Preferirei essere odiato per quello che sono che amato per quello che non sono.
-Kurt CobainE poi? E poi niente. Dall'incontro con Calum era passato un altro giorno. Non posso negare che ciò che era accaduto mi aveva lasciato con tanti dubbi. Tutto quel mistero avevo un so che di intrigante e mi spingeva a voler conoscere sempre di più su quel ragazzo. Sarà la mia innata passione per le cose un po' strane e particolari ma non riuscivo a smettere di pensare a Calum. Al fatto che io lo conoscevo già dall'infazia e a quanto fosse diverso ma allo stesso tempo sempre lui. Sapeva ancora sorprenderti anche rimanendo in silenzio ma non sapeva più sorridere veramente.
Mistero [μυω]= essere chiuso.
E io volevo capire perchè si ostinasse a rimanere chiuso. Michael mi disse che lo era anche con loro, ormai l'avevano conosciuto così e pensavano fosse la sua normalità, ma sapevo che c'era qualcosa sotto. In un certo senso l'interesse non proveniva solo da parte mia, anche Calum continuava a cercare qualcosa in più sotto il mio sguardo. Quando stavo seduta nel suo posto e mi occupavo di ciò che diceva Kevin, lui si appoggiava alla porta e pensava. La sera durante gli allenamenti di calcio accompagnavo Ash e al contrario suo, Calum non si girava a guardarmi neanche per un secondo fino al termine della partita, a quel punto riniziavano gli sguardi. Quelli che ti bruciano sulla pelle come se ti stessero guardando dentro. A lui non importava che mi dessero fastidio, gli andava punto e basta.
Essendo il 23 Dicembre, accompagnai zia a fare la spesa per la cena della vigilia. Ero in macchina, pioveva e le lacrime colavano giù sul finestrino. Le strade erano decorate di rosso e bianco.
Il centro commerciale era super affollato ovviamente, confondermi fra la gente non mi dispiaceva, anzi, lo preferivo. Essere 'uno dei tanti'.
C'erano talmente tante persone che se non fossi stata attenta avrei perso di vista anche mia zia, eppure lo vidi. Calum era proprio davanti a un negozio con una grossa busta nella mano. Mi accorsi che non avevo mai pensato alla sua vita quotidiana. Il fatto di andare in un market e di fare la spesa risultava ancora più strano di condurre una vita spacciando droga per Calum. Infatti non era il classico ragazzo scuola-casa, anche perchè a scuola non ci andava.
Non era solo, una di quelle ragazze da vestitini stile 'mi credo alla moda ma sono puttana' gli stava parlando. Non li avevo mai visti insieme ma forse avrebbero passato il Natale insieme. Questo mi diede incredibilmente- ed inspiegabilmente-fastidio.-Jenna tutto bene?- notai di starmi torturando l'anellino nero al labbro.
-Si zia, vado a salutare un'amica e torno subito.- puntai dritta verso Calum e la sua dolce amica ma solo quando arrivai a qualche metro da loro mi accorsi di che cazzo stavo facendo. Che avevo intenzione di fare? Andare da loro e salutarli amichevolmente? Cercai di sviarli ma sarò sembrata più una pazza perchè ormai mi avevano vista.-Ciao Jenna!- quel pezzo di merda me l'avrebbe pagata.
-Ah ciao Calum.- mi finsi sorpresa e guardai quella puttana con disinvoltura ma passai davanti a loro senza fermarmi. Sembrava che fossi così sicura di me e andai a testa alta verso il nulla fino a quando non mi scontrai con un ragazzo. Di bene in meglio proprio. Alzai lo sguardo e notau subito i capelli all'altezza delle spalle di Kevin. Subito mi rivolse il suo classico sorriso.-Ei Kev.- in quel momento dovevo avere una faccia da ebete.
-Ciao Jen.- poi anche lui vide Calum e la sua amichetta e li salutò. Io andai- accompagnata da Kevin- alla ricerca di mia zia e l'avvisai che l'avrei aspettata fuori al parcheggio.
Sapevo che Calum mi stava osservando ma non mi importava. È bello poter incontrare le persone giuste nel giusto momento e Kevin lo era. Il sole mattutino si rifletteva nei suoi occhi nocciola, non profondi quanto quelli di Calum. Continuavamo a parlare del più e del meno, conversazioni normali non come quelle con Calum. Forse dovrei finirla di paragonarlo a lui.
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Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of Summer
FanficMi avvicinai alla porta, come sempre l'aveva lasciata aperta. Era nel suo solito stanzino con la sua solita penna. La luce soffusa lo rendeva ancora più bello; illuminava il suo viso concentrato e malinconico. Mi avvicinai ed il silenzio era talmen...