17- Simon

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Quando si vede che sei nei guai fino al collo? Forse quando il tuo amico, nonché collega, ti sta trascinando a forza in un luogo in cui tu non vuoi andare perché già sei sicuro di trovarci la tua peggior nemica. Nemica della quale tu, per di più, sei innamorato, e senza via di scampo, per un qualche tragico scherzo della natura.

Non solo! Il tuo amico ha tutte le buone intenzioni di ucciderla, la tua nemica-amata... e tu cosa fai? Aiuti l'amico o il nemico? Beh, in questo caso dovresti aiutare l'amico se tu fossi sano di mente, ma mettiamo il caso che sei matto da legare come me... che fai? Aiuti il nemico?

Porca vacca! Che gran casino!

"Insomma Simon, smuovi quelle chiappe e scendi!". Il mio finto fratellastro mi attendeva sulla soglia mentre cercavo di vestirmi in tutta fretta. "Cavoli amico, sei peggio di un peso morto!", lo sentii sbottare con finta esasperazione dal piano di sotto.

Logan e la sua ironia, pensai.

Io invece non avevo nessuna voglia di scherzare. Ero consapevole di stare per recarmi sul patibolo della mia esecuzione.

Quando fui vestito di tutto punto mi diedi un'ultima controllatina allo specchio e scesi di sotto. Vidi Logan con le chiavi della mia auto già tra le mani.

"Ehi amico, molla l'osso". Lo avvertii con uno sguardo minaccioso.

"Dai Simon, non puoi fare questo al tuo ospite. Fammi guidare la tua macchina! Ti prego!". Mi supplicò Logan mentre stringeva le chiavi tra le mani come fossero reliquie.

"E va bene...". Non avevo voglia di litigare, "ma non ti ci abituare. E giuro che se me la graffi ti stacco la testa e ci gioco a bowling con i tuoi arti che fanno da birilli".

Logan annuì seriamente preoccupato. Sapeva che quando dicevo qualcosa non scherzavo mai.

Salì al posto guida con un fischio di ammirazione. "Wow, che bestia!".

"Zitto e guida!". Lo misi a tacere con un'occhiataccia degna di un Kelsea.

Lui mi restituì un sorriso.

Sghignazzai pure io. L'ironia della vita, pensai. Logan sembrava così buono e amichevole con me. Ma se mi soffermavo a pensare a lui come Kelsea mi venivano i brividi.

"Dove vorresti andare, noioso rompiscatole?". Gli chiesi scocciato.

Lui fece una faccia sbigottita. "Sei qui da più tempo di me, e non sai che stasera c'è la festa del gruppo giovanile?".

"Beh, non lo sapevo... ti stupisce?", gli dissi scocciato.

Logan parve rifletterci un po' su. "Beh, amico, più che stupirmi mi preoccupa. Tu non sei il tipo da farsi sfuggire i party e i casini".

"Già, come no...", feci sarcastico.

"Sai che per l'occasione hanno affittato una villa in aperta campagna? Ci sarà da sballarsi! E ci scommetto che ci saranno anche un sacco di gnocche strafighe!".

Ecco l'altra faccia di Logan. Non era poi tanto diverso da com'ero io fino a qualche giorno fa.

"Vedi di non ammazzarne qualcuna tu, piuttosto!". Gli feci io con aria di chi la sa lunga anche se in realtà l'ammonimento era rivolto a me stesso più che a lui.

L'auto si accese. Logan diede appena di acceleratore. Quando si mise su strada sembrava essere al settimo cielo dalla felicità.

"Questa sì che è una figata!", disse in estasi riferendosi alla mia auto.

Non lo ascoltai. Mi limitai piuttosto ad ammiccare fuori dal finestrino con la testa affollata di pensieri.

Il tragitto sembrò essere brevissimo.

Guardian - il fascino del proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora