Fourteen; New Girl

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Spinsi la porta di vetro, l'aroma del caffè mi riempii i polmoni come la gelosia in quel momento mi stava riempendo ogni cellula del corpo. Forse, avevo sbagliato. Forse non dovevo fidarmi di lui, un altra volta. A certe persone dare un altra possibilità è come dare un proiettile per spararti di nuovo. Comunque, quella volta non volli andare a conclusioni affrettate.

Quando mi avvicinai al tavolo dove Harry stava seduto e mi dava le spalle, la ragazza smise un attimo di sorridere portando i suoi occhi castani sui miei per poi buttare la sua totale attenzione alla mia mano che poggiai sulla spalla di Harry facendolo girare quasi fosse un gesto di possesso. All'inizio fu confuso, poi divenne sorpreso e infine mi sorrise. Allora capii che non aveva nulla da nascondere. Almeno, nulla di tanto preoccupante.

"Lei è Lily?" La ragazza ruppe il silenzio e sorrise mostrando i suoi denti bianchissimi e perfetti. Rimasi leggermente senza parole, come faceva a conoscermi? Aveva un accento americano, allora collegai un paio di cose. Era la ragazza con cui Harry si manteneva ancora a contatto di Boston. "Si, sono io." Risposi ed Harry sembrava avesse dell'acqua in bocca, visto che non parlava. "Oh santo cielo! Finalmente ti conosco!" Si alzò facendo far strisciare la sedia a terra, ma comunque non attirando l'attenzione di nessuno. Mi porse la sua mano, le dita snelle e le unghia corte coperte da uno smalto verde acqua. "Piacere, sono Leslie. Leslie Hidden." Diceva anche il cognome! Strinsi la sua mano, che al contrario della mia era calda. "Lily, Lily Jones." La imitai e sentii Harry ridere sotto i baffi. Non era solita a dire il mio cognome, ma evidentemente lei lo precisava. Quindi perché non farlo anche io?

Mi accomodai con loro, se avessi saputo che avrei incontrato qualcuno mi sarei sistemata in modo più decente. Ma andava bene così, non dovevo far nessun figurone. Come faceva lei. I suoi capelli erano lisci, luccicanti. Le avrei voluto chiedere che prodotto usasse per averli così perfetti. Ma mi limitai a stare in silenzio mentre lei controllava qualcosa nel suo cellulare, allora ne approfittai per prestare la mia attenzione al ragazzo al mio fianco con le braccia conserte al petto.

"Dove sei finito stamattina?" Mormorai per non farmi sentire e lui spostò il suo sguardo dalla tazzina di caffè vuota poggiata sulla superficie del tavolo. "A prendere lei in aeroporto." Ammise e aggrottai leggermente le sopracciglia. Poteva benissimo dirmelo, se non venivo me l'avrebbe detto o sarei rimasta all'oscuro?

"Oh si, è stato gentilissimo. In realtà non era progettato che venissi adesso, ma le cose sono andate così." Lei si intromise, questo mi spinse a detestarla un po'. Mi stavo perdendo qualche episodio di questa telenovela. Era già progettato che lei doveva venire qualche volta o sbaglio? Così lanciai un occhiata ad Harry che si schiarì solamente la gola aumentando la mia voglia di sapere cosa c'era sotto. "E quando dovevi venire in realtà?" Chiesi tirandole un sorriso mentre poggiavo gli avambracci sul tavolino guardandola. "Con Harry, quando è arrivato lui. Ma sfortunatamente mia nonna si è sentita male quindi sono dovuta stare con lei." Ah. Lui sembrava fosse assente, da un altra parte. Probabilmente con il cervello lo era. Così gli diedi un calcio da sotto il tavolo e la sua testa sbalzò nella mia direzione, non disse niente. Sapeva che se lo meritava.

Avevo avuto il piacere di conoscere la ragazza di Boston, quella che per un attimo stava provando a prendere il mio posto. Che rapporto aveva avuto con lui? Che rapporto ha adesso? Dio, sembravo una pazza con mille domande in testa che mi stavano mangiando il cervello. Se lei mi conosceva però, evidentemente Harry le parlava di me e la cosa mi tranquillizzò, forse. Nei seguenti minuti che passammo insieme la osservavo, la studiavo come si studiava il campo di battaglia di qualche nemico prima di bombardarlo. Aveva quel modo di sbattere le ciglia e di sorridere, che m'innervosiva dannatamente tanto. A volte lo sfiorava, anche se scherzavano sul suo viaggio in aereo. Io sembravo in un mondo a parte visto che non reagivo, a volte sospiravo tanto per assicurarmi che fossi ancora viva e non mi fosse venuto qualche infarto. Una strana angoscia iniziava a riempirmi dentro, quella sensazione orribile..che lui se ne sarebbe andato di nuovo, questa volta non da solo.

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