11 - Simon

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Dannazione, dannazione, dannazione!!! Ma che mi è preso? Porca miseria! L'ho baciata? Sì! L'ho BACIATA!! Sulle labbra poi! E quanto era stato bello...

Scossi la testa incredulo.

Basta! Ma che cos' avevo in testa? Mi volevo forse suicidare?

Mi gettai in strada a tutta velocità, scatenando le proteste di qualche guidatore. Non mi fregava niente di andarmi a schiantare contro un muro o un albero. Volevo solo farla finita con questa assurda storia.

Mannaggia!

Portai il pugno alla bocca e lo strinsi tra i denti per il nervosismo. La pelle mi fece male ma lo ignorai. Avevo voglia di andarmene da questo odioso posto, di lasciarmi tutto alle spalle.

Rimpiansi di avere avuto l'assurda pretesa di farla cadere in un tranello. L'unico topo in trappola in quel momento ero proprio io.

Arrivai a casa. Quando entrai guardai lo specchio. Questo mi restituì solo la mia immagine.

Fortuna che Tneske non mi stesse cercando!

Imprecai rabbioso. Il pensiero ancora rivolto ad Aurora. Il suo viso pulito e i suoi occhi chiari che mi imploravano di uscire con lei.

Dannazione! Come sarei uscito indenne da questo pasticcio?

Mi tolsi la maglietta e mi gettai sul letto quando raggiunsi il piano di sopra. Sospirai provando a calmarmi ma non ci riuscii.
Che fare ora?

Provai a riflettere. Giunto a questo punto potevo essere più che sicuro che Aurora non sospettasse che fossi il Kelsea. Ma io ero veramente una minaccia per lei adesso? Ora come ora, potevo dire di volerla uccidere? Di annientarla brutalmente come mi era stato ordinato?

Lei aveva piena fiducia in me. Qualunque altro Kelsea avrebbe pagato per avere un'Alessi con il piede già nella fossa come l'avevo io!

Ero a metà dell'opera! Bastava portarla in un angolino appartato e ucciderla, così come avevo fatto l'altra notte con quella ragazza.

Chiusi gli occhi dall'orrore che quell'immagine nella mia mente mi causava. Vedere Aurora al posto della mia scorsa vittima mi diede un brivido, di piacere e paura insieme.

Non riuscivo a digerire il fatto che potessi essere legato a lei. Non lo tolleravo!!! Mi facevo ribrezzo da solo. Eppure avevo desiderato ardentemente di darle quel bacio. Non lo avevo fatto con secondi fini. Solo perché... Perché?

Pensare quelle parole mi fece letteralmente rivoltare lo stomaco. Per tutti i demoni di questo mondo!! Stavo diventando pure... sdolcinato?

Con una smorfia schifata mi girai su un fianco. Si era mai visto un Kelsea pensare alle romanticherie?

Se me l'avessero detto qualche tempo fa che mi fossi ridotto così, proprio non c'avrei creduto. Mi sarei seriamente rifiutato di crederci!

Sdegnato riflettei sul perché avessi tanto desiderato sentire la morbidezza delle sue labbra. Il mio cuore era calmo mentre lo facevo, il suo era impazzito, avevo potuto sentirlo anche a debita distanza.

Forse perché mi ero innamorato? Fantastico! Che bell'idiota che ero stato. Mi sentivo come Einstein quando aveva scoperto la teoria della relatività!

Che allegria! Che gioia! Infondo che male c'è a baciare in bocca il tuo peggior nemico quando invece dovresti ucciderlo?

Ma non solo questo... dico... che male c'è ad essere innamorato di lei quando le leggi universali te lo vietano?

Niente, proprio niente! Era tutto assolutamente normale!

Soffrii in silenzio senza sapere cosa fare. Più trascorrevano i secondi silenziosi più mi convincevo che non avrei saputo finire il lavoro intrapreso. Non potevo ucciderla. Non io almeno!

Inveii contro me stesso. Possibile che mi fossi ridotto a una pappamolla? Io che mi credevo superiore a tutti i miei compagni? Io che facevo cascare ai miei piedi tutte le ragazze che desideravo? Dovevo per forza andare a perdere la testa per un Alessi? Il mio nemico giurato? Il mio avversario mortale?

Che avrei fatto quando sarei tornato da Tneske e gli altri a mani vuote? Di sicuro Jeffer se la sarebbe spassata a deridermi, e chi avrebbe potuto controbattere, poi?

Per non parlare di Tneske. La sua espressione di delusione già mi raccapricciava. Era peggio di una pugnalata alle spalle.

E se Aurora avesse saputo chi fossi? Sarebbe cambiato qualcosa?

Ruggii d'odio e strappai il cuscino con un'unghiata mentre quasi non mi trasformavo. Ammansii il mio temperamento per evitare altri spiacevoli inconvenienti. Mi controllai.

Mi stropicciai gli occhi stanco. Non dormivo da un bel po'. La scorsa notte non avevo fatto che stare sveglio tutto il tempo a pensare una soluzione che nemmeno era arrivata.

Quella mattina poi era stata la fine. Non avrei potuto più impormi una resistenza che non c'era. Desideravo Aurora. Ne sentivo il bisogno impellente tuttora! Lo stesso che avevo sentito la sera scorsa al pub.

Mi grattai il capo confuso mentre mi concentravo con lo sguardo sulla luce spenta e la persiana socchiusa.

Fino a quel momento la vita aveva avuto tutto un altro senso per me. Ogni giorno era stato uguale all'altro. Ogni missione mi aveva motivato a dare il meglio di me. Ora avevo paura di domani, e del giorno dopo ancora. Di qualunque giorno che avrei dovuto trascorrere con lei e senza di lei.

Stritolai la mano destra dentro l'altra provocandomi solo un atroce dolore. Poi mi rialzai con la testa annebbiata. Il mio stomaco protestava, avrei dovuto mettere qualcosa sotto i denti se non avessi preferito morire di fame. Il che era una buona aspettativa in confronto al resto.

Riscaldai nel microonde un piatto pronto e lo trangugiai senza nemmeno sentirne il sapore. Chiedendomi ora cosa avrei fatto?

Avrei dovuto contattare Gabriele? No, non ne avevo proprio voglia per oggi.

Forse avrebbe vinto Aurora. Mi accorsi che non me ne fregava più di tanto. Quello che più mi preoccupava in quel momento era la sua incolumità. Sua e di nessun altra.

Diedi un occhiata all'annuario della scuola che avevano distribuito la mattina precedente e andai alla foto della mia classe. Lei era là, che sorrideva. I capelli biondi e gli occhi cristallini la facevano sembrare irreale, quasi luminosa. I suoi lineamenti sottili sembravano fatti apposta per essere accarezzati dai miei occhi, che ne coglievano la diversità proprio perché ero un suo nemico.

In un impeto di orgoglio gettai l'annuario all'altro capo della stanza.

Mi costrinsi a pensare che lei non contava nulla per me. Che avrei approfittato di una di queste uscite serali per farla fuori definitivamente e toglierla di mezzo il prima possibile.

Sentii il mio essere rinvigorirsi a questi pensieri, ma fu solo un istante. Dopo sprofondai nello scoraggiamento. Mi rinchiusi in casa e per quel giorno non misi un piede fuori dalla soglia.



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