28 - Aurora

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Okay. Okay. Perché non frenavo quelle fantasie odiose che mi si affollavano nella mente? Che mi stava prendendo? Andrea era carino, bene. Ma perché seppur mi ostinavo a tenerlo lontano la mia mente continuava a rievocare il momento di quel bacio che era stato fin troppo appassionato?

Camminai dritta per tutto il pub alla ricerca di Gabriele, dovevo allontanarmi da Andrea e non cercarlo mai più. E intanto lui che faceva? Mi veniva dietro come un cagnolino.

"Vuoi piantarla di seguirmi?", gli dissi stizzita.

"Fino a poco fa stavamo trascorrendo una serata insieme... o sbaglio?", fece lui con la faccia da innocente.

Sbuffai di disapprovazione e seguitai a camminare alla ricerca del mio protetto.

"Ecco...", lo accusai, "mi hai pure fatto perdere di vista il mio protetto".

"Ma dai!", ghignò Andrea puntandomi di proposito le pupille ardenti negli occhi.

"Smettila di fissarmi in quel modo!", lo apostrofai acida.

"Naaa, perché mai? Sei bellissima angelo, non mi perderei un solo movimento di te!".

Grugnii contrariata e con lo sguardo cercai di scandagliare tutta la stanza alla ricerca di Gabriele.

"Niente, qui non c'è!", sbuffai guardando Andrea in cagnesco.

"Che vuoi che sia?", mi disse Andrea divertito, "Starà approfondendo le conoscenze con Cristina, del resto che torto vuoi dargli, è proprio una bell...".

"Zitto!", lo misi a tacere con un colpo leggero sulla spalla. "Piantala di ciarlare per favore!".

Ero proprio indignata. E anche un po' gelosa. Sebbene non provassi nulla per Gabriele mi dispiaceva sentirmi dire di essere stata scaricata da lui perché troppo impegnato a fare conquiste, anche se, a dirla tutta, io avevo fatto la stessa cosa con lui.

Mi rattristai al pensiero che forse Gabriele mi aveva cercata prima di sparire.

E se quella Cristina fosse stata una Kelsea anche lei? Rabbrividii.

"Cristina era... era un'umana, giusto?", chiesi allarmata ad Andrea.

"Credo di sì", mi rispose lui perplesso. "Era abbastanza imperfetta da essere umana ad occhio e croce, ma non saprei dirti con certezza".

"Perché... noi saremmo perfetti?".
"Fisicamente più degli umani. Non lo sapevi?".

Scossi la testa pensierosa. Mi consolai. Almeno Andrea era tornato serio e dal suo tono appariva evidente che volesse aiutarmi.

"Vuoi che ti aiuti a cercarlo?". Mi chiese preoccupato.

Per un attimo rimasi a riflettere. "Forse è meglio fargli una telefonata. Magari non c'è nulla da temere e sta bene. Vieni, andiamo fuori". Lo presi per una manica e me lo trascinai dietro. Lui apparve parecchio soddisfatto dell'esito della situazione e non se lo lasciò ripetere due volte.

Mi guardai bene dal non tornare nella stanza deserta per non stuzzicare le fantasie di Andrea. Preferii piuttosto attraversare il corridoio affollato perdendo un sacco di tempo.

Quando giungemmo all'esterno ci sedemmo sui gradini in cui eravamo rimasti prima. Intorno a noi c'era qualche coppia troppo impegnata a sbaciucchiarsi per interessarsi ai nostri discorsi e due fumatori a debita distanza che chiacchieravano allegramente.

Tirai fuori dalla tasca il cellulare e mi accorsi che era spento.

"Com'è possibile che il mio cellulare sia spento?". Feci sorpresa.

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