Capitolo XIII: Gli amici, quelli veri, non ti abbandonano mai

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Ginevra era rientrata sconvolta, correndo in camera senza dare alcuna spiegazione. Il dolore che provava in quel momento, era troppo da sopportare e le aveva tolto l'uso della parola.

Pianse, pianse fino quasi a togliersi il respiro, il petto scosso dai singhiozzi che non accennavano ad interrompersi.

Andò avanti così per ore, era il solo modo che conosceva per sfogarsi, come se la sofferenza avesse potuto scivolare via attraverso le lacrime che le percorrevano le guance, finendo sulla bocca e facendole assaggiare il loro sapore salato, o meglio, amaro; era così che lei lo percepiva. Amaro come la delusione, la tristezza e la perdita.

Si svegliò la mattina dopo con una incredibile sensazione di stanchezza addosso. La notte era stata terribile: aveva rivissuto gli eventi accaduti il giorno precedente, rigirandosi nel letto senza riuscire a trovare un conforto. Non c'era Ignazio accanto a lei quando si era svegliata all'improvviso, e questo l'aveva portata a disperarsi nuovamente, poiché si era resa conto che non si trattava di un brutto sogno. Lui l'aveva mollata davvero.

Si stropicciò gli occhi, doloranti a causa del pianto e li aprì con lentezza. Fissò il soffitto e sospirò: non aveva voglia di alzarsi. Tuttavia, si accorse di essere in condizioni pietose: aveva dormito vestita e il viso era sporco di trucco. Aveva assoluto bisogno di una doccia e di cambiare il letto.

Si infilò sotto l'acqua calda e si lavò con cura, rilassandosi temporaneamente.

Una volta vestita, e dopo essersi asciugata i capelli, spalancò la finestra, permettendo alla luce e all'aria fresca di entrare. Tolse il piumone e le lenzuola, prendendo quelle pulite dall'armadio; mentre si apprestava a sistemarle, qualcuno bussò alla porta.

Ginevra si aspettava fosse sua madre, probabilmente per chiederle se volesse scendere a fare colazione; non credeva certo di veder entrare Francesca e Caterina, che la travolsero come un tornado, abbracciandola stretta.

- Ragazze! Che ci fate qui? - domandò confusa.

- Abbiamo saputo quel che è successo e ci siamo precipitate da te. - spiegò Francesca guardandola preoccupata. - I ragazzi ce lo hanno detto. -

- Oh, capisco. - rispose voltandosi e continuando quel che stava facendo.

- Vuoi una mano? - si offrì Caterina.

- No! Voglio solo essere lasciata in pace! - disse infastidita, per poi pentirsene immediatamente e scusarsi per il tono che aveva usato.

- Gin, tranquilla. Che ne dici se andiamo a fare colazione tutte insieme? -

- Va bene. Allora aiutatemi a finire. - rispose sforzandosi di sorridere.

Optarono per un bar lì vicino, credendo che Ginevra avesse bisogno di distrarsi, invece di stare chiusa in casa. I genitori eravano venuti a conoscenza da loro del litigio con Ignazio in maniera generale, e poco c'era mancato che il padre partisse in quarta per " andare a fargli la festa ". Per fortuna, sua moglie era riuscita a fermarlo.

- Allora? - esordì la rossa bevendo un sorso del suo cappuccino.

- Piero mi ha inviato un messaggio vocale ieri sera, ma l'ho ascoltato soltanto stamani. Appena rientrato ha trovato Ignazio seduto sul divano, immobile, e ovviamente gli ha chiesto spiegazioni e da lì è venuta fuori la cosa. - disse Francesca, per poi aggiungere: - Sono io ad averti consigliato di parlargli e mi sento in colpa. - confessò abbassando lo sguardo.

- Non preoccuparti, non c'entri niente. - la rassicurò Ginevra posando una mano sulla sua. - La situazione era al limite, sarei scoppiata prima o poi. -

- Io giuro che vado a farlo fuori! Come si è permesso di trattarti in quel modo?! -

- Cat, ti darei volentieri una mano, se servisse a qualcosa. - rispose tristemente. - Non era più lui, non so che fine abbia fatto il ragazzo dolce di un tempo. Mi ha urlato contro, ordinato di andarmene...-

I hope you'll never forget me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora