3. Pathetic

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(Draco's point of view)


Il familiare solletico provocato da quella massa di capelli ricci contro il mio collo ed il mento mi fece aumentare la stretta intorno a quel corpo conosciuto, eppure tremendamente cambiato.

Sentii dolorose stille di rabbia nel petto nel constatare quanto fosse dimagrita, mentre la stringevo di più a me, godendomi il suo calore.
«No», la sentii mormorare, ma non le permisi di allontanarsi; era troppo debole e sarebbe finita col cadere a terra, se non l'avessi sostenuta.
E, anche se il suo rifiuto mi fece male, non potevo affatto darle torto.
Se avessi potuto mi sarei rifiutato da solo.
«Draco».
Il mio nome sulle sue labbra mi fece sentire terribilmente in colpa.
Lei era stata la mia unica luce, l'unica che avrebbe potuto salvarmi e l'unica cosa che potevo fare era ricambiare il favore, anche se tutte le volte che ci provavo finivo col peggiorare le cose.
«Ci sono qua io ora», mormorai, piegandomi appena per passarle un braccio sotto le ginocchia e l'altro dietro la schiena, di poco sopra la vita.
Non meritavo di poterla stringere ancora tra le braccia e di poter vedere il suo viso dolce, ma in quell'istante mi ritrovai a ringraziare Dio, io che non ero mai stato credente.
Notai le sue occhiaie, la pelle pallida e tirata, le labbra screpolate e un livido violaceo sulla sua guancia sinistra e mi sentii distrutto, come se qualcuno mi avesse conficcato con forza la mano nel petto e mi avesse strappato il cuore senza il minimo riguardo.
La strinsi più che potevo al petto, mentre mi avviavo verso le celle.
Svenne dopo pochi passi, abbassando le palpebre su quegli occhi marroni che sembravano giudicarmi, ma allo stesso tempo venerarmi.
Non mi meritavo affatto quell'adorazione, lo sapevo, ma non potevo fare a meno di goderne.
Mi era mancata e, allo stesso modo in cui non avevo potuto fare altro che pensare a lei quando ero stato costretto ad allontanarmi da Hogwarts per ricevere il Marchio, da quando era stata imprigionata la mia mente sembrava si fermasse sempre su un unico pensiero fisso: lei.
Sentivo la sua voce ovunque, il suo odore, la sua risata, i suoi gemiti...
Mi morsi con forza il labbro inferiore, mentre mi imponevo di non pensare a quell'unica notte che avevamo passato insieme e a come tutto fosse stato perfetto, come se fosse stato uno dei tanti sogni che mi avevano sempre perseguitato.
Sorrisi lievemente, chiedendomi come avrebbe reagito se le avessi detto che erano anni che la sognavo e che, a mano a mano che crescevo, i miei desideri notturni si erano fatti sempre più intensi e nient'affatto pudici.
Mi era entrata dentro allo stesso modo in cui i raggi del sole penetrano nel terreno dopo un lungo inverno, portando calore, rinascita, vita.
Oh, si, Hermione era il mio sole: bellissimo, splendente e irresistibile.
Avrei voluto che fosse sveglia, anche se sapevo che quel pensiero era tremendamente masochista.
Se non fosse stata così stanca e provata probabilmente mi avrebbe picchiato ed insultato per minuti interi invece di dire un semplice e debole: «No», quando l'avevo stretta tra le braccia.
Sapevo che ci sarebbe voluto del tempo per poter aver di nuovo la sua fiducia, ma ero pronto ad aspettare fino a quando fosse stato necessario.
Avevo sbagliato tante volte con lei, soprattutto quando cercavo di mostrarle solo un lato di me, nascondendole tutte le mie altre sfaccettature.
Arrivato davanti alla cella riuscii ad aprire la porta senza farle battere la testa contro la parete e mi sentii orgoglioso di me stesso per quel piccolo traguardo, mentre entravo e mi richiudevo col piede la porta alle spalle.
L'adagiai su degli stracci che si trovavano a terra e feci una smorfia, rendendomi conto di quanto la sua situazione fosse precaria.
Ero stato uno stupido la notte della battaglia, ma solo dopo l'avevo capito.
In mezzo a tutti quei maghi che combattevano e agli sprazzi di luce che fuoriuscivano dalle bacchette, ero andato nel panico, ansioso di proteggerla nel modo migliore possibile.
Tornando indietro probabilmente l'avrei chiusa nella mia stanza nei sotterranei, invece di correre il più in fretta possibile verso l'Infermeria, convinto che Madama Chips potesse aiutarla, non pensando affatto che era molto più probabile che i Mangiamorte entro la fine della notte avrebbero preso tutto il castello e che in quel luogo avrebbe rischiato la vita.
Ero stato stupido, convinto che i buoni ce l'avrebbero fatta...
Accarezzai i suoi capelli, ignorando il fatto che fossero sporchi e sfibrati, erano comunque stupendi e mi chiesi come facesse a sembrare una leonessa fiera ed orgogliosa con quel terribile livido violaceo sulla guancia sinistra e le occhiaie dello stesso colore.
Forse la vedevo bella per il semplice fatto che l'amavo.
Che strano pensare ai miei sentimenti, non li avevo mai davvero considerati, tendendo a rinchiuderli in qualche angolo del mio cuore, ma lei aveva spezzato ogni catena e li aveva liberti, permettendo loro di tormentarmi.
L'avevo desiderata per anni, convinto che fosse solo una voglia fisica e nient'altro, l'avevo trovata irresistibile dalla prima volta che l'avevo incontrata sul treno di Hogwarts e l'avevo aiutata a trovare quello stupido rospo; dalla prima volta che avevo incontrato quegli occhi marroni e avevo visto i suoi capelli ribelli e selvaggi così diversi dai miei.
«Cosa mi hai fatto, Granger?», sussurrai, affondando le dita tra i suoi capelli e ricordandomi quanto fosse stato bello fare l'amore con lei.
Brividi di desiderio si propagarono in tutto il mio corpo, mentre desideravo come un pazzo che si svegliasse, volevo litigare con lei, vedere nei suoi occhi quella luce selvaggia che li illuminava quando era furiosa con me, baciarla e spogliarla e...
Chiusi gli occhi, inspirando ed espirando lentamente per calmarmi e per evitare alla mia erezione di peggiorare ulteriormente.
Sarei dovuto uscire subito da quella stanza, anzi cella, ma sentivo la necessità di restare ancora.
Afferrai da terra un mantello mal ridotto e la coprii con esso, facendo attenzione a non lasciarle nemmeno un dito scoperto.
Mi sporsi verso di lei, ignorando la voce nella mia mente che mi diceva di non esserne degno, e appoggiai la mia bocca sulla sua guancia, pericolosamente vicino alle sue labbra socchiuse.
Inspirai il suo odore e gemetti nel percepire, oltre all'odore di sporco e di sudore, la fragranza familiare della sua pelle.
Mi scostai troppo bruscamente, allontanandomi come se mi avesse scottato e forse era proprio quello che aveva fatto dalla prima volta che l'avevo vista.
Mi aveva marchiato a fuoco.
«Meriti di meglio, Granger. Ma sono troppo egoista per permetterti di rendertene conto».
Avrei voluto tirare fuori la bacchetta e guarirla, ma era troppo presto, avevo ancor bisogno di dieci ore e poi avrei potuto liberarla.
"Dieci ore, solo dieci ore", mi dissi, sperando che quel pensiero bastasse a non farmi fare qualcosa di sconsiderato, anche se solitamente ero piuttosto bravo a cacciarmi nei guai nel momento meno opportuno.
Ad esempio quando le avevo proposto quella scommessa anche se sapevo che presto o tardi i miei genitori mi avrebbero chiamato a casa per marchiarmi.
Sì, quella scommessa avrei proprio dovuto risparmiarmela, le avrei evitato di sofferenze inutili.
Invece che in quell'orribile cella, si sarebbe ritrovata certamente in un qualche altro posto, al sicuro, con i suoi amici...
Feci qualche passo indietro, verso la porta della cella, ma senza distogliere gli occhi dal suo viso dai lineamenti rilassati per il sonno.
Appena avessi incontrato Daphne avrei dovuto come minimo ringraziarla.
Era stata lei quella sera a dirmi dove si trovava Hermione e potevo dire di essere arrivato giusto in tempo per evitare che si beccasse una commozione cerebrale. Allo stesso modo in cui ero debitore a Blaise che, proprio in quel momento, stava facendo il giro di ronda al mio posto e a Pansy, che l'avrebbe fatto il giorno successivo, quando io sarei stato troppo impegnato a liberare la donna che amavo dalla sua cella per poter svolgere il mio compito di Mangiamorte.
Mi avvicinai ancora una volta ad Hermione e questa volta il mio egoismo prevalse, portandomi ad appoggiare le mie labbra sulla bocca della ragazza addormentata che non sembrò accorgersi di nulla, anche se, quando mi allontanai di poco, potei vedere quello che sembrava un dolce sorriso sulle sue labbra.
«Tornerò presto a prenderti, Granger. Mancano dieci ore, solo dieci ore».
Mi costrinsi ad allontanarmi di nuovo e fu doloroso il pensiero di dover aspettare ancora, ma dovevo resistere, dovevo farlo per lei.
Si mosse nel letto, scoprendosi in parte, così tornai a rimboccarle le coperte e notai con una stretta al cuore una profonda cicatrice rossastra sul palmo della sua mano destra.
La rabbia che sentivo era devastante, sembrava che qualcosa dentro di me si fosse spezzato, come se una diga fosse crollata permettendo ai sentimenti negativi di prendere il sopravvento.
Avevano superato il limite, come si erano permessi di torturare in quel modo la mia Mezzosangue?
Poteva avere tutto il sangue sporco del mondo, ma non me ne sarebbe potuto importare di meno perché lei era solo mia e nessun altro doveva toccarla.
Presto ci sarebbe stata un'altra guerra, sapevo che Potter e il suo smisurato ego sarebbero spuntati dal nulla per provare a sconfiggere l'Oscuro Signore. Era solo questione di tempo e poi avrei potuto schierarmi dalla parte dei buoni per vendicare Hermione.
Un ghigno si dipinse sul mio volto a quel pensiero, mentre il mio respiro si adattava a quello addormentato della Granger.
Mi sentivo terribilmente stupido, continuavo a stare lì a pochi passi da lei allontanandomi di poco un minuto e quello dopo tornando vicino a lei.
Davvero patetico.
Mi ero trasformato in un patetico essere pronto a fare qualsiasi cosa per una donna...
E se lei non mi avesse più voluto? Se fosse stata troppo arrabbiata con il sottoscritto per perdonarlo? Se non si fosse fidata più di me?
E se lei non mi avesse più amato?
Anzi la vera domanda era: lei mi aveva mai amato?
Le mie supposizioni sui suoi sentimenti si basavano su alcune sue parole pronunciate nel sonno, ma potevo prendere come vero un semplice "Ti amo" sussurrato poco prima che mi addormentassi dopo aver fatto l'amore con lei?
Magari in quel frangente stava pensando a qualcun altro, forse stava sognando Lenticchia...
Strinsi forte le mani a pugno, quasi fossi stato pronto a prendere quel verme a cazzotti.
"Ti piace farti male, Draco? Perché continui a pensare a certe cose?", mi chiesi, avvicinandomi ancora una volta ad Hermione per lasciarle un altro bacio sulla guancia, prima di decidermi finalmente ad uscire da quella cella.
Fece male andarsene, ma non mi voltai indietro, se l'avessi fatto avrei rischiato di portarla via con me ed era meglio non farlo, era troppo presto, dovevo aspettare ancora dieci ore.
Passai attraverso il lungo corridoio e mi fermai davanti ad una delle ultime celle, dove una vocina sottile stava canticchiando.
Fu strano riconoscere la sua voce, anche perché con lei non avevo mai instaurato nessun tipo di rapporto, tranne quello che di solito adattavo per chiunque; insultandola o ignorandola.
Eppure la voce della Lovegood era difficile da confondere ed ero certo che ci fosse lei dietro a quella porta di legno.
Mi soffermai a pensare solo pochi minuti, prima di continuare a camminare e mi chiesi se avessi potuto aiutare anche lei allo scadere delle dieci ore.
Il piano avrebbe dovuto funzionare lo stesso anche se avessi salvato due persone invece di una soltanto.
Mi affrettai ad indossare la maschera da Mangiamorte, prima che qualcuno mi vedesse senza, e imboccai un altro corridoio, passando per le cucine per ritrovarmi poi vicino ai sotterranei della scuola.
Ci impiegai meno di cinque minuti ad arrivare nella mia camera e sorrisi nel notare al centro della stanza la figura bassa che mi attendeva.
«Padrone», disse l'Elfo Domestico facendo un inchino fin troppo profondo, prima di alzare i suoi grossi e tondi occhi verde acido.
«Parla», dissi semplicemente, certo che non avesse bisogno di ulteriori incitazioni.
«Le ho portato la torta come da lei richiesto e le ho preparato io stesso il tè, avevate ragione a proposito delle bevande avvelenate, i Mangiamorte mettono qualcosa nei pentoloni per i prigionieri, penso che sia qualcosa per indebolirli», l'Elfo annuì, con una smorfia di disgusto in viso, mentre giocava con l'orlo dello straccetto che aveva per vestito.
«Chi l'ha colpita?»
Breedy sussultò a quelle parole, facendosi scuro in viso: «La signorina non ha ascoltato, ha voluto difendere quel ragazzino, io le avevo detto di non farlo, ma lei non mi ha voluto dare retta. La signorina ha tirato una saponetta al Mangiamorte e gli ha sputato in faccia. Il Mangiamorte l'ha colpita e l'ha presa per i capelli e l'ha trascinata in cucina».
Provai un forte impulso omicida nei confronti di chiunque l'avesse trattata in quel modo, ma allo stesso tempo ero orgoglioso e contrariato per come si era comportata la Granger. Avrebbe dovuto starsene zitta in un angolo e non difendere nessuno, ma sapeva che per lei sarebbe stato impossibile.
«Chi era il Mangiamorte?»
«Avery», disse l'Elfo, senza distogliere lo sguardo dal mio.
Annuii lentamente: «Io ed Avery abbiamo fin troppi conti in sospeso, vedrò di trovare un modo per vendicarmi...»
Non aveva soltanto maltrattato la Granger meno di cinque ore prima, ma l'aveva anche Cruciata durante la Guerra di Hogwarts e mi pentivo ogni giorno che passava di non averlo ucciso in quel momento, quando ne avevo avuto l'occasione.
Guardai l'Elfo: «Ora puoi andare. Ricordati: a mezzogiorno deve essere nella sua cella».
Breedy annuì: «Certo, signore».
«Ah! Stavo per dimenticarmene... voglio che anche Luna Lovegood sia nella sua cella alla stessa ora».
Forse se avessi aiutato la sua amica la Granger mi avrebbe insultato meno, anche se non avevo nessuna garanzia che questo accadesse.
«Sarà fatto, Padrone».
Dopo un profondo inchino l'Elfo scomparve con un ovattato Pop.
Era stata una fortuna avere Breedy come "infiltrato" tra gli altri Elfi Domestici che si trovavano ad Hogwarts e questo era dovuto principalmente a mio padre che per compiacere il suo Signore Oscuro aveva offerto di far trasferire alcuni Elfi di Malfoy Manor nella scuola per aiutare a gestire i prigionieri.
Breedy era sempre stato una specie di Elfo fidato per me, era lui che quando ero bambino si faceva inseguire con la scopa per farmi esercitare nel volo, lui che mi portava latte e biscotti quando ero in punizione, lui che mi avvisava quando mio padre era di buono o cattivo umore.
Mi portai le mani al viso, stropicciandomi gli occhi per la stanchezza.
Mi riavviai i capelli, prima di avvicinarmi al letto, lanciando solo una veloce occhiata al pentolone che si trovava a pochi passi dal comodino, assicurandomi che il colore della pozione che ribolliva al suo interno fosse abbastanza chiaro.
Dieci ore, solo dieci ore.
Mi spogliai con calma, ripassando mentalmente il piano e appuntando in una parte della mia mente che avrei avuto bisogno della collaborazione di Blaise per salvare la Lovegood.
Sbuffai al pensiero che così facendo sarei stato doppiamente in debito nei confronti del mio amico, ma poi sorrisi, al ricordo di come fosse stato tutto merito suo se avevo finito per proporre quella stupida scommessa alla Granger.
Era stato Blaise a convincermi che dovevo assolutamente farmi avanti e che se non l'avessi fatto si sarebbe occupato lui stesso di avvicinarci in qualche modo.
Mi coricai sotto le coperte ghiacciate, tremando appena, mentre pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto avere il corpo caldo di una certa Mezzosangue tra le braccia e non solo per dormire, ma per...
Scacciai quei pensieri rigirandomi in modo da tenere d'occhio il calderone.
Inspirai a fondo l'odore che impregnava le coperte e, oltre al mio, mi sembrò per pochi istanti di sentire anche quello più dolce e femminile della Granger.
Sì, stavo diventando davvero patetico.

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Buonasera a tutti! :)
Innanzitutto mi dispiace di metterci sempre tanto tempo a postare, ma l'università mi sta tenendo piuttosto impegnata e pubblicare nuovi capitoli diventa sempre più difficile :/ ma vedrò di non farvi aspettare troppo ;)
Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Il punto di vista di Draco vi è piaciuto? :)
Un bacione ❤️
LazySoul_EFP

Mai fidarsi del nemico #2 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora