36. Tears

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Questo capitolo in origine avrebbe dovuto avere due punti di vista (quello di Luna e quello di Pansy), poi ho letto alcuni vostri commenti, che hanno stuzzicato la mia fantasia. Per questo ho deciso di seguire i vostri suggerimenti, inserendo due punti di vista in più: quello di Padma e quello di Narcissa. Ringraziate quindi @EffyC98 e @cCarly16, grazie a loro questo capitolo è più lungo di quanto lo era originariamente.

Buona lettura, spero che vi piaccia!


Padma

Salii le scale di corsa, cercando ovunque; per i corridoi, nelle aule, chiedendomi dove fossero finite.

Quando raggiunsi il terzo piano mi fermai, riconoscendo le figure a pochi metri da me.

«Susan!» urlai, attirando l'attenzione del quartetto, cercando di riprendere il fiato: «La McGranitt vuole che tu e la Granger scendiate, ha bisogno di voi per proteggere la scuola con un incantesimo, dice che siete le migliori», aggiunsi, cercando di ignorare gli occhi chiari che mi squadravano con quello che interpretai come uno sguardo austero.

Susan fu subito al mio fianco, mentre la Granger scosse la testa sconsolata, trattenuta dalla mano di Malfoy: «Io non ho la bacchetta, dubito di poter essere di qualche utilità».

Non potei fare a meno di provare pietà per lei. Avevo passato due giorni in prigione senza la mia bacchetta, prima che Zabini mi liberasse e potessi poi recuperarla. Potevo immaginare lo sconforto e smarrimento che doveva provare Hermione.

Ero stata catturata due giorni prima, mentre io e mia sorella cercavamo di raggiungere il luogo segreto in cui si nascondeva Harry Potter con il suo esercito di ribelli. Era stata Calì a convincermi, era lei quella coraggiosa in famiglia, quella che non si arrendeva di fronte a nulla. Io, invece, per quanto le somigliassi fisicamente, ero meno temeraria e più un topo di biblioteca. Quando mia sorella mi aveva detto che voleva andare a combattere contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, però non ci avevo pensato due volte e le avevo detto che sarei andata con lei, tirando fuori tutto il poco coraggio che avevo. I nostri genitori avevano provato a fermarci, impedendoci di uscire di casa. Non era la prima volta che cercavano di segregarci in camera nostra e io e Calì avevamo da anni elaborato un piano per fuggire senza farci notare. Non avevamo pensato però alle numerose pattuglie di Mangiamorte che setacciavano le città di notte alla ricerca di Harry Potter e dei suoi sostenitori. Ci ritrovammo circondate prima che potessimo renderci conto di quello che stava succedendo. Mia sorella, alla quale il coraggio non mancava, mi disse che li avrebbe tenuti occupati, così da permettermi la fuga. Alla fine però finirono per catturare me, mentre lei riuscì a salvarsi.

Una voce melodiosa mi distolse dai miei pensieri: «Posso venire io», si offrì Daphne Greengrass, mettendo in mostra la sua dentatura perfetta.

Focalizzai lo sguardo su di lei, pentendomene subito, appena mi ricordai che indossava solo una vestaglia color grigio chiaro che metteva in mostra il suo fisico snello e provocante. Riuscii però a risultare abbastanza scettica, sollevando il sopracciglio destro, celando così la mia ammirazione.

Non riuscivo a capire se fosse seria e se davvero volesse dare una mano, o se semplicemente stesse cercando di provocarmi e innervosirmi come suo solito.

Era dall'inizio dell'anno che me la ritrovavo ovunque: per i corridoi, in biblioteca, nelle aule studio... A lezione poi era un vero e proprio incubo. Non mancava giorno in cui non mi venisse incontro, abbagliandomi con la sua chioma dorata e i suoi sorrisi smaglianti, salutandomi e facendomi l'occhiolino. Non riuscivo a capire a che gioco volesse giocare. Un paio di volte mi ero chiesta se per caso fosse gay e quindi interessata a me, ma ogni volta smentiva le mie ipotesi presentandosi in Sala Grande a braccetto di qualche suo compagno di casa, al quale si preoccupava di infilare la lingua in gola davanti a tutti.

Mai fidarsi del nemico #2 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora