con Tony, ma lui aveva altri impegni più importanti diceva. Alla fine, però ha accettato"
Gibbs iniziò ad intuire qualcosa. Non era da Tony continuare una relazione con la consapevolezza che finirà; sicuramente quando ha ascoltato le sue parole riguardo a Bishop, ha capito che ciò che era più importante, era il suo impegno, e non la cena con Zoe.
Gibbs: "Non è Zoe la ragazza che sta con lui in quel ristorante adesso. Aspetteremo e lo scopriremo"
McGee: "Capo ma non crede che stiamo invadendo la privacy di..."
Abby: "McGee! Taci e acconsenti!"

Ziva e Tony non avevano mangiato praticamente nulla. Dopo rivelazioni del genere si perde l'appetito. Ziva era appoggiata ad una ringhiera che dava su un giardino pieno di fiori, i cui colori erano coperti dal buio. Nella mente di Tony, una vocina iniziò ad assillarlo. Gli diceva di rivelarsi a lei, che ne aveva bisogno, che adesso anche la prima folata di vento se la sarebbe portata con sé. Ma come poteva? Dopo che a Tel-Aviv non ne aveva avuto la forza, perché avrebbe dovuto farlo adesso? Ziva non l'avrebbe accettato.
Le si avvicinò, e si appoggiò anche lui alla ringhiera.
Tony: "Io immagino che quel fiore sia blu, quello bianco e questo, color arcobaleno" disse sfiorandone uno, sporgendo il braccio
Ziva: "Ma non esistono fiori color arcobaleno" lo guardò in modo strano... Che aveva in mente?
Tony: "È a questo che serve il buio. A farti vedere cose che credi non possano esistere, ma vorresti esistessero. A volte anche le cose più assurde possono esistere" colse il fiore e lo portò alla luce. Era una rosa che da un lato aveva i petali fucsia e dall'altro, il colore sfumava sull'arancione, fino a raggiungere il giallo. Lo mise tra i capelli sciolti della sua Ziva.  Non riusciva a non pensare a quanto fosse bella, a quanto l'avesse desiderata in quegli anni, ed a quanto adesso aveva paura che potesse andare via un'altra volta.
Ziva: "Per ora non me ne vado" sembrava avergli letto nella mente. Non era la prima volta. Ricordò il primo caso a cui lavorarono insieme 10 anni prima, e a quando lui le disse che gli agenti dell'NCIS erano addestrati a non farsi leggere nella mente. Lei però era riuscita subito a capire a cosa stesse pensando in quel momento, e gli disse che sapeva benissimo che stava immaginando di provare con lei la posizione di pagina 57 della rivista che entrambi avevano.
Si appoggiò ancora una volta alla ringhiera. Ziva lo guardava. Quanto avrebbe voluto dirgli che lo amava, che era disposta a morire cento volte pur ricevere il suo amore, ma lui aveva una ragazza, e non voleva rovinare ancora la sua vita. Lo aveva già fatto. Fin troppo.

Quando uscirono dal ristorante, Ziva aveva freddo, e Tony le cinse le spalle con il braccio. Non si accorsero di essere osservati, ed infatti, dietro ai cespugli...
Abby: "Eccolo! Sta uscendo" disse emozionata, sentendosi anche lei un'investigatrice
McGee: "Capo ho trovato i risultati delle ultime chiamate di Tony.. C'è un numero che mi sembra di conoscere... Ma di chi sarà?"
Gibbs vide il ragazzo uscire dal ristorante, abbracciando qualcuno. Aveva i capelli castani, lunghi e mossi... E...
Gibbs: "Ziver!"

On Top Of The WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora