Forget

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"Si calmi signor Jackson, sono solo gli anestetici che non la fanno ricordare, non si preoccupi!"
"No, lei si ricorda di me, deve!"
"Ma no! Si calmi perfavore o peggiorerà la cosa"
"La cosa è già ai limiti"

PARLA MICHAEL
Non erano gli anestetici, ne ero sicuro, non poteva non ricordarsi di ogni nostro giorno passato assieme, di ogni nostro bacio e delle nostre lacrime.

PARLA ILARY

Erano passati tre giorni di interminabili domande se ricordassi quslcosa. Ma non avevo la minima idea di chi fosse quel uomo che mi stava accanto 24 su 24.

Tre settimane più tardi

Iniziavo a ricordare tutto ma nulla di quel uomo.
Era un pensiero fisso e doloroso.
Lui piangeva ogni volta che li dicevo di non ricordare, quindi preferivo dirlo solo quando i dottori me lo chiedevano.
Stavo bene, Michael mi diede delle chiavi di un appartamento, dove potevo vivere.
Avevo trovato un' lavoro, era stato molto facile, il proprietario del bar mi aveva assunto subito, non sapevo bene il perché.
Ogni volta che mettevo un piede fuori da casa mia c'era una marea di giornalisti e fotografi, io non capivo il motivo ma solo "signora Jackson, cos'è successo, perché non vive più con suo marito?"
Io": io non sono sposata, smettetela!"

Un giorno stavo uscendo di casa e come sempre i fotografi e i giornalisti si erano appostati davanti a casa mia, dietro quella folla vidi arrivare un macchina molto grande, con i vetri oscurati, seguita da altre.
Ad un certo punto si spalancò la porta posteriore, la folla si girò; guardavano tutti quel corpo, increduli, forse ero l'unica a non capire cosa stava succedendo.
Era un uomo dalla pelle molto chiara, con dei riccioli che li cadevano sul viso, vestito in modo elegantissimo e con due guardie del corpo dietro di lui.
Tutti i fotografi lo stavano fotografando, ma chi era quel uomo?

Stava venendo verso di me, aveva una faccia familiare, ma non avevo presente. Ad un certo punto ricordai tutto, era quel uomo del ospedale.
Era un po cambiato dall'ultima volta che l'avevo visto.

Ad un certo punto venne davanti a me ad una distanza molto ravvicinata, mi guardò negli occhi. La mia memoria riaffiorò un ricordo, un immagine - quel uomo in un palco - poi un altra - quel uomo nudo - poi un altra ancora. Le immagini non si fermavano più, erano penetranti e incontrollabili.
Capii, era lui, non era " quel uomo ", lui era "Michael".
Mi sentii togliere tutte le forze di dosso, quella figura davanti a me, aveva avuto un effetto collaterale importante. Non mi era mai successo, oddio Michael!
Mi afferrò nel momento in cui io stavo cadendo e urlò" oddio! Chiamate un' ambulanza, vi prego!", aveva iniziato a piangere, ma io di più.
Io": Michael, io mi ricordo..."
"Oddio, non ci posso credere, ho aspettato un'anno, ho pregato tanto, ma è servito, Ilary io ti amo"
"Anch'io ti amo ancora!"
"Andate via, lasciatela in pace!", gridò ai fotografi e ai giornalisti.
"Michael "
"Ilary"

*************************************
Era passato un'anno e avevo capito, perché tutti quei riflettori puntati addosso, le richieste di lavoro accettate subito, e il continuo senso di smarrimento che mi usurava ogni singolo giorno.
Eravamo ritornati quella coppia, e io aspettavo un bambino.

MICHAEL JACKSON      Gli occhi di Michael.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora