Going out

147 13 2
                                    


Era il 14 maggio e a Londra non aveva mai fatto così caldo, nemmeno l'estate si raggiungevano tali temperature. Harry aveva portato Rachel in un piccolo boschetto non degno di nota dove gli alberi erano molto alti e riuscivano a fare ombra su spiazzi erbosi davvero estesi. Ai loro piedi vi era un piccolo ruscello e Rachel si era tolta le scarpe e lasciava che l'acqua fredda le lambisse le piante dei piedi, Harry era accanto a lei, in pancia in giù e con le mani che galleggiavano sulla superficile del ruscello fresco. Gli uccellini cantavano tranquilli, non era nel mezzo della città e proprio per questo motivo non sentivano neanche un clacson nei paraggi. Rachel si reggeva sulle braccia tese, mentre Harry si girava sulla schiena, lo sguardo verde perso tra le fronde degli alberi attraverso cui il sole veniva filtrato delicatamente. Il cestino del picnic sostava ai piedi della quercia poco distante, così come anche la piccola tovaglia dalla fantasia scozzese ripiegata sul cestino di vimini. Rachel faceva oscillare i piedi nell'acqua, poi quando si rese conto che Harry aveva gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto, perso in quella tranquillità, sorrise sadica e sbattè i piedi sulla superficie rapida del ruscello, schizzandolo.
Harry si sollevò di scatto e si asciugò la faccia con la mano, allargando le narici. «Ivy ti ha infettato?»
Rachel sollevò le spalle ritirando le gambe e stringendole al petto. «Nah» disse sorridendo, poi Harry si buttò di lato, facendola cadere sull'erba soffice sotto di loro. Rachel scoppiò a ridere, poi Harry le afferrò entrambi i polsi bloccandoglieli sulla testa e mettendosi a cavalcioni su di lei.
Sorrise beffardo, facendo uscire le labbra in fuori e mordendosi quello inferiore. «Vediamo se riuscirai a non smettere di ridere adesso.» E iniziò a muovere le dita della mano libera freneticamente sotto il collo, sulla pancia e sui fianchi sperando di farle soffrire il solletico, ma in risposta Rachel alzò gli occhi al cielo, i capelli sparsi intorno alla sua testa come un'aureola, le labbra strette tra loro, cercando di non far scappare il sorriso che stava trattenendo.
Harry, la mano stretta intorno ai suoi polsi, appoggiò l'altra dall'altro lato della testa, sorreggendosi su di lei. «Non posso crederci. Sei l'unica ragazza che conosco a non soffrire il solletico.»
«Deluso?» lo provocò Rachel leccandosi le labbra senza alcuna malizia. Harry scosse un poco la testa.
«Diciamo che con te non cado nel solito clichè in cui speravo, sinceramente.»
Rachel, nonostante fosse immobilizzata a terra, con i piedi sul bordo del ruscello, scosse le spalle. «Io sono diversa dalle altre, mi dispiace non essere all'altezza delle tue aspettative» disse, ed Harry scoppiò a ridere sollevando la testa.
«Infatti è proprio per questo che sono con te, non cado in convenevoli e c'è sempre una sorpresa dietro l'angolo.»
«Ti piacciono le soprese?» chiese lei, i suoi occhi cervoni persi a rimirare quelli verde smeraldo di Harry che non avevano abbandonato le sue labbra sottili nemmeno per un istante.
«Quelle belle sì, moltissimo.» E si abbassò sul suo volto, baciandola, sorreggendosi per non premere contro il suo corpo.
Rachel era sotto di lui, le gambe di Harry che le tenevano fermi i fianchi e le mani immobilizzate sopra la testa. Il bacio si approfondì un po' di più, e non potè evitare di liberarsi dalla presa ferrea del ragazzo, infilando le sue mani delicate tra i suoi lunghi capelli scomposti, le loro lingue che si cercavano e danzavano insieme. L'attrazione fisica tra loro era palpabile, Harry si abbassò più su di lei facendo aderire i loro petti, la sua mano che percorreva la guancia e poi scendeva sul collo della ragazza, la sua bocca che lasciava una scia di baci umidi sulla mascella per poi tornare sulle sue labbra delicate. Rachel, una mano tra i suoi capelli, gli accarezzava la schiena, sfiorando con le dita al di sopra della maglietta i muscoli della schiena di Harry che guizzavano per sorreggerlo e non farlo cadere sul suo corpo minuto e accalorato. Poi Harry si staccò e si rimise seduto, sollevandosi e dandole un leggero colpetto sulla pancia.
«Andiamo» disse, mentre Rachel respirava affannosamente e dalla guance leggermente arrossate, bramosa di riavere le labbra di Harry sulle sue. Quello staccamento era stato brusco, eppure se non lo avesse fatto lui, Rachel non ne sarebbe stata in grado sicuramente. Si mise seduta quando vide Harry avvicinarsi alla quercia e iniziava a sistemare la tavoglia sul prato. Così si alzò in piedi e, accarezzandosi le braccia piene di brividi e senza scarpe, lo raggiunse.
Si sedettero l'uno di fronte all'altra, mangiando in delle piccole coppe quello che si erano portati da casa.
Rimasero in silenzio per un bel po', gli uccelli che danzavano da un albero all'altro e le loro bocche impegnate a masticare. Harry poi tirò fuori dal cestino due lattine di Diet Coke e le aprì con uno scatto, porgendone una a Rachel.
La ragazza fece un lungo sorso, poi guardò Harry, sorridendo.
Lui, con la bocca piena e il piatto in mano, la osservò di rimando. «Che c'è?» disse con le guance piene.
Rachel scosse le spalle. «Niente, è che sei bellissimo persino mentre mangi.»
Harry ingoiò e prese un sorso dalla Coca, «Madre Natura è stata fin troppo generosa con me.» Poi si alzò in piedi spazzolandosi i jeans e si andò a sedere alle spalle di Rachel, afferrando le sue spalle e spingendole verso il suo petto ampio. A sua volta, Harry si appoggiò alla corteccia dell'albero e la abbracciò da dietro, avvolgendo le braccia intorno al busto di Rachel.
«Hai detto qualcosa ai tuoi?» le chiese a quel punto, il suo mento appoggiato sulla testa della ragazza. Rachel gli accarezzò il braccio con la mano.
«Ho detto che uscivo con te.»
«E basta?»
«Sono persone di poche parole» ammise lei, lo sguardo che si spostava dal ruscello rapido alle fronde ondose degli alberi. Harry si morse l'interno della guancia.
«Ma io dico» fece una pausa, «i miei mi fanno il terzo grado, e sono un ragazzo, e a te non danno alcuna raccomandazione?» disse lui sorridendo.
Rachel scoppiò a ridere e intrecciò la sua mano con quella di Harry. «Non hanno nulla di cui preoccuparsi, si fidano di me.» Poi sollevò la testa per incontrare gli occhi verdi del ragazzo alle sue spalle. «Ma non conoscono te, per cui mi hanno detto di stare attenta, questa volta. Contento?»
«Mmh» mugugnò Harry, stringendola a sè. Chi l'avrebbe mai detto che dopo tre settimane e mezzo si sarebbe trovato con una ragazza tra le braccia, appoggiato su un albero in un boschetto lontano da Londra? Se gliel'avessero predetto, non ci avrebbe mai creduto.
«Rachel, devo chiederti una cosa.»
«Dimmi» rispose lei serena. Harry sollevò gli occhi su un pezzo di cielo scoperto sopra le loro teste.
«Ti stai sentendo con Jason?» sputò d'un fiato, perché gli pesava parecchio ammetterlo ad alta voce, temendo persino la risposta.
Rachel si liberò dalla sua stretta e si girò verso di lui, spostandosi una ciocca di capelli da sopra gli occhi. «Credi davvero che, impegnata con te, io possa sentirmi con altri ragazzi? Mi ha solo scritto in chat e non gli ho nemmeno risposto.»
«Davvero?» chiese lui allibito. Allora Jason l'aveva preso per il culo e ci era cascato. Ma quanto era debole e stupido?
«Ovviamente. Sono con te, e penso a chattare con altri ragazzi che - tra l'altro - non mi interessano?»
«Ma-» Però Harry si bloccò, e si mise meglio seduto contro la corteccia dura dell'albero. «Senti, io non sono nessuno per dirti con chi stare, per cui potresti anche sentirti con altri ragazzi...ma non con Jason, per favore. Tutti ma non lui.» Poi si rese conto di quanto appena detto e si scompigliò i capelli. «Facciamo una cosa, ritiro tutto. Sono Harry Styles e non devi sentirti con altri ragazzi, in particolar modo con lui» puntualizzò, e Rachel scoppiò a ridere.
«Solo tre settimane e sei già geloso» disse scompigliandogli il ciuffo ribelle, «Comunque non mi interessa che sei Harry Styles, io parlo con chi voglio, ma ció non significa che io abbia il diritto di sentirmi con gli altri quando ho te, è chiaro?»
Harry sorrise soddisfatto. «Però ti prego» disse divenendo serio tutto in una volta, «Jason Mars lascialo perdere, perché ti userebbe soltanto contro di me, e sai che un'azione tanto meschina deve essere evitata come la peste.» Le diede un bacio sulle labbra. «Odio i tradimenti» terminò lasciandole un altro bacio rapido.
Rachel abbassò gli occhi stringendosi nelle spalle e mordendosi l'interno della guancia. «Sei mai stato tradito?»
Harry fece un rapido calcolo mentale. «Nah, che io sappia no. Chiunque mi tradisca deve starmi alla larga, perché altrimenti non risponderei delle mie azio- ehi!» urlò decretando la fine della conversazione, spostandosi dalla sua posizione e gettandosi sul cestino di picnic dove un piccola anatra aveva infilato il becco. «Brutta oca di merda, sparisci» continuò Harry prendendo un bastoncino da terra e punzecchiandola. Ma l'anatra gli rispose con un craaaa prima di correre verso Harry cercando di pizzicarlo. Rachel scoppiò a ridere e si fiondò sul cestino che era stato liberato perché Harry si era allontanato con l'animale al seguito, così spezzò un pezzo di mollica di pane. Fischiò stringendo le labbra e sia Harry sia l'anatra si girarono verso di lei. Rachel smosse la mollica tra il pollice e l'indice e la lanciò nel ruscello, facendo sì che l'anatra si gettasse in acqua per prenderla e si lasciasse trasportare dalla corrente. Harry aveva il bastoncino in mano, con il busto piegato e la mano sul fianco.
«Mpf, anche io avrei fatto così. Sono un esperto in materia.»
«Sì, certo» fece Rachel e fu felice che la conversazione fosse caduta, mentre Harry si avvicinava a lei e iniziava a punzecchiarla con il bastoncino, giocando come due bambini.



The match || l.t.  h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora