Twenty-two

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Saltellare sulle crepe di un marciapiede può essere (ed è) visto da molti come segno di sfortuna, almeno quanto il gatto nero che passa la strada nella sbagliata direzione.

In realtà, sono tutte scaracazzata.

Oggi è venerdì tredici e io saltello felicemente su tutte le cazzo di crepe che mi pare, anche se gli scaracazzatici mi guardano come se volessero spezzarmi la schiena solo usando il mignolino del piede.

Sbuffo e atterro per l'ennesima volta su una strana pozza al centro di un marciapiede. E chi l'ha mai detto che in America tutte le strade sono perfette e lisce come il culo di un Calum Hood? Vi assicuro che se prendete strade secondarie, che non siano quelle su cui striscia i talloni Justin Bieber (per intenderci) e capitate male con un piede, in strada ci lasciate anche un polmone.

In Italia le strade non si possono neanche definire tali (ora non so se in un anno e sei mesi che sto via, hanno fatto rivoluzione. Io e Chiara non parliamo molto di strade e marciapiedi) ma anche qui, almeno a Los Angeles, ci sono problemi di sicurezza.

Ma tralasciando la sicurezza dei vecchi e di quelli che scarrozzellano i loro culi a destra e sinistra, sono grata al governo americano e al grande Obama di aver permesso alla mia persona (da grande amatrice di crepe quale sono) di gioire nel poter giocare mentre cammino.

-Puoi smetterla di saltellare come uno struzzo?- Michael sfila una mano dalla tasca e tira la manica della mia maglia. Io lo guardo con sguardo truce e lui infila di nuovo la mano nella tasca del giubotto di pelle.

Credo lo abbia preso da Ashton, perché ha le tasche piccole ed è corto di lunghezza, neanche io riuscirei a portare un coso simile. Sembra essere striminzito, ma le spalle strette di Michael ci stanno alla perfezione e i capelli biondi coperti dal beanie nero completano l'opera.

Sospiro. Luke è davvero fortunato.

-Gli struzzi non saltellano- rifletto dopo un po', spingendomi in alto con una gamba e atterrando sull'ennesima crepa.

Michael rotea gli occhi al cielo e guarda avanti a lui, mentre il sole californiano gli illumina il viso e gli rischiara gli occhi verdi. In momenti del genere, voltandomi di tanto in tanto per guardarlo, sento il mio lato da fangirl emergere e raggiungere livelli incredibili anche per i miei standard.

-Michael!- un paio di gridolini e risatine di ragazze giungono alle mie orecchie. Voltandomi vedo un modesto gruppetto di ragazze farsi spazio tra una altrettanto piccola folla e raggiungerci, dall'altra parte della strada.

Mike si ferma e tira fuori il telefono, probabilmente controllando l'ora, o solo volendo far vedere alle ragazze che la sua vita non è fatta solo di lunghe attese perché Calum e Luke finiscano di giocare alla play.

Praticamente, oltre all'essere una rock star e un teen idol, non ha nient'altro da fare.

-Ciao Michael! Possiamo farci una foto?- le ragazze sorridono, vedendolo annuire e iniziare ad avvicinarsi a loro. Io sorrido intenerita e mi faccio da parte. Ho sempre adorato vederli incontrare le fans, vederli interagire con loro, scherzare e ... in generale vedere con i miei occhi il forte legame che hanno.

Mi commuove, quasi. Ho detto quasi.

Mi scosto dal gruppetto che si è formato, altre ragazze cominciano ad affluire attorno al biondo e guardandomi intorno nervosamente, prego affinché nessuno ci noti.

Non prendetemi a male, ma vorrei evitare di rimanere incastrata in una folla di ragazze psicologicamente per un'intera giornata. Ad un certo punto avrei anche bisogno di mangiare io, e sento già i primo morsi della fame.

Lancio uno sguardo d'intesa a Michael, che sorride ad un ragazza in lacrime e la stringe in un ultimo abbraccio prima di baciare leggermente la guancia di una mora con gli occhi lucidi. Sono in una ventina e ognuna di loro è provvista di telefono, chi con la fotocamera pronta e chi con la schermata video già accesa.

Vivere con i 5SOS (cinque sotto un tetto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora