L'ABITO PERFETTO

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Era arrivata a Washington con solo un coltello, il cellulare, il portafogli ed una grande forza di volontà e coraggio che la stavano spingendo a compiere quell'arduo passo, a tornare indietro in un passato fatto di lacrime, sofferenze, segreti, ma anche famiglia, amore, e sogni.
Era tutta la mattinata che immaginava come sarebbe andata quella cena, cosa avrebbe dovuto dire, come avrebbe dovuto spiegare e come l'avrebbe presa Tony... Quella serata avrebbe cambiato la sua vita, ed anche quella del ragazzo, ed entrambi lo sapevano.
Ziva era entrata in un negozio per scegliere un abito adatto all'occasione... Come se veramente Tony avesse badato al vestito... Ma ormai era lì, e non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Aveva provato diversi capi, e tutti le stavano d'incanto, ma non rispecchiavano la sua personalità. Alcuni erano troppo kitsch, altri troppo principeschi, alcuni troppo scollati, altri troppo corti. Stava per gettare la spugna quando ne vide uno che sembrava fatto apposta per lei. Era semplice, corto fino alle ginocchia. La parte alta era nera con delle bretelle che si univano dietro al collo, e a partire dalla vita, scendeva sinuoso e leggero. Aveva anche visto dei tacchi a spillo che erano perfetti. Stava per comprare il tutto quando il telefono squillò.
Bastarono pochi minuti e la leggera euforia che stava gradualmente crescendo in lei, venne stroncata sul nascere.
Chiuse la telefonata e l'unica cosa che desiderava adesso era tornare a casa e stare da sola. Tony le aveva detto che non sarebbe potuto essere con lei quella sera perché aveva altro da fare, qualcosa di molto importante... Molto probabilmente riguardava la sua nuova ragazza. L'agente non aveva compreso quanto fosse importante per Ziva potersi liberare di un fardello tanto grande, e di quanto coraggio avesse dovuto avere nel decidere di farlo, quello che però la giovane ancora non sapeva era che di lì a poco qualcosa sarebbe cambiato nelle loro vite.

Per poter parlare con Ziva nella massima sicurezza, Tony si era chiuso nel più impensabile dei nascondigli, e quando Ducky estrasse la cella di un cadavere e ci trovò dentro l'agente Dinozzo, iniziò a pensare di elaborare un suo profilo psicologico per essere certo che la falsa notizia della morte della sua amica non l'avesse mentalmente destabilizzato. Il ragazzo salutò e se ne andò.

La giornata lavorativa trascorse velocemente, senza raggiungere grandi risultati sul caso, se non che il comburente utilizzato per dare fuoco al volto del cadavere era semplice benzina che qualcuno le aveva messo nello shampoo, e che ha iniziato a bruciare quando un fiammifero le è stato lanciato addosso.
Intanto, seduto alla sua scrivania, McGee stava comunicando i dati ottenuti a Gibbs e Bishop già sull'aereo diretto a Washington. Chiusa la telefonata
McGee: "Gibbs sembrava molto strano... Come se volesse chiudere in fretta la telefonata"
Tony: "E quando mai non è così col tanto amato dalle donne Leroy Jethro..."
Abby: "Gibbs!"
Terminata la giornata lavorativa, la scienziata era salita dal laboratorio per poter parlare con i colleghi, ma quando li raggiunse fu la prima ad accorgersi che dalle porte dell'ascensore era appena uscito il capo.
Tony: "Capo? Da quando gli aerei sono dotati di teletrasporto?"
Gibbs: "Dinozzo non hai niente da fare stasera?"
Tony: "Uh si è vero! Se arrivo in ritardo avrete due casi su cui lavorare contemporaneamente!"
Il ragazzo raccolse lo zaino e la sua giacca e corse verso l'ascensore.
McGee: "Capo dov'è Bishop?"
Chiese ancora stupito dalla sua presenza.
A quelle parole Tony tornò indietro e riformulò la stessa domanda.
Gibbs: "Un'agente dell'NCA è deceduto, e le è stato proposto di tornare mentre eravamo a Tel-Aviv. Siccome il suo matrimonio è in crisi, ha deciso di accettare per poter trascorrere più tempo con Jake. Deve seguire il suo cuore, quello che la rende felice"
La notizia lasciò i due agenti e la scienziata sbigottiti. Per l'ennesima volta erano punto e a capo, dovevano ricominciare dall'inizio, dovevano trovare qualcun'altra che la sostituisse, ma la cosa peggiore di tutte era che ancora una volta avevano perso una collega, un'amica, un'altra persona speciale che aveva deciso di andarsene.
Nella stanza calò un silenzio assordante, ed una cupa atmosfera.
Tony ripensò all'ultima frase di Gibbs, seguire il suo cuore... Tutti avevano seguito il loro cuore, ed ora era il suo turno. Era ancora ferito dalla sua scelta presa a Tel-Aviv 2 anni prima, benché ne comprendesse il significato, ma non poteva perdere tempo con la donna sbagliata, doveva darsi da fare. Così, colto da un impeto di energia scese velocemente le scale e dopo aver chiamato Zoe, ed aver definitivamente chiuso con lei, si diresse alla ricerca di un negozio aperto a quell'ora... Infondo quella mattina anche lui aveva sbagliato.

Ziva era a casa, davanti ad una finestra del soggiorno a riflettere sulla sua vita. Sin da piccola aveva dovuto sopportare atroci sofferenze, la separazione dei genitori, la morte della sorella, e poi quella del padre. Aveva sempre nella mente quel momento in cui fece la scelta giusta di salvare Gibbs, premendo il grilletto. Uccidendo suo fratello. Poi è entrata a far parte dell'NCIS, ci sono stati innumerevoli fraintendimenti, ma alla fine sono sempre tornati insieme, quella era la sua famiglia che mai l'avrebbe abbandonata. E poi continuava a ripensare a quell'addio che tanto la fece soffrire, e dopo il quale nessuno aveva saputo più niente di lei... Come lei stessa voleva. È sempre stata una ragazza riservata, persino nei momenti peggiori si è sempre tenuta tutto dentro, questa volta però non poteva né voleva...
Erano circa le nove quando la porta di casa si aprì e Ziva restò sorpresa nel vedere Tony con delle buste di cartone che sembravano molto pesanti.
Ziva: "Cosa ci fai qui? La tua ragazza non ti vuole sudato dal lavoro?"
Era felice di sapere che Tony si era rifatto una vita, ma chi voleva prendere in giro? Lei lo amava e l'ha lasciato andare... Voleva rendere le cose più facili, ma quando il destino decide che sarà dura non si può cambiare.
Tony: "Immagino che quando sei venuta qui non avevi nulla... Così ci ho pensato io. Mettiti questo, mi lavo e andiamo al ristorante"
Aveva uno sguardo sincero, rassicurante e Ziva sapeva che, ognuno a suo tempo, avevano sbagliato entrambi. Quando estrasse il contenuto dalle buste, ci trovò di tutto: maglie, pantaloni, abiti, scarpe... E persino dell'intimo. Rivolse a Tony uno sguardo agghiacciante e lui di rimando fece spallucce con quel sorrisetto al quale non si poteva rispondere. Poi nell'ultima busta trovò proprio il capo che quella mattina aveva provato in negozio e quelle scarpe perfette.
Tony: "Appena l'ho visto ho pensato a te"
Ziva: "Grazie Tony"
Il ragazzo sapeva bene che quel grazie non era riferito agli abiti che le aveva comprato, ma non disse nulla e si diresse in camera sua.
Una volta pronta, Ziva andò in bagno e si sciacquò il viso. Se la sarebbe sentita di dirgli tutta la verità? O gli avrebbe mentito un'altra volta? No! Doveva farcela, lei era Ziva David e Ziva David non ha paura di niente... Peccato che però l'NCIS l'aveva cambiata, aveva avuto un padre che le ha sempre insegnato che i sentimenti non esistevano, e adesso si era ritrovata a vivere proprio di emozioni e di ricordi. Era cambiata, ma la leonessa che era in lei non ha mai smesso di ruggire.
Con il volto ancora bagnato si portò una mano al collo. Dov'era la sua collanina? Perché Tony non gliene aveva ancora parlato? Magari dopo 2 anni se l'era dimenticata ed ora stava ammuffendo nel cassetto... Ma d'altronde cosa si aspettava, che la portasse al collo dopo che lei se ne fosse andata? Era stata un buon membro nell'NCIS, aveva creato un legame unico con tutti i suoi colleghi e soprattutto amici, ma non poteva certo essere costantemente nei loro pensieri!
Fu Tony, chiamandola dall'uscio di casa, a scostarla dai suoi pensieri e farla tornare alla realtà.

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