Capitolo IX. Una pace sofferta

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Ginevra aveva trascorso una settimana d'inferno da quando aveva litigato con Ignazio.

La sua concentrazione era pari a zero e svegliarsi ogni mattina per andare in facoltà era diventato un incubo.

Aveva tentato di contattarlo, ma lui non rispondeva o spegneva il telefono, facendola sentire uno schifo; che senso aveva rimanere in quella città senza la sola persona che la faceva stare bene? Per lo meno se fosse tornata a Firenze, gli sarebbe stata lontana e forse lo avrebbe dimenticato; tuttavia sapeva che, compiendo quella scelta, avrebbe fatto la figura della codarda, rimpiangendo per tutta la vita di non averci provato.

Decise di inviargli l'ennesimo messaggio, pregando affinché rispondesse.

Incredibilmente, dopo circa dieci minuti, le vibrò il telefono.

" Ok. Vieni a casa mia, sono solo. "

Ginevra ebbe un tuffo al cuore e cominciò ad agitarsi: aveva paura, il suo battito cardiaco era accelerato e le veniva da vomitare; tuttavia doveva farsi forza e affrontare la cosa.

Si vestì velocemente, e informò sua madre su dove sarebbe andata.

- Vai pure e torna quando vuoi, l'importante è chiarire. - disse comprensiva. - So quanto sei stata male. -

- Grazie mamma. -

Prese le chiavi della macchina e uscì. Durante il tragitto, cercò di ricacciare indietro le lacrime: non doveva piangere, non ce n'era motivo, perché non sarebbe finita; avrebbe ripreso Ignazio ad ogni costo.

Arrivata di fronte all'abitazione, spense il motore e scese. Percorse il vialetto con le gambe che divenivano più pesanti ad ogni passo. Suonò il campanello con mano tremante e attese che lui le aprisse la porta.

Il ragazzo la fece entrare senza dire una parola. Era freddo con lei, non facilitando certo le cose; non era abituata a questo suo aspetto e non sapeva che fare. Si tormentava le mani, tenendo lo sguardo basso.

- Allora? - esordì Ignazio rompendo il silenzio.

Ginevra fece un respiro profondo e alzò finalmente gli occhi verso di lui.

- Mi dispiace. - disse. - Mi dispiace da morire. Sono stata una stupida e non sai quante volte mi sono maledetta per quel che ho fatto, non so davvero cosa mi sia preso. Ho pensato che, forse, per te non fosse stato così importante, poi mi hai portato quei fiori e mi sono ricreduta...però una vocina nella mia testa continuava a farmi dubitare e ho fatto un casino. Vorrei tu mi perdonassi, perché io tengo veramente tanto a te Igna. -

Tentò di accarezzargli il viso, ma lui si ritrasse.

- No, non funziona così! - rispose alterato. - Sono arrabbiato e offeso! Sei convinta che ti abbia solo voluta portare a letto?! Se volessi, potrei andare con tutte quelle che voglio, dato le ragazze non mi mancano; il fatto è che non mi piace comportarmi così, odio usare le persone. Se faccio l'amore con qualcuno è perché mi piace, però tu questo non lo capisci vero?! - gridò afferrandola per le braccia e mettendole dietro la sua schiena. - Sono io ad aver sbagliato, non avrei dovuto aprirmi così con te. -

- No, non è vero. È solo colpa mia e del mio carattere: sono incredibilmente paranoica e ho sempre paura di non essere all'altezza, che gli altri si allontanino da me...- confessò scoppiando di nuovo a piangere e poggiando la fronte sul petto di Ignazio.

- Gin, smetti. - disse lui alzandole il mento e asciugandole il viso. - Va tutto bene, calmati. -

- Invece no, perché tu adesso mi odi. -

- Che?! Senti, se devi sparare cazzate, tanto vale tu stia zitta. Devi imparare a fidarti di me e smetterla di farti problemi. - senteziò lui baciandola senza alcun preavviso.

La inchiodò al muro, non consentendole di muoversi: cominciò a giocare con la lingua della ragazza, facendola intrecciare con la propria e lasciando che lei succhiasse la sua.

Fece combaciare i loro bacini, strusciandosi contro di lei e mordendole il lobo dell'orecchio.

- Adesso tu farai tutto quel che ti dirò, e vedrai che sarà anche meglio della volta scorsa...- disse Ignazio con voce eccitata.

Ginevra gemette in risposta, avvertendo l'erezione del ragazzo premere sulla sua intimità e una mano stringerle uno dei seni.

Si spostarono in camera, dove lui la posò sul letto, iniziando a spogliarla e baciando ogni centimetro di pelle che via via le scopriva.

Si tolse la maglia, e accarezzò il corpo nudo di Ginevra, abbassandosi sul suo petto e prendendole un capezzolo fra le labbra, titillando l'altro fra indice e pollice. La sentì contorcesi sotto di lui, e ansimare con forza.

- Così mi farai morire...- sussurrò contro le sue labbra.

- Silenzio. - ordinò Ignazio ricambiando il bacio e facendola poi alzare, mettendola di fronte a lui.

Le passò la lingua sul collo, scendendo sempre più giù, arrivando al suo punto più sensibile. Vi posò sopra la bocca, baciandola e, dopo averle afferrato saldamente i fianchi, la esplorò a lungo, fin quando non fu più in grado di stare in piedi. Fu allora che la buttò sul materasso, continuando ad assapporarla, accompagnandosi con due dita.

Ginevra pensò che la stanza avrebbe preso fuoco, tanto era il piacere che stava provando.

- Ignazio, non ce la faccio più...- disse col poco fiato che le restava.

- Tranquilla piccola. - rispose risalendo verso di lei. - Adesso verrai, ma voglio sentirti urlare. Mi hai capito? Starai sopra di me e dovrai riempirmi la bocca...non puoi immaginare quanto tu sappia di buono...-

Ginevra fece come lui aveva comandato, ricadendo all'indietro, sfinita. Ma ad Ignazio non bastava: lo aveva così duro da provare dolore.

Si privò degli ultimi indumenti con furia, e si congiunse bruscamente alla ragazza, muovendosi con impazienza e soddisfazione.

- Ginevra, mi fai stare così bene...non devi mai più pensare di non essere importante per me. Credevo che sarei morto in questa settimana che non ci siamo visti. -

- Oh, Igna...- mormorò spingendosi verso di lui, - è stato orribile senza di te. - continuò baciandolo dolcemente.

- Dovrò fare una ripassata a Gianluca...deve smetterla di mandarti certi messaggi. - scherzò lui facendola ridere.

- Non parlare più. - rispose poggiandogli un dito sulle labbra.

Ignazio le sorrise con aria complice, portando a termine il rapporto e facendole vedere le stelle.

Ginevra dormiva serenamente stretta ad Ignazio, che le accarezzava i capelli. Era al culmine della gioia, ed era ormai praticamente certo di essere innamorato di lei. Non gli importava se ancora non stavano insieme, non aveva mai rappresentato un problema per lui.

Ci teneva a fare le cose con calma, senza fretta, vivendo giorno per giorno; in fondo essere legati da qualcosa non significava niente, se c'era amore, non avevano bisogno di altro.

" Io la considero già mia e io sono suo..." pensò osservandola, " tuttavia è ancora presto per chiederle di stare con me."

Sì, lo avrebbe capito da solo quando sarebbe arrivato il momento giusto.

Spazio dell'autrice: Saaalve!!! Il capitolo è molto forte e spinto, per cui, le ragazze sotto i tredici anni sarebbe meglio non lo leggessero, onde evitare traumi. Io non voglio responsabilità xD

Per il resto, che ne dite?

Commentate numerose! Mi sono impegnata tanto per scriverlo e mi auguro sia venuto bene.

Un bacio,

Jess ♥

P.S. La dedica va a @Caterinamy, che ha atteso impazientemente questa parte. Contenta tesoro? ♥♥♥ ti voglio tanto bene! :)

I hope you'll never forget me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora