Seven; another possibility

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Quel giorno lasciai fare ad Harry, mi lasciai nelle sue mani. Non ero tanto convinta del fatto che non se ne approfittasse di me, ma era stato premuroso a prepararmi una tazza di camomilla e adesso mentre io sorseggiavo la tazza fumante stava cercando di far uscire l'acqua calda per una doccia, quello che sicuramente mi serviva nonostante me la fossi fatta neanche un'ora prima.

Alzai lo sguardo dal vuoto che fissavo non appena mi accorsi della presenza di Harry. Era poggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte sul petto che mi guardava. Restammo in silenzio, perché tanto il silenzio parlava solo. Sia io che lui sapevamo, sapevamo che io le parole me le facevo morire in gola come abitudine.

Continuai a guardarlo, alzando anche la testa quando si mise proprio difronte a me. Tenevo le ginocchia vicino al petto ed ero quasi rannicchiata su me stessa, i suoi occhi puntati sul mio viso e ormai neanche la camomilla mi andava più di tanto.

"Vieni, la bevi dopo." Mi porse la mano che io esitai ad afferrare per poi alzarmi. Mi tolse delicatamente la tazza dalla mano destra e la posò sul tavolo dietro di lui. Deglutì il nodo alla gola e lo seguì verso il piccolo bagno.

Quando lui aprì la porta lo specchio era già appannato così come il vetro della finestra per via del calore che riempiva la stanza. L'unico rumore era quello dell'acqua aperta.

Lui sapeva benissimo cosa fare, dubbi non ne aveva. Aveva solo la paura di potermi prendere male e non riuscire più a riagganciare i pezzi che aveva rotto in passato.
Mi alzò facilmente da terra, con le mani afferrai le sue spalle quando mi fece sedere sul mobile ritrovandomi con i piedi penzolanti e il suo viso all'altezza del mio.

Portai i capelli all'indietro sotto il suo sguardo attento, e avevo gli occhi inchiodati nei suoi mentre li legavo in uno chignon. Aveva le labbra umide, e le rendeva più desiderabili ma non mi sarei spinta di nuovo. La paura che avevo dentro era indescrivibile.

"Se hai bisogno di una mano, potrei aiutarti." Sapevo benissimo che di aiutarmi a lavare non gliene importava quasi in fico secco, mi limitai ad annuire e lo vidi accennare un sorriso prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta dietro di lui.
In certi momenti la voglia di non avere un cuore pieno zeppo di sentimenti era tanta, era ora. Se si potessero infilare due dita nel cuore e vomitare tutto, lo avrei fatto.

Non faticai a scendere, la fatica era altro. Mi tolsi i vestiti, ma non lui dalla testa. Quando entrai in doccia non mi preoccupai nemmeno di indossare la cuffia, chiusi le anti facendole scorrere. Anche il vetro di quest'ultime era appannato, i miei occhi pure. Mi rilassai sotto il getto d'acqua, che in qualche modo riusciva a non farmi pensare troppo, perché io di pensieri ne avevo davvero tanti. Le mie labbra socchiuse canticchiavano i The Fray, ad occhi chiusi mi sciacquavo mandando via il sapone, ma non il nodo alla gola.
I capelli erano umidi, quando uscì dalla doccia mi affrettai ad avvolgermi nell'accappatoio e incrociai le braccia al mio petto mentre tiravo su con il naso.
Mi piegai per prendere i vestiti, che una volta asciugata indossai di nuovo.
Ad aprire la porta ci misi qualche minuto, quello che serviva per prepararmi psicologicamente ma non del tutto.
Il cambio di temperatura mi fece sentire freddo per istanti, quando in modo pigro trascinai i piedi con le pantofole verso la cucina ma mi bloccai quando lo vidi seduto nel divano del salotto. Il cellulare nelle sue mani, e la luce illuminava il suo viso impassibile mentre riempiva la mia attesa.

Sospirai, e mi misi a sedere accanto a lui facendo sprofondare leggermente il divano. Ma come non mi aspettavo, non tolse lo sguardo dallo schermo. Lo fece solo dopo qualche minuto, che io passai a mordermi il labbro. Le gambe erano piegate e il gomito poggiato reggeva la mia guancia anche essa poggiata sul palmo della mano congelata.

Stavamo in silenzio, perché parole non ne voleva dire. Voleva fatti, cose pratiche, consumarmi le labbra e baciarmi il collo fino a graffiarlo.
Si sentiva solo il traffico di Londra, il suo cellulare che vibrava di tanto in tanto ma i suoi occhi erano su di me.

"Ti avevo promesso che non mi sarei dimenticato di te." E quelle parole mi lacerarono il cuore, facendo sentirmi tutte le malinconie di quel giorno che erano state seppellite sotto altre tristezze. "L'hai fatto." Dissi, senza paura. La sicurezza in quella frase si vedeva nei miei occhi e lui se ne accorse. Voltò la testa abbassando lo sguardo, ma non perse tempo a ritornare a guardami di nuovo.

"Sono qui." Si difese, come se questo potesse bastare. Ma tu lo sai quante lacrime ho versato? Quanto dolore mi hai procurato?
"Dovevi essere qui anche prima, Harry." Cambiai posizione, poggiando la schiena nel braccio del divano e le ginocchia adesso erano avvolte dalle mie braccia. Lui lo avevo difronte.
"Perché pensi al passato Lily? Perché invece non pensi che sono qui adesso?" Quelle parole mi fecero sorridere, amaramente. "Perché il passato fa sempre parte di quello che sei, non sei stato. Io sono sicura che non sei cambiato per niente."

Stavolta lui sbuffò una risata ironica, quasi volesse sputare veleno. "Sono cambiato per te, ricordi?" Mi passai una mano in fronte, ricordi mi passavano in testa. L'ancora, i baci rubati, i "ci sono io.", fare l'amore, gli abbracci che mi dava appena sveglia, le carezze sul viso e quando mi diceva che ero bellissima..

"Ma te ne sei andato lo stesso." Quella volta la voce era più bassa, perché sapevo che avrei pianto di nuovo. E forse mi avrebbe fatto solo bene sfogarmi con chi mi aveva fatto del male, chi era stato la causa della mia distruzione interna.

"Inutile che ti arrampichi alla ricerca di qualche soluzione, non ci sono soluzioni. Te ne sei andato, dicendomi che saresti stato lì per pochi mesi. E io sai cosa facevo? Me ne stavo coricata ad aspettare una tua chiamata, ma forse era anche chiedere troppo."

"Sono io quella che ha rifiutato a sua madre, ai miei amici. Con te mi sono buttata troppo in fretta, e ovviamente mi sono fatta male da sola." Scossi la testa prendendomi per una stupida mentre sentivo di nuovo il naso pizzicare. "Non è colpa tua, la colpa è solo mia."

Lui mi fissava, cercando di assorbire ogni parola che adesso ronzava nella sua testa. Non c'era neanche bisogno di dirgli un'addio, o di andarsene. Perché tanto non sarebbe servito a nulla, lui avrebbe sempre fatto parte della mia monotona e noiosa vita, che un tempo non era così.

"Dammi un'altra possibilità.." Quasi mi pregò, prese le mie mani con le sue calde e grandi. Scossi la testa lentamente, un'altra possibilità significava dargli un'altra proiettile da sparare. "Lo so che probabilmente ti farò stare male di nuovo..ma stavolta non me ne vado, potremo provare a trovare soluzioni ai problemi. Faremo le cose piano..ti lascerò il tuo tempo ma dammi un'altra possibilità."

Stavolta la situazione era inversa, Harry fra le mie gambe con la testa poggiata sul mio petto mentre aspettava una mia risposta positiva, che non sapevo se sarebbe arrivata o no.
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Mi dispiace per l'attesa, ma ecco il capitolo sette:)

SIETE IN ANSIA PER DOMANI? IO NON VEDO L'ORA JJNFHOK.

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