25. Pansy

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Quando venni malamente scaraventata giù dal letto alle sei del mattino ebbi la certezza che Merlino ce l'aveva a morte con me.

Non solo non avevo dormito per gran parte della notte e per le restanti ore mi ero rigirata nel letto tormentata dagli incubi, ma avevo dovuto anche sopportare in silenzio quando Theo mi aveva stretta durante la notte sussurrando il nome di Daphne.

Ed ora quello stupito e sadico di un lupo mannaro aveva anche il coraggio di buttarmi giù dal mio caldo giaciglio senza il minimo rispetto?

Mi sfregai il sedere e la schiena doloranti, prima di alzarmi da terra e di lanciare un'occhiata assassina in direzione del mio "gentile datore di lavoro".

Il sorrisetto sornione di Greyback venne sostituito da una smorfia maliziosa mentre mi faceva l'occhiolino, studiandomi dalla testa ai piedi.

Ero ancora semi incosciente per la stanchezza, quindi ci misi parecchi minuti prima di rendermi conto di indossare solo una camicia semi-trasparente e delle mutandine di pizzo.

Appena il mio cervello registrò la situazione imbarazzante mi affrettai a rivestirmi, ignorando gli ululati inquietanti di quell'essere non del tutto umano e chiedendomi dove cavolo fosse finito Theo.

Theo...

Il solo pensiero di quello che era successo la sera prima mi faceva sentire male.

Perché poi proprio Daphne? Perché non una brutta ragazzina che non avrebbe potuto avere speranze rispetto a me?

«Ti aspetto in strada, non metterci una vita».

Con quelle parole mezze ringhiate a mezze pronunciate in modo umano, Greyback se ne andò; probabilmente si era reso conto che ormai tutto quello che c'era da vedere l'aveva visto e che non valeva la pena restare in stanza ad aspettarmi...

Mi sedetti sul letto, sospirando a fondo, mentre cercavo di rilassarmi e ritrovare un po' di quella freddezza che mi aveva sempre caratterizzata o, come l'avrebbe definita Zabini: "la tipica stronzaggine alla Pansy Parkinson".

Individuai sulla parete accanto alla porta uno specchio e mi ci fiondai, sperando di non avere l'aspetto da zombie che temevo di avere. Studiai le occhiaie, constatando di malumore la loro presenza, poi analizzai i miei capelli che, malgrado sembrassero normali, ero certa fossero pieni di nodi, cosa che constatai quando ci passai le dita per separare tra loro le ciocche e temetti di diventare presto calva a causa di tutti i capelli che mi rimasero in mano. Avevo un colorito più pallido del solito, gli occhi erano arrossati e sulla fronte, vicino al sopracciglio sinistro mi si era creato un piccolo brufoletto, di sicuro causato dallo stress.

Mi portai le mani sul volto, cercando di trattenere in ogni modo la disperazione. Pensare che ero orribile e che Theo non si sarebbe mai potuto innamorare di me non era utile per la mia autostima, che aveva già ricevuto un duro colpo quando Malfoy mi aveva lasciato.

"Basta!", pensai, dandomi una leggera botta sulla fronte: "Basta pensare sempre a Malfoy! Possibile che tu non riesca a togliertelo dalla mente?!"

Affondai le dita tra i capelli e abbassai il capo, cercando di respirare a fondo. Dovevo solo calmarmi, nient'altro, calmarmi e ritrovare la mia tipica espressione indifferente, quella che mandava fuori di testa Malfoy quando stavamo insieme e che Blaise considerava "da vera regina di ghiaccio". La vecchia Pansy, quella sicura di sé, frivola coi ragazzi e amante dei pettegolezzi, doveva tornare e me ne sarei occupata personalmente e con tutta la poca forza che avevo in corpo.

Non mi sarei lasciata schiacciare in questo modo da un storia andata male, mai più! Ero una Serpeverde per un motivo: ero ambiziosa e pronta a fare qualsiasi cosa per ottenere ciò che volevo.

Mai fidarsi del nemico #2 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora