Heroine my sweetest sin
I can't seem to get enough
Pull me under, wake me up
Feel the rush
Morphine lover make me numb
Make it so I can't get up
Paper thin 'til you sink in
Could you be my heroine?

-Heroine, Sleeping With Sirens

-Jen..sono papà...non riattaccare ti prego.-

A quelle parole mi sbiancai.

Come cazzo si permetteva di richiamarmi? E come cazzo aveva avuto il mio numero?

Dopo tutto quello che aveva fatto, che mi aveva fatto.
Sapeva che era la ragione per la quale ora non mi trovavo più con lui.

La sua voce roca mi ricordò l'inverno, il freddo, nevicava sempre da noi, e lui che trovava rifugio nella bottiglia.

Usciva scordandosi di mettere la giacca, viveva dimenticandosi di avere una vita.

Tornava tardi, con quella voce graffiante che solo il suono ti faceva soffrire.

Rimase in silenzio, secondi, forse minuti. Era pur sempre mio padre e conosceva come muoversi con me. Se mi avesse agredito come era suo solito fare avrei probabilmente lanciato il cellulare.

Così rimanemmo lì per un tempo indefinito fino a quando lui non parlò con un filo di voce.

-Torna a casa.- lo disse con una tale tristezza che la rabbia nascosa nel tempo si manifestò in un attimo.

Ma no, non aveva il diritto di sentirmi parlare. Non potevo sprecare altro fiato per lui. Avenne tutto nella mia testa. Uno di quei discorsi filosofici che solo dentro una testa malata come la mia potevano capitare.

Lui non aveva il diritto di essere triste. 'Chi è causa del suo mal pianga di se stesso' mi avevano insegnato. E così doveva essere.

Chiusi la chiamata con la ferita nel cuore che bruciava ancora. La ferità più grande, quella con inciso 'papà' sopra.

-Sono a casa.- Michael era tornato.

-Eii come butta?- si appoggiò allo stipite della porta ma poi mi vide in lacrime -Jen che è successo?-

-Nulla Mike, è tutto okay.-

-Smettila di raccontarmi cazzate, non sono un coglione, so che hai dei segreti e non voglio che tu me li racconti per forza ma non fingere che vada tutto bene. Senti, ci siamo visti per la prima volta un mese fa e so che non è poco, ma sono anche l'unica persona che hai per ora e per qualunque cosa ci sarò.-

Il suo tono era duro, eppure i suoi occhi e le parole erano le più rassicuranti che avessi mai sentito. Poche frasi ma di certo le migliori. Mi sentì nella sfortuna la più fortunata per avere un cugino come Mike.

Un angelo travestito da diavolo.

-Grazie Mike, significa molto per me, davvero.- mi sorrise lievemente e il suo sguardò si addolcì. I suoi occhi erano un mistero, come lui dopo tutto, cambiavano colore se guardati da diverse angolazioni. Lo sentìi spostarsi in cucina.

Non mi sembrava il caso di dirglielo ma puzzava di canna, chissà che mi nascondeva quel ragazzo dai capelli rossi.

Nonostante le parole di mio cugino mi attraversò un'onda di pura tristezza. Non mi sentivo a mio agio, col mio corpo, con la maggior parte delle persone che mi circondavano. Ero tremendamente egoista e stupida. Così fottutamente testarda.

Ci sono dei momenti in cui evidentemente lo stato d'animo prende soppravvento sul cuore portandoti a fare cazzate su cazzate.

Pensai che in fondo non avevo nulla da perdere.

Se Michael aveva fumato una canna sapeva dove trovare l'erba.
Naturalmente non potevo chiederlo, mi avrebbe ucciso, così decisi di seguirlo.

Quella notte la passai ad occhi aperti, fissando il buio che mi circondava e mi sentìi parte di esso. Parte di quella oscurità, di quel nero. Da piccola avevo paura del buio, certo, non potevo sapere che fosse la cosa meno spaventosa che mi circondava.

La mattina mi vestìi in fretta e iniziai ad osservare ancora più attentamente ogni minimo movimento. Andai a scuola con Mike ma al suono della campanella lui rimase fuori, appoggiato alla sua auto nera come i suoi vestiti a fumare.

-Che fai inizi con saltare la scuola già dal secondo giorno?-
-Hahahah da come avrai capito la scuola non fa per me. Devo fare delle cose con Ash, Luke e Cal.

Quest'ultimo non l'avevo mai sentito nominare.

-Va bene, a dopo.- finsi di entrare a scuola ma mi nacosi appena svoltai l'angolo. Pregai che quelle cose non le dovesse fare prendendo la macchina altrimenti non ce l'avrei mai fatta ad inseguirlo.

Fortunatamente, quando si assicurò che fossi entrata, si incaminò verso la sua destra.

Uscì cautamente dal mio nascondiglio e senza farmi notare, a dovuta distanza, seguìi Michael.

Arrivarono anche Luke e Ashton, ma di Calum ancora nessuna traccia. Luke aveva il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte e quella barba che lo faceva sembrare ancora più figo. Ashton era invece senza bandana. Ancora una volta entrambri indossavano la maglia di una band, dei Blink 182 questa volta.

Almeno hanno buoni gusti musicali, pensai.

Sarebbe stato bello condividere le proprie passioni con qualcuno, ovviamente non con quei due però.

I tre camminarono a lungo e io ero dietro di loro a seguirli con l'ansia di essere beccata. Finalmente sembrammo arrivare da qualche parte.

Un campo da calcio. Ma state fottutamente scherzando.

Accanto all'entrata c'era anche un cartello con incisa una scritta ambigua 'il buco'.

Che poi un campo da calcio dovevano metterlo proprio in un posto sperduto e dimenticato da Dio come questo. Michael non sembrava tanto un tipo sportivo, forse Ashton o Luke giocavano ma gli skinny neri non credo fossero i pantaloni adeguati per una partita di calcio.
Inoltre in campo non c'era nessuno, non c'era proprio anima viva, a quest'ora poi ovviamente.

Entrarono in uno stanzino che fungeva da segreteria. Io rimasi nascosta dietro gli spalti, stavo quasi per tornarmene a scuola quando li vidi uscire con delle bustine contenenti della polverina bianca. Ero nel posto giusto dunque.

Che bella trovata però cammuffare una società calcistica per spacciare droga. Magari a capo di tutto c'era quel 'Cal'.
L'unica cosa che mi dava fastidio è che in tutto questo c'entrasse anche Michael. Lui non doveva aver a che fare con questa merda.

Appena tutti e tre si spostarono potei raggiungere quello stanzino. Era tutto buio al punto da non saper distinguere gli oggetti presenti nella stanza. Mi scontrai con un ragazzo. Merda.

-Sto chiudendo che vi serve ancora?- cazzo non erano soli Mike, Ashton e Luke. E mo' chi cazzo era questo e soprattutto come uscivo da questa situazione. Non volevo mettere nei casini Michael.

-Io..scusa ho sbagliato posto...- in questo periodo mi stavo scusando decisamente troppo.

Il ragazzo con il quale mi ero scontrata mosse la mano verso il muro in cerca dell'interrutore e quando lo trovò accese la luce e finalmente potei vederlo.

Ci misi un po' a riconoscorlo ma era chiaro, non poteva che essere lui.

-Calum.- dissi in un sussurro quel nome così familiare.

-Jen.- invece lui lo disse con fermezza, l'aveva sempre contraddistinto. Poi mi stupì con una di quelle strane frasi marhiate 'Calum Hood'.

-I tuoi occhi sono cambiati.-

'Anche i tuoi' avrei voluto dirgli.

Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora