BRIVIDI DI FUOCO

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Entrati in auto, Ziva continuava ad avere freddo, nonostante fosse una calda serata di mezza estate. Era la prima volta che provava un disagio simile. Era strano, come se liberarsi di quel peso che portava con sé da due anni avesse assorbito ogni forma di calore dal suo corpo. Tony era preoccupato, vedendo il suo volto diventare via via più cadaverico.
Tony: "Ziva, va tutto bene?"
Fece per rispondere, ma le parole le si bloccarono in gola. Dalla sua bocca non usciva alcun suono, ed il ragazzo se ne accorse. Ziva non volle dare peso alla cosa credendo fosse dovuto a tutto ciò che le era capitato in due giorni, ed appoggiando la testa al sedile verso Tony, chiuse gli occhi. Continuava a tremare, aveva brividi di freddo e dormire le sembrava impossibile. Dinozzo era sempre più agitato, non sapeva come comportarsi. Voleva credere che non fosse nulla di grave, magari un colpo di vento o solo eccessiva stanchezza, eppure si accorgeva che la sua Ninja stava sempre peggio.

Intanto Gibbs, Abby e McGee li pedinarono. Erano intenzionati a capire da quanto andasse avanti questa storia, e perché Tony non ne avesse ancora parlato. Iniziarono a credere che quella con Zoe fosse solo una copertura, e che fra i due fosse nato qualcosa. Non si sbagliavano. Tony e Ziva erano l'uno innamorato dell'altra, legati da un sentimento indissolubile, i loro destini erano intrecciati l'un l'altro. Non esisteva amore più grande... Gli unici a non essersene ancora accorti, però, erano proprio loro. Nessuno aveva avuto il coraggio di aprirsi e dichiarare amore eterno, timorosi di non essere ricambiati.
Arrivati a casa di Tony, vedendo che non uscivano dall'auto, Abby iniziò a fantasticare su cosa stesse accadendo, mentre, in realtà, il ragazzo stava tentando di calmare Ziva che si sentiva poco bene. Adesso aveva delle fitte alla pancia, le girava la testa, e tremava più insistentemente, anche se facesse molto caldo. Tony scese dalla macchina, e prese in braccio Ziva che si rannicchiava stringendosi al suo corpo per cercare calore. Agitato, l'agente la portò dentro casa sotto lo sguardo preoccupato di Gibbs, McGee ed Abby che iniziava a capire di essersi sbagliata.
McGee: "Capo dovremmo intervenire? Ziva non sembra stare tanto bene!"
Gibbs: "Non vi muovete di qui! Ora chiama Ducky" ordinò ad Abby.
Dopo pochi squilli, il dottore rispose, mentre Tony e Ziva erano già dentro.
Ducky: "Jethro? Come mai mi chiami a quest'ora?"
Gibbs: "Ducky, in questo periodo dell'anno, perché una pers..." dall'altro lato sentì una voce famigliare "Palmer?! Ducky dove sei?" Scorse una macchina da lontano, e scese dall'auto andandogli incontro.
Gibbs: "Ducky cosa ci fai qui?"
Ducky: "Eh... Ciao Jethro, ecco io stavo solo..."
Gibbs: "Profilo psicologico di Dinozzo... Oh e la ragazza con lui è Ziva"
Ducky rimase scioccato dalla notizia e dal fatto che anche Gibbs stesse seguendo Tony. Poi diede una banconota a Palmer che era seduto di fianco.
Palmer: "Lo sapevo che era lei! Come mai anche lei è qui?"
Intanto Abby e McGee avevano raggiunto l'auto del dottor Mallard.
Ducky: "Anche voi?"
Palmer: "Riunione di famiglia" disse in tono di scherzo.
Gibbs: "Ducky, Ziva non sta bene e noi non sappiamo perché! Hai elaborato il profilo?" Chiese seccato. Era molto preoccupato per quello che stava succedendo, e non aveva tempo da perdere.

Intanto, dentro casa, Tony aveva steso Ziva sul suo letto, e l'aveva ricoperta di piumoni e copertine, ma la giovane continuava ad avere forti scosse di brividi di freddo. Si rivoltava da una parte e dall'altra, ed aveva un colorito molto pallido. Dinozzo temette che si trattasse di ipotermia, che in gravi situazioni poteva portare alla morte. Le misurò la temperatura corporea che confermò la sua ipotesi: 28°C... Ecco spiegata la confusione mentale sempre più evidente, e la sua impossibilità di camminare. Tony era molto preoccupato e si ricordò di avere nell'armadio qualcosa che le sarebbe stato utile. Dopo che Ziva partì per Tel-Aviv, aveva lasciato la sua felpa dell'NCIS, ed il ragazzo volle portarla a casa come un ricordo. Gliela fece indossare, ma la situazione degenerò.
Voleva salvarla, ma non aveva il tempo di portarla in ospedale, così si tolse la maglietta e si infilò nelle coperte abbracciandola per trasferirle calore. Appena la avvolse fra le sue braccia e le fece appoggiare la testa sul suo petto, si calmò. Dopo poco chiuse gli occhi e finalmente riuscì ad addormentarsi. Si sentiva protetta, meno sola ed il suo corpo che continuava a scaldarla era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Era il giorno del suo compleanno e suo padre se l'era completamente dimenticato. La piccola Ziva rimase male, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Ogni anno quel giorno era un giorno come tutti, ma quanto le sarebbe piaciuto fare una festa come facevano i suoi fratelli, come le sarebbe piaciuto sentirsi amata per una volta dalla sua famiglia, ma lei non poteva. Perché quel giorno non era marcato come un bel giorno, un giorno di festa in cui una bambina era nata... No... Era un giorno fatto di lacrime, che veniva trascorso sempre d'avanti al muro del pianto da quando sua madre aveva lasciato quel mondo, abbandonando nelle mani del destino le vite delle sue figlie piccoline. Non ha mai avuto il coraggio di chiedere a suo padre come fosse successo, ma avrebbe tanto voluto farlo. Aveva solo 8 anni. Era in un giardino enorme, pieno di alberi, e fiori, e piante di tutti i tipi. Vedeva delle volpi in giro da qualche parte, e degli uccelli che volavano sulla sua testa. In lontananza c'era suo padre insieme ai suoi fratelli Ari e Tali. Sorridevano. Iniziò a correre per raggiungerli, ma più si avvicinava più loro si allontanavano, ed i loro volti diventavano cupi e tristi. Correre le era diventato difficile, i piedi sprofondavano nella terra, e quando rialzò lo sguardo, il giardino era sparito, e lei era circondata dal fuoco. Un anello di fuoco che si restringeva intorno a lei senza lasciarle vie di scampo, ed al di fuori di quel cerchio riusciva ad intravedere il volto arrabbiato di suo padre e quell'indice che da sempre la additava. Sentiva caldo, un caldo insopportabile. Le mani le bruciavano, ed in una folata di vento il fuoco la divorò.

Si svegliò di colpo. Aveva il viso grondante di sudore. Non era la prima volta che faceva un sogno del genere, non era la prima volta che sognava di bruciare. Adesso non aveva più freddo, e riusciva ad avere nuovamente il controllo del suo corpo. Controllò che ore fossero, le 3 del mattino. Si alzò per andare a prendere dell'acqua e si accorse di indossare la sua felpa dell'NCIS. Sorrise ripensando a quando la indossava quotidianamente e a quanto fosse felice nel lavorare sulla scena del crimine. Le mancavano quei tempi. I suoi pensieri vennero interrotti da un'improvvisa fitta allo stomaco che la fece piegare in due. Proprio in quel momento Tony la raggiunse, spaventato dopo averla sentita alzarsi. Corse a soccorrerla e l'aiutò a tornare in camera.
Tony: "Che stavi facendo, Ziva?"
Chiese una volta che lei appoggiò la testa sul suo petto, riuscendo ad ascoltare il suo cuore battere molto velocemente.
Ziva: "Ho sognato ancora una volta la mia infanzia... E del fuoco che si restringeva intorno a me mentre mio padre mi additava come faceva sempre... E le mie mani bruciavano... E..."
La sua voce si ruppe. Calde lacrime iniziavano rigarle il viso, e quando bagnarono anche il petto del ragazzo, questi comprese e l'abbracciò
Tony: "Shh... Era solo un sogno. È tutto finito... Adesso ci sono io con te"
Adesso c'era lui con Ziva, e finalmente lei si sentiva protetta, al sicuro da ogni male.
Tony era molto emozionato, e di nuovo quella vocina che gli diceva di dichiararsi risuonava nella sua mente, ma non ne ebbe il coraggio e riuscì solo a darle un amorevole bacio sul capo.
Sentirla così vicina a lui era una strana ma bellissima sensazione, ma vederla così, senza forze, dolorante e più fragile di quanto non l'avesse mai vista era davvero straziante. L'avrebbe aiutata a rimettersi in forma, ed insieme avrebbero trovato le risposte a tutto quel che accadeva intorno a loro. Insieme. Come una volta.

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