14. Failed Revenge [Extra]

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[Draco's point of view]

[Terzo anno]


Mi ero messo a correre come un pazzo, probabilmente se i miei genitori mi avessero visto in quel momento; col volto arrossato, sudore freddo sulla fronte e con gocce di sangue che macchiavano il mio viso, mi avrebbero diseredato senza batter ciglio.

In Infermeria non c'era nessuno, probabilmente Madama Chips era andata a giocare a scacchi magici con il Professor Vitius, lasciando incustodite le sue scorte di medicine e pozioni.

Mi avvicinai all'armadio, quello grosso e pieno di scomparti che mi aveva sempre affascinato, fin dal primo anno e aprii un cassetto a caso. All'interno c'erano molte ampolline e boccette colorate, ognuna contraddistinta da un pezzetto di pergamena, sul quale si trovavano le caratteristiche del medicinale e il modo in cui lo si doveva somministrare.

Nessuno mi aveva mai tirato un pugno, quindi non avevo idea di quale pozione dovessi prendere. Forse quella boccetta blu con sopra scritto: "In caso di dolori facciali" o forse quella grigia da usare per far coagulare il sangue. Probabilmente avrei dovuto fare uso di entrambi, abbondando magari di quello per il dolore, anche se il mio più che "facciale", aveva origine nel mio orgoglio ferito.

Nessuno mi aveva mai tirato un pugno, tanto meno una Mezzosangue.

Se mio padre fosse giunto a conoscenza di quanto era appena accaduto mi avrebbe punito.

Quel pensiero mi fece chiudere di scatto il cassetto dell'armadio e correre fuori dall'Infermeria. Dovevo trovare un altro modo per impedire al mio naso di continuare a sanguinare, magari senza che qualcun'altro venisse a sapere dell'accaduto.

Corsi in camera mia, coprendomi il viso con la mano destra e riuscendo miracolosamente a non incontrare nessuno, tranne alcuni mocciosi del primo anno di Tassorosso che chiacchieravano dei fatti loro e che quindi non mi degnarono di attenzione. In una situazione normale essere ignorato in quel modo mi avrebbe dato fastidio, ma in quel caso no, ero contento di essere ignorato.

Corsi in camera mia, sospirando di sollievo alla vista dei letti vuoti di Zabini e Nott, pensando che meno testimoni avevo di quanto era successo meglio sarebbe stato per il mio orgoglio.

Entrai in bagno, chiudendo la porta con l'incantesimo "Colloportus" e, stringendo la bacchetta tra le dita, cercai di ricordare i numerosi incantesimi supplementari che mio padre e mia madre mi insegnavano durante le vacanze estive ed invernali.

Mi tornò alla mente un episodio di quando avevo solo dieci anni quando, cadendo dalla scopa, mi ero spaccato il labbro inferiore. Era vivido il ricordo dello sguardo preoccupato di mia madre mentre, con un veloce incantesimo mi guariva e, prendendomi per mano, mi riportava in casa, promettendomi una fetta di torta per far passare il male.

Peccato che non ricordassi quale incantesimo avesse usato.

Portandomi una mano al naso lo sfiorai, sentendo immediatamente un dolore lancinante. Temevo di essermelo rotto ma, sorprendentemente, una volta che guardai il mio riflesso nello specchio mi resi conto che sanguinava soltanto e che quindi non ci sarebbe stato bisogno di un incantesimo troppo difficile per guarire. Il resto del mio aspetto però era sorprendente: capelli spettinati, sangue seccato ovunque sul viso e una grossa chiazza rossastra che occupava la zona dove la Mezzosangue mi aveva colpito.

Non ero io quel ragazzo, questo era poco ma sicuro, allo stesso modo in cui era certo che avrei trovato un modo per vendicarmi di quella sporca Mezzosangue che aveva osato toccarmi.

Aprii il rubinetto dell'acqua per pulirmi il viso dal sangue secco, cercando in tutti i modi di toccare il meno possibile il mio povero naso che doleva in modo sorprendente.

Mai fidarsi del nemico #2 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora