30. Pansy

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Erano passati solo cinque minuti da quando la Granger e Malfoy mi avevano abbandonato nella camera di quest'ultimo per andare a fare i coraggiosi Grifondoro in giro per il castello.

Solo cinque minuti e già mi annoiavo a morte.

Averlo saputo, che avrei dovuto giocare a nascondino per almeno un'ora, mi sarei premurata di portarmi qualcosa da fare. Qualcosa come il kit per la manicure.

Al pensiero mi osservai le unghie e feci una smorfia; erano orribili, la gita con Theo e Greyback non aveva giovato al loro aspetto. Lo smalto rosa pallido era rovinato in più punti, per non parlare dell'indice destro, dove l'unghia si era irreparabilmente spezzata.

Sbuffai e mi guardai intorno, colpendo ripetutamente il pavimento col piede destro, a causa del nervosismo.

Odiavo stare con le mani in mano, dovevo fare qualcosa, qualcosa anche di futile, l'importante era impedire al mio cervello di pensare troppo.

Perché sapevo che avere tutto quel tempo libero poteva portare la mia mente a pensieri sgradevoli e dolorosi. Come Theo, per esempio. Theo, innamorato di Daphne Greengrass. Theo, il ragazzo che sognavo nella mia vita e accanto al quale avrei voluto svegliarmi ogni giorno della mia vita. Theo.

Oppure avrei potuto pensare a Draco. Mi faceva ancora male stare nella stessa stanza con lui. Era stato il mio sogno, il mio primo amore e il mio apparente destino per troppo tempo e, lo sapevo, cambiare dall'oggi al domani non sarebbe stato facile. Avevo pensato che sarebbe stato meglio così. Draco non mi voleva? Pazienza, c'erano molti altri ragazzi che...

Ecco, era successo di nuovo: avevo pensato troppo.

Raccolsi con l'indice sinistro la solitaria lacrima che aveva deciso di sfuggire al mio autocontrollo e solcare la mia guancia.

Prima o poi sarei stata felice anche io. Felice come lo erano le persone innamorate. Felice come Hermione Granger e Draco Malfoy.

Un triste sorriso mi stirò le labbra.

Era bello vedere Draco felice, mi infondeva speranza sapere che lui era riuscito a trovare il modo di sfuggire alla solitaria monotonia della vita. Peccato che mi avesse lasciata, precludendomi la stessa gioia.

Cominciavo a pensare di non essere veramente innamorata di Theo, magari me l'ero solo immaginata - la passione, il desiderio - o magari era stata solo attrazione fisica.

Mi sedetti sul letto di Malfoy, sfiorando con le dita il copriletto.

Forse semplicemente non ero degna di essere felice.

Un pensiero improvviso mi instillò abbastanza speranza da farmi sorridere: "Chi aveva detto che per essere felice bisognava per forza essere fidanzate o ammogliate?"

Conoscevo fin troppe coppie sposate infelici, tra le quali rientravano anche i miei genitori.

Non dovevo avere fretta e, nel frattempo, dedicarmi a me stessa. Provare cose nuove, viaggiare, essere quello che non ero mai stata: libera.

Quella rivelazione, come una molla, mi fece alzare in piedi. Cercai tra le cose di Malfoy pergamena e piuma, decisa più che mai a scrivermi una lista di tutte le cose che non avrei mai più fatto.

Avevo intenzione di scrivere al primo posto: "Commiserare te stessa".

Recuperai il necessario, mi sedetti al tavolo e intinsi la piuma nell'inchiostro, facendo attenzione a non macchiare il legno. Fu in quel momento che bussarono alla porta.

Lasciai la piuma e mi alzai in piedi.

La porta si aprì in quell'istante, mostrando la testa e il mezzo busto dell'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere in quel momento: Theodore Nott.

Mai fidarsi del nemico #2 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora