Capitolo V. Tra sogno e realtà

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Correva, correva e sentiva che il terreno diventava scivoloso sotto di lei, rendendole difficoltosi i movimenti, fino a quando non riuscì più a muoversi. Aveva i piedi bloccati nella melma, che le stringeva le caviglie in una morsa.

Tutto era offuscato, non si distingueva ciò che succedeva intorno, ma ad un tratto, come se ci fosse un proiettore nascosto in qualche punto, venne illuminato un angolo di quel luogo per mostrare una figura.

Era Ilenia, che veniva verso di lei con aria sprezzante, con solo dell'intimo addosso, seguita da Monica. Le dissero qualcosa che non riuscì a capire, poi d'improvviso sentì una voce che avrebbe riconosciuto fra mille.

Ignazio comparve accanto a loro, mettendo le braccia attorno ai fianchi delle ragazze e guardandola con aria cattiva, per poi baciarle entrambe. Voleva che lei vedesse e soffrisse...non c'era possibilità di scappare. La scena si faceva via via più rivoltante...Ginevra avvertiva le lacrime farsi pressanti, fin quando non poté impedire loro di uscire e aumentare maggiormente, trasformandosi poco dopo in un torrente in piena, che la travolse, soffocandola.

Non respirava, era morta...il che forse era una fortuna, almeno aveva messo fine a quello spettacolo. Era in pace, il suo corpo scorreva sull'acqua lentamente...tuttavia, incredibilmente, scoprì di essere ancora in vita; infatti dei suoni iniziarono a rimbombarle nelle orecchie: risate, tante risate maligne, grida, gemiti strozzati...era un completo caos.

Desiderò che smettessero, di uscire da quell'inferno...

Si svegliò di soprassalto, cacciando un urlo e tremando come una foglia, con un sudore freddo lungo la schiena.

- Che c'è? La casa va a fuoco?! - chiese Ignazio mezzo addormentato.

Si stropicciò gli occhi, mettendosi seduto e dando uno sguardo alla sveglia: erano solo le sei.

- Gin, perché hai urlato? -

- Niente, non preoccuparti. Non c'è nessun incendio. -

- E allora? Dimmelo, dai...si sente che sei spaventata. - insistette lui.

- Ho avuto un incubo, era terribile... - rispose col ricordo ancora vivido nella mente, - però, ti prego, non chiedermi di raccontartelo, non ce la faccio...- lo scongiurò.

- Adesso ci pensa Ignazio a te. - disse stendendosi con lei e stringendola. - Stai tranquilla, ci sono io. -

Ginevra si rilassò all'istante, abbassando le difese; tutta la rabbia del giorno precedente sparì non appena fu tra le sue braccia. Si abbandonò al sonno, che arrivò quasi subito...Ignazio era il suo sonnifero, ne era più che sicura, e ciò non era certo un bene, considerato che da quella sera avrebbe dovuto dormire da sola...o forse no? Sperò con tutta se stessa di trovare una soluzione...

Era l'una del pomeriggio, ed erano tutti già in piedi tranne Ginevra.

Ignazio non si era sentito di svegliarla, data la nottataccia che aveva passato.

Provava un forte senso di colpa per come si era comportato, ma l'orgoglio aveva agito al suo posto, facendolo passare per una persona completamente diversa da lui. I ragazzi avevano voluto sapere come erano andate le cose, e gli avevano consigliato o sarebbe meglio dire, imposto, di chiederle scusa e tornare in sé. Non sapeva se sospettassero qualcosa, ma, in ogni caso, non sembravano contrari.

- Buongiorno bellezza! - udì dal soggiorno.

Ginevra si era svegliata, però non era il momento di agitarsi, altrimenti avrebbe bruciato il sugo che stava preparando.

- Che odorino! Che cucini di buono? - domandò lei entrando e avvicinandosi ai fornelli.

- Pasta alla norma. Ti piace? -

I hope you'll never forget me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora