2 - Aurora

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Dopo aver avuto il colloquio con Albian ero uscita dallo studio parecchio frastornata, ma allo stesso tempo ero piuttosto curiosa di conoscere il mio nuovo protetto.

Trovai Agàte ad aspettarmi davanti all'uscio. Mi sorrise cordiale e mi chiese: "Allora? Com'è andata?".

Annuii distratta con un mezzo sorriso. Lei mi mise una mano sulla spalla e mi portò nella fatidica sala dei guardiani. Non c'ero mai entrata, e mi stupii vedendo quanto fosse immensa e vuota.

Un enorme salone col pavimento in legno e sullo sfondo uno specchio dalle proporzioni giganti erano gli unici adorni alle pareti della stanza.

Vidi la mia figura esile riflettersi sulla superficie, quando lo sfiorai il mio dito vi affondò come fosse stato inghiottito da quella sostanza fluida, luminosa, ma allo stesso tempo riflettente. Capii che quella doveva essere la porta.

Dunque era questa la sala da dove partivano i guardiani per raggiungere i loro protetti! E una volta che mi sarei trovata dall'altra parte come avrei riconosciuto la strada?

Milioni di domande mi affollavano la mente, ma per fortuna Agàte mi precedette e mi diede le dovute spiegazioni.

"Allora Aurora, stai per essere mandata in una piccola città, è lì che vive Gabriele, il tuo protetto. È un ragazzo come tanti con la passione per la musica. Studia al conservatorio e frequenta il liceo classico della sua zona. Tu ti presenterai a lui come una ragazza nuova. Sei andata ad abitare per qualche anno da tua zia per via del lavoro dei tuoi. Fanno i manager e i loro impegni li costringono ad andare in giro per il mondo continuamente.

Vivrai in una casa tutta per te che naturalmente apparirà un rudere agli occhi degli umani. Quindi non fare mai vedere il luogo in cui abiti a Gabriele o potrebbe insospettirsi.

Frequenterai la sua scuola, e anche il conservatorio. Il primo incontro sarà proprio domani mattina al liceo. Avvicinalo in maniera naturale. Penso che tu già sappia che gli umani non dovranno essere al corrente delle tue potenzialità magiche, giusto?".

Quel flusso di parole così veloci e precise calavano dentro di me e quasi a stento riuscivo ad andarci dietro. Mi sforzai di memorizzare tutto quanto: ragazza di buona famiglia, ricca, musicista, simpatica, ma soprattutto naturale... mi veniva da ridere! Come facevo a essere naturale se era tutto programmato?

Agàte mi guardò perplessa: "Aurora? Stai seguendo?".

"Sì!", mi affrettai a rassicurarla.

Lei riprese più risoluta di prima. "Occhio ai Kelsea, saranno nei dintorni, e non sarà facile riconoscerli. Il nemico si è già mosso, probabilmente è già arrivato prima di te e aspetta un tuo passo falso...".

Annuii. Non sapevo come mi sarei comportata davanti a uno di loro. Ero stata addestrata naturalmente, sapevo combattere e difendermi, tuttavia era più che ovvio che gli allenamenti scolastici non erano niente in confronto all'esperienza diretta.

Chissà com'era un Kelsea in forma demoniaca...

"Perfetto...", continuò la mia insegnante. "Saprai bene che se incontrerai un nemico per la via dovrai eliminarlo. Per farlo ti sarà concesso di tornare alla tua forma incorporea".

"Come faccio a tornare Alessi?" chiesi. Ero sempre rimasta in forma angelica, non ero mai stata umana. Come facevo ora a passare da una forma all'altra?

"Basta pensarci...", mi suggerì Agàte.

Compresi. Mi sembrò più facile del previsto.

"A casa c'è già tutto quello che ti serve: gli abiti, il cibo, un'auto. Ricorda che da domani sarai umana e come tale dovrai soddisfare i tuoi bisogni primari: dovrai dormire, mangiare...".

"Come posso riconoscere un Kelsea?", chiesi più preoccupata di quell'aspetto della mia gita, anzicchè dei miei futuri bisogni primari. Anche se non ero un'umana ero stata educata a guidare una macchina o ad arrangiarmi con un telefono cellulare.

"Potrai percepirlo solo nella sua forma demoniaca, come lui potrà percepire te solo quando sarai trasformata in Alessi".

Trassi le mie conclusioni: "Dunque prima o dopo se interverrò con i miei poteri lui si accorgerà di me".

"Proprio così!", confermò la donna.

Rimasi in silenzio a riflettere. Avrei dunque percepito il Kelsea anche se ero una semplice umana... solo, però, se lui fosse stato nella sua forma demoniaca. Male! Molto male! Era come cercare l'ago in un pagliaio. Soprattutto nel momento in cui lui avrebbe preferito complicarmi la ricerca restando nel suo corpo umano.

"C'è qualche altra cosa che vorresti chiedermi?", domandò Agàte in maniera formale.

"Sì, chi è il Kelsea con cui dovrò scontrarmi? Ha la mia età?".

"Probabilmente sì...", corrugò la fronte. "I Kelsea sono i nostri esatti opposti quindi credo che per loro, come per noi, valga la regola dell'uguaglianza di età".

Bene, allora avrei dovuto cercare tra i miei coetanei. Sempre meglio che niente.

"Altro?", mi chiese Agàte sorridente.

"No... credo di no", terminai.

Agàte mi fissò per un secondo poi mi diede un bacio sulla guancia. "Allora puoi andare Aurora...". E con gesto teatrale mi indicò il grande specchio di fronte a me. Lo attraversai leggermente agitata. Una sensazione di vuoto mi avvolse mentre ero scossa dai brividi di freddo e quella sostanza fluida avvolgeva il mio corpo. Ad un certo punto in quella luce accecante mi sentii precipitare, ma le ali non funzionavano più a dovere. Capii che erano scomparse.

Chiusi gli occhi impaurita. Quando li riaprii ero già in un posto nuovo.

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