Quello probabilmente fu il pranzo peggiore di tutta la sua vita: Gianluca e Piero non facevano che scherzare e fare sorrisini allusivi riguardo al fatto accaduto poco prima, nonostante sia lei che Ignazio avessero ormai spiegato anche in cinese che non era successo niente di quello che credevano.
- Via ragazzi, ora basta! - disse esasperata. - Siete peggio di due tredicenni con gli ormoni impazziti! Non è che siete in astinenza? Perché non parlate di altro da un'ora... - ironizzò lei sorseggiando il caffè e scoppiando a ridere poco dopo vedendo che non rispondevano.
Ignazio si unì alla sua risata, e aggiunse:
- Ragazzi, la picciridda ha centrato il punto! Ora spero la smetterete! -
- E va bene, argomento chiuso...ma non c'entra nulla l'astinenza! - si difese Piero.
- Seh seh, come no! La cronologia del tuo computer non la pensa ugualmente. - lo punzecchiò l'altro.
- Ignazio, piantala, altrimenti me la paghi! - disse trattenendo un sorriso.
- Su, facciamo pace e dimentichiamoci questa faccenda. - intervenne Ginevra porgendo la mano a Piero e facendo poi lo stesso con Gianluca.
- Adesso io vi saluto, devo scappare a lavoro. - disse quest'ultimo controllando l'ora sul cellulare.
- Pure io, ti do un passaggio. - si offrì Piero.
- Grazie, allora ci vediamo stasera! -
- A dopo. - li salutarono Ignazio e Ginevra.
" Neanche a farlo apposta, siamo rimasti soli...qualcuno deve proprio avercela con me, ma forse anche lui tra poco va a lavorare...speriamo! Mi sento a disagio e non capisco nemmeno il perché...beh, meglio riordinare e poi mettersi a studiare " pensò impilando i piatti e mettendoli nel lavello.
- Faccio io Gin...- disse Ignazio affiancandola.
- Non lavori oggi? -
- No...perché? Ti dispiace? -
Ma che domande faceva?!
- No, no...- rispose deglutendo e distogliendo lo sguardo.
Era mai possibile diventare rossa anche quando le chiedeva una semplice cosa e sembrare una povera scema?
La fuga era la soluzione migliore: infatti, dopo averlo ringraziato con evidente difficoltà ( come si faceva a dire qualcosa di sensato di fronte a quegli occhioni? ), lo informò che doveva studiare e che si sarebbe spostata in soggiorno.
Studiare...certo! Più provava a concentrarsi, più la sua testa si spostava da un'altra parte, vagando in lande remote dove comparivano cartelli con su scritto " Ignazio ".
Sbattè il libro sulla fronte più volte, appoggiandosi poi con essa sulle pagine, cercando di riprendersi.
- È un nuovo metodo di studio? - chiese lui facendole prendere un coccolone.
- Cosa? -
- Non so come dovrebbe funzionare...speri che così le cose ti entrino in testa più velocemente? -
Era appoggiato allo stipite della porta e la guardava curioso, con le braccia conserte e un sorriso sghembo sulla faccia.
- Magari...non riesco a studiare. - ammise.
In fondo era la pura e semplice verità, non aveva capito niente di quello che aveva letto.
- Beh, allora smetti...fai un pausa per questi giorni. - le consigliò sedendosi sul divano.
- Mi hai convinta. - rispose raggiungendolo.
- Era questo il mio scopo! - esclamò accendendo la tv e facendola sorridere.
Girò i vari canali, e finì con lo scegliere un programma di cucina.
Iniziarono a commentare ogni cosa, ridendo ogni tanto come due bambini. Ignazio era davvero uno spasso, e Ginevra non poteva dirsi insoddisfatta di quel pomeriggio: era riuscito a rallegrarla, facendo sì che non pensasse a niente.
- Ti va una cioccolata calda? - chiese lui alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
- Sì, grazie. - rispose seguendolo in cucina.
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, osservava ogni movimento che faceva, augurandosi che lui non se ne accorgesse. Si sedette sul ripiano di marmo, onde evitare che le gambe le facessero un brutto scherzo, mentre lui continuava a girare il liquido nel pentolino.
- Attenta bambina, non stare troppo vicino ai fornelli. - si raccomandò lui premuroso.
- Non sono mica una bambina! - sbuffò lei.
- Oh lo vedo bene che non lo sei...- disse lui rivolgendole uno sguardo malizioso.
- Accidenti, hai finito il latte, aspetta che te ne prendo dell'altro. - deviò Ginevra mettendo i piedi a terra e fiondandosi verso il frigo, nel tentativo vano di raffreddare le guance in autocombustione.
" È proprio buffa! " pensò Ignazio tentando di non ridere. " Vorrei che la smettesse di vergognarsi in questo modo, non ne ha motivo...ma forse sono io che la metto a disagio coi miei modi, solo che non riesco a comportarmi diversamente.
Che devo fare? Non riesco ad esserle indifferente, nonostante la conosca da un giorno...".- Comunque ti chiamo così in senso buono...non ti piace? -
" Ignazio smettila con le tue domande imbarazzanti. Mi vuoi proprio far morire! ".
- Beh, è pronta ? - chiese cambiando nuovamente argomento.
- Sì. - rispose spegnendo il gas e prendendo le tazze per versarla.
Ginevra prese la sua e gli passò vicino, sfiorandogli per caso la schiena con la mano. Non lo aveva fatto apposta, o forse le era venuto naturale...non sapeva darsi una risposta, fatto sta che ora temeva che lui avrebbe pensato qualcosa di strano.
Si risedettero sul divano, nel più totale silenzio, ognuno immerso nel suo mondo. La televisione continuava a trasmettere, ma nessuno dei due le prestava attenzione.
Ginevra si godeva la cioccolata, cercando qualcosa di cui parlare, ma alla fine, la sola cosa che le uscì, fu:
- È buona Igna...era tanto che non la bevevo. -
" Complimenti per la fantasia! Con tutto quello che potevi dirgli, tiri fuori una stupidata simile! " la rimproverò una vocina interiore.
- Grazie. - disse voltandosi verso di lei. - Ma non è nulla di speciale. -
Era talmente tenero quando faceva il modesto, che Ginevra non poté non sorridergli.
- Che c'è? - gli chiese poi vedendo che la fissava.
- Sei sporca di cioccolata. - rispose lui avvicinando una mano al suo viso.
Le tolse la macchia nell'angolo della bocca col pollice, rimanendo fermo in quella posizione.
Ginevra aveva una vera e propria banda che suonava nel petto, e sentiva che di lì a poco avrebbero dovuto chiamare un'ambulanza, poiché le stava venendo un infarto a stare in quel mondo con lui, il quale, come leggendole nella mente, decise di fare la sua mossa, avvicinando la bocca a quella di lei, che, tuttavia, si allontanò, sapendo bene che si sarebbe maledetta per tutta la vita, ma aveva avuto paura e così aveva agito stupidamente.
Ignazio abbassò lo sguardo, mostrandosi forse timido per la prima volta e, con una scusa, lasciò la stanza.
Ci era rimasto chiaramente male, Ginevra lo capiva, sapeva di averlo ferito respingendolo...e provava un grandissimo senso di colpa.
Probabilmente ora non avrebbe più avuto occasioni, e le stava anche bene: aveva pagato il prezzo delle sue paranoie.
Spazio dell'autrice: Salve! Spero non mi odierete per questo capitolo, ma vedrete che tutto si aggiusterà!
Intanto, fatemi sapere che ve ne pare :)
Un bacio,
Jessica ♥
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I hope you'll never forget me
FanfictionGinevra, una ragazza di ventuno anni, si trasferisce coi genitori a Palermo, dove il fortunato ritrovamento di un suo vecchio amico, la porterà a conoscere Ignazio, siciliano doc con la passione per la musica. Nonostante cerchi di sfuggire ai suoi...