Twenty-two. - Fine?

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Mi sentii come se tutto intorno a me non avesse un senso, le persone, gli oggetti e perché no anche me stessa.
Le spalle di Harry erano la mia visuale, le sue labbra la mia meta ma stavo piazzata sul divano a mangiucchiarmi le pellicine come se non ci fosse un domani. C'era la vita di Adele in TV, ma il volume era così abbassato che manco sentivo. Con un sospiro lasciai andare la mano sul mio stomaco, scesi arrivando proprio dove una piccola sporgenza stava iniziando a formarsi ed allora mi venne spontaneo accarezzare il punto. Quasi volessi dirgli che io non avrei mai abbandonato quella piccola creatura che si stava sviluppando dentro il mio corpo, mi avrebbe cambiata e questo non lo negava nessuno. Forse la paura era anche per questo, non volevo cambiare. Ma diventare adulta significava anche questo, alzarsi le maniche e prendere in mano le responsabilità senza farle sfuggire come fossero aeroplani di carta.

«Tu non hai intenzione di parlarmi, vero?» la voce per mia grande sorpresa mi uscii abbastanza sicura, calma. I giorni che erano passati da quella volta al bar erano stati così: silenziosi. Privi di comunicazioni, come se davvero non stesse succedendo qualcosa di meraviglioso. So che avrebbe un po' bruciato i nostri piani, quelli adolescenziali che sognavamo di avverare ma non voleva dire che non avremo avuto la possibilità di averne altri..di sogni. Magari insieme.
Quella che ricevetti come risposta mi lasciò ancora con l'amaro in gola, come una specie di sciroppo che il gusto ti fa storcere la bocca: il silenzio.

«Non..Non puoi pensare che io stia vivendo la situazione bene, Harry.» Mi bloccai, non per paura ma insicurezza. Mi alzai e toccai la sua spalla, un tocco veloce e quasi non sentii il tessuto della sua maglietta sotto i miei polpastrelli dal momento che si scansò. Le sue dita torturarono i ricci, portandoli indietro. Dalla finestra entrava odore di benzina consumata di macchine passanti con una destinazione propria. Un vuoto iniziò a crearsi nel mio stomaco, speravo non diventasse incolmabile ..non proprio quando ero riuscita a farmi la sutura nelle mie ferite del passato. «Cosa vuoi che ti dica?!» Le sue sopracciglia sollevate in aria, sul volto la disperazione di un ragazzo di ventidue anni con la paura di crescere troppo velocemente. Bruciare le tappe..ad Harry piace vivere ogni momento, lo so.

Presi un respiro così grande e profondo che il mio petto si gonfiò. Ad occhi chiusi cercai di tenermi dentro le parole sbagliate, magari quelle dette senza riflettere in un momento sbagliato e sopratutto delicato come quello che stavamo vivendo. «Tante cose, Harry.» Riprovai di nuovo a stabilire un contatto con lui, ma la cosa mi sfuggii di nuovo di mano dal momento che fece un passo indietro sfiorando il mobile di legno con la sua schiena. I suoi occhi erano un misto di uragani, sensazioni travolgenti e quel luccichio di paura che provava a nascondere..ma infondo era sempre li, a ricordagli cosa sarebbe successo. Le mie paura invece stavano nascoste dentro, nel mio posto segreto. Avevo un grande terrore di perderlo, di ritrovarmi sola come quelle specie di serie televisive. «Puoi almeno dirmi se accetti la cosa o no?» Sussurrai come se parlassi con un bambino.

Scosse la testa lentamente, i suoi occhi puntati sui miei e il mio cuore fece un balzò. Pressai le labbra, sconfitta da quella rivelazione e mi uscii una risata amara piena di delusione. «Sei proprio un bastardo, non sei cambiato per niente.» Mi uscirono le parole senza tener a freno la lingua biforcuta che mi ritrovavo. Harry socchiuse le labbra e quando fu pronto per pronunciare parola non glielo permisi, gli parlai sopra. «Tu hai pensato solo a ..a divertirti quella sera, tu un futuro con me non lo vuoi avere.»
«La smetti di sparare cazzate su cazzate?» la sua voce risuonò nella stanza, quella volta fu alta ..quasi scocciata. Mi girai dandogli le spalle e portai una mano in fronte cercando di calmarmi. Fu quando sentii le sue dita andare in contatto con il mio polso che un pò traballai, tremai.

«Non voglio andarmene.»Disse, ma sembrava più una frase da consolazione che una promessa.

«Quindi?» Alzai gli occhi dal monitor del computer quando la voce della ragazza rossa attirò la mia attenzione. Scrollai semplicemente le spalle, non sapevo effettivamente come spiegare la situazione che stavo vivendo. Mi trovavo in bilico, di nuovo.
«Non accetta la cosa, questo lo vedrebbe anche un cieco.» Borbottai. Mi ritrovai a digitare il nome di Leslie su Instagram, tanto per sbirciare qualche sua foto.
Sentii Monica sospirare e si lasciò andare sulla poltrona di pelle che occupava una parte della stanza del mio appartamento. «E tu?»
Esatto, ed io?
«Sto bene.» Buttai li, tanto per dare una risposta senza spiegazioni perché non mi andava di affrontare davvero come stavo io emotivamente.
Con la rotella del mouse guardai le foto, alcune si trattavano di paesaggi altri di lei..sia da sola che in compagnia.

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