44 - Simon

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Non credo fosse stata impressione mia. A casa di Aurora in quel momento tirava una brutta aria e lei non c'era. Tutto era iniziato quando Agàte aveva ricevuto una telefonata, sembrava su di giri dopo aver parlato col misterioso interlocutore. Credo che si trattasse di Andrea perché avevo sentito dire alla tutrice di Aurora: "Ti ha lasciato?". In quel momento era passata dall'incredulità alla collera in un battibaleno.

Io me ne stavo accovacciato dall'altra parte della strada, fissavo la finestra.

Fu quando vidi Agàte uscire e sbattere la porta che pensai fosse il caso di andare a cercare Aurora. Se l'avessi trovata prima della sua insegnante avrei potuto avvertirla. Doveva inventare una buona scusa. Non doveva parlare di me, né doveva farsi scoprire.

Provai a scuola, se n'erano già andati da un po', poi ebbi un idea migliore. Mi trasformai in pantera e ne seguii l'odore.

Proseguivo nascondendomi tra i cespugli... non era il caso che si destassero sospetti sulla presenza di un animale felino in città. Se poi l'avessero saputo Logan e Tneske, semplicemente non avrei avuto scampo.

Corsi non appena capii dove Aurora si fosse diretta. Stava per fare buio. Tornai me stesso e localizzata la camera di Gabriele, bussai alla finestra. Nella stanza si fece silenzio così tornai a bussare con insistenza, finalmente qualcuno aprì.

"Simon!". Esclamò Gabriele stupito.

"Dov'è Aurora?", chiesi frettoloso.

"È qui dietro di me".

La vidi affacciarsi. Mi arrampicai al davanzale e piombai in camera richiudendo la tapparella. Lei mi saltò addosso e mi abbracciò sotto gli occhi di un Gabriele scettico. La baciai.

"Agàte ti sta cercando. È in collera come non mai, potrebbe sospettare del mio ritorno. Attenta a quello che dici".

Annuì coi suoi occhi azzurro cielo. La notizia di Agàte adirata non la scompose più di tanto. Le strinsi la mano.

"Gli ho detto tutto", mi disse lei indicando Gabriele.

Mi voltai a guardare il mio vecchio terreno e lui abbassò il capo per darmi la conferma. "Spinosa questa situazione, eh?". Mi disse indicando Aurora.

Contrassi le labbra in una smorfia di disappunto, non mi andava che me lo ricordasse proprio in quel momento. "Sai cosa sono e cosa è lei?", gli chiesi.

"Sì".

Mi scompigliai i capelli. "Bene".

"Che farete adesso? Presto Agàte verrà anche qui", asserì Gabriele. Sembrava che stesse dalla nostra parte.

"Intanto usciremo da qui, poi cercheremo una soluzione", disse Aurora rivolgendosi a lui e fissando per ultimo me.

Sembrava essere speranzosa di stare un po' insieme, glielo leggevo negli occhi, e cavoli se non ne avevo voglia anch'io!

Annuii. "Andiamo", le dissi prendendola per mano.

"No", rispose lei sciogliendo la presa. Il suo corpo si rimpicciolì e prese la forma di una colomba che si posò sul davanzale.

"Che intendi fare?". Le chiesi perplesso. Ma poi compresi... voleva che la seguissi.

"Capisco". Mormorai.

Gabriele mi stava ancora guardando scettico. "Grazie di tutto... se tua madre chiederà di Aurora inventa qualcosa per giustificare la sua mancanza... lei immagina che sia ancora qui...", dissi distaccato. "E ora sta' attento, allontanati da me, devo fare una cosa". Aprii nuovamente la finestra.

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