Capitolo 11: LA FURIA

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Il Natale Jasper lo ha trascorso come al solito. Ha cenato al ristorante di sua madre, dopodiché è uscito con gli amici e la fidanzata. Il ristorante come ogni anno si è gremito di persone, e di stranieri soprattutto. Stranieri che vengono dall'Australia e dall'Europa per trascorrere il periodo natalizio nella Grande Mela, famosa attrazione turistica e culturale in tutto il mondo.
Quel giorno, il 25 dicembre, dalla tranquillità dei clienti usciti dal solito tran tran quotidiano, si vola a quelli arrivati dall'estero, e che è più difficile accontentare, perché ciascuno ha una propria tradizione.
Rose è stata impegnata al massimo. Tant'è che ha chiesto ad una sua dipendente, nonché cara amica, di occuparsi dei regali, consegnandole una lista specifica. Non che di regali ne abbia molti da fare, avendo soltanto Jasper e sua madre. Infatti suo padre è morto che Jasper aveva sette anni.
Così è stato cresciuto da due donne, benché sua nonna non vivesse con loro.
Suo figlio è tutta la sua vita.
Lo riempie continuamente di attenzioni e regali, sebbene non sia più un bambino. Tra il lavoro al ristorante e i preparativi per il cenone natalizio, Rose non si è fatta mancare neppure le tradizionali calze appese al camino, da riempire con dolcetti la notte di Natale.
<Mamma guarda che sono grande ormai, so che Babbo Natale non esiste> ironizza Jasper, mentre addobbano insieme l'albero.
<Lo so, ma è la tradizione! E mi piace pensare di trovarle ripiene di dolciumi il giorno di Natale>.
Jasper sospira. Per Natale ha sempre desiderato una cosa sola, e cioè che suo padre tornasse.
Gli cade una decorazione sul parquet, e la raccoglie con aria mogia, accertandosi che non si sia rotta.
<Che hai? Ti vedo strano>.
Rose versione mamma investigatrice modalità: on.
<Niente> mente Jas.
<Quel pacco là sotto di chi è?> gli chiede, indicando una confezione nascosta in un angolino.
<E' per Annie>
<E perché hai quella faccia?>
<Perché ci eravamo detti niente regali, e lei invece me l'ha fatto. L'ho scoperto e sono corso a comprarle qualcosa, ma sono sicuro che non le piacerà. Mentre lei mi avrà fatto un regalo grandioso, scommetto! E tutto questo perché ha avuto settimane intere per pensarci, ed io pochi giorni> sbuffa.
<Sono sicura le piacerà qualsiasi cosa le regalerai, purché sia fatto col cuore. In fondo a Natale è il pensiero che conta>
<Grazie mamma>
<Parlami un po' di lei, avanti>
<Tu l'hai conosciuta>
<L'ho vista una volta, non significa che la conosco. Me l'hai presentata appena> puntualizza.
<Beh, Annie è stupenda. È una ballerina>
<Sul serio? Danza classica?>
<Si>
<Che bello! E la sua famiglia? Li hai conosciuti?>
<Si, ma non sono molto cordiali con me. Credo di non piacergli>
<Questo è impossibile tesoro>
<Pensa che non l'appoggiano nemmeno. Sono freddi e severi. Ha una sorellina, dolce dolce, che sostiene che io sia il suo fidanzato oltre che di Annie>.
La tenera chiacchierata viene interrotta da una telefonata urgente sul telefono di Rose.
Per capodanno Jas si organizza con Max per una serata coi fiocchi.
<Ti rendi conto? Tutti sognano di trascorrere almeno un capodanno della loro vita a New York, e noi ne abbiamo il privilegio> evidenzia Max, sovreccitato <Noi e le ragazze a Times Square che balliamo tutta la notte> pianifica.
<Vacci piano. Si, però io ceno con mia madre al ristorante, le do una mano, quindi non posso muovermi prima di mezzanotte>
<Non c'è problema. Tanto credo che Mary debba restare coi suoi fino a quell'ora>
<Anche Annie ha una cena in famiglia>
<Bene, allora vengo al ristorante alle undici e mezza, così festeggiamo insieme. Poi passiamo a prendere le ragazze, ci stai?>
<Okay>.
La frenesia per lo spettacolo imminente crea un'atmosfera di suspence. Sono tutti impazienti per il lancio della sfera. Tutti raccolti in piazza con le teste rivolte al cielo in attesa, come se stessero aspettando una nevicata o la comparsa di stelle cadenti.
Inoltre i ragazzi si sono portati del vischio nelle loro tasche, per donare quel tocco romantico alla serata col famoso bacio.
L'anno nuovo comincia per Jasper con l'augurio di non perdere la sorella appena ritrovata.
Dopo una settimana si ritorna a scuola. Il clima che si respira è teso. Gli esami si avvicinano così come il diploma e la scelta del college, ma Jasper ha rimandato e non ha ancora deciso dove fare domanda. Mentre è in aula, ascoltando il professore che racconta la guerra di secessione americana, perdendosi nei meandri della sua memoria, essendo prossimo alla pensione, percepisce una strana presenza. Si alza di scatto e si affaccia dalla finestra nel cortile, ma nulla.
Il trillo della campanella lo fa sussultare. Incontra Max nei corridoi.
<Ti senti bene?> gli chiede lui.
<Si, perché?>
<Hai l'aspetto di uno che sta per vomitare>.
Jasper non fa in tempo a rispondergli. Alle spalle di Max un tizio armato entra improvvisamente nella scuola, sparando all'impazzata ad altezza uomo. Jas coi suoi riflessi si lancia addosso a Max, buttandolo a terra e, così, salvandolo.
È il caos più totale.
Chi fugge via. Chi si nasconde. C'è anche chi rimane impalato dalla paura e rimane vittima di quegli spari. Immersi nelle urla, generate dal panico, Max e Jasper si nascondono anche loro.
Trovano riparo nello stanzino del bidello. Una stanza che odora di gesso e carta vecchia di libri antichi. Il caro vecchio Jeff, il bidello della scuola, ne è persino il bibliotecario. E a volte gli capita di scordarsi qualche libro nella stanza dove tiene riposte le sue cose.

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