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La malinconia è la tristezza diventata leggera.

-Italo Calvino.

Mi trovavo ancora una volta su un ennesimo pullman pronta ad andarmene via dalla mia città. Sembrava che il peso di quella piccola casa in cui abitavo fosse troppo grande da reggere e così scappai via da tutto e da tutti.

Eppure avevo tanti progetti: laurea, casa nuova, un lavoro prestigioso e tanti dolci bambini.

Troppo bello per essere vero.

Troppi segreti rinchiusi in un cuore ormai a pezzi.

Il lato positivo (sempre se si possa chiamare 'positivo') è che 'nuova città'='una sconosciuta per tutti'.

Nessuno che sa qualcosa su di te o sulla tua famiglia.

Già la mia famiglia.

Mio zio, probabilmente, l'unico familiare a cui importasse qualcosa di me, si offrì di ospitarmi da lui a Sidney.

Lì ero diretta.

Per un attimo sperai che Jam venisse a riprendermi, a tranquillizzarmi, a dirmi che non mi avrebbe lasciato andare. Poi ricordai la scena che insieme ad altre cause mi aveva portata a partire e il solo pensiero mi fece venire i conati di vomito.

Non c'era nessuno con me: io, un borsone e le mie cuffiette, da oggi la mia nuova famiglia.

Durante il viaggio piansi, mi sfogai senza emettere suono, come se quelle lacrime fossero intrapolate troppo a lungo dentro di me e in quel momento sgorgavano libere.

Nessuno mi sentìi, avevo imparato a non fare rumore quando soffrivo.
Certo, qualcuno avrebbe potuto vedermi, ma ormai mi sentivo invisibile, solo un inutile pezzo di carta calpestato da qualcuno.

Ero ancora in balia del vento che mi spostava dove meglio credeva e chissà se avrei mai trovato pace.

Il pullman mi lasciò alla stazione e con gli ultimi soldi rimasti presi un taxi sino a uno scadente hotel, sarei rimasta lì e l'indomani, in un orario più decente sarei andata da mio zio.

La mattina successiva andai alla segreteria della scuola in cui avevo mandato la richiesta d'iscrizione. Dovevo pur diplomarmi.

La segretaria mi accolse con un'annoiata occhiata.

-Sono Jenna Clifford, ho mandato la richiesta d'iscrizione circa una settimana fa.-

-Ah si. Bene, qui trova scritti il suo orario e le regole della scuola.-

La ringraziai e uscìi dall'istituto.
L'indomani sarei stata una nuova studente della Norwest Christian College.

La giornata passò in fretta, andai al pub nel quale precedentemente avevo trovato impiego e mi dissero che avrei iniziato a lavorare le sere come part-time. Di certo non era quello a cui puntavo ma meglio di niente.

Verso le 6 p.m bussai a casa Clifford, mi aprì una donna sulla cinquantina, mia zia.

Rimaste un po' perplessa all'inizio ma poi evidentemente mi riconobbe e sul suo volto si aprì un grande sorriso. Anch'io ne sforzai uno e funzionò.

-Oh cara con quel piercing al labbro non ti avevo proprio riconosciuta.- Mi invitò ad entrare e a sedermi.

-Daryl guarda chi c'è!- Mio zio arrivò in salotto con una tazza di caffè in mano e appena mi vide venne subito ad abbracciarmi.

Dopo i saluti iniziali non potei evitare 'quell'argomento'.

-Jenna, io...mi dispiace tanto per tua madre, e anche per Tom..dopo tutto è mio fratello e ho provato a chiamarlo per tirarlo su, ma sai come è tuo padre.-

-Non preoccuparti zio, sto meglio ora.- Ovviamente non era vero.

Andai in quella che sarebbe stata la mia camera, ossia una stanza per gli ospiti ma non era così male. Iniziai subito col sistemare gli indumenti nell'armadio e attacare i poster delle mie band preferite nel muro.

-Green Day, li amo.-

Stavo ancora ammirando la faccia di Billie Joe Armstrong quando un ragazzo dai capelli tinti color rosso acceso mi parlò.

-Scusa?-
-Ho detto che amo i Green Day e anche tutte le altre band di cui hai i poster. Neanche io mi ricordavo della tua esistenza, comunque sono Michael.-

-Ah mio cugino.- Mi rigirai e continuai a sistemare la camera.

-Ehm anche io sono lieto di conoscerti! Sai che saremo nella stessa scuola? Non vedo l'ora di farti visitare tutta Sidney!-

Un po' troppo stressante il ragazzo, e poi quei capelli? Okay fighi ma non sei nessuno, placati.
Alla fine evidentemente si rassegnò perchè uscì dalla camera lasciandomi finalmente in pace.

Zia mi chiamò per la cena ma riuscì a sviarla con un "scusa zia ma sono stanca per il viaggio".

Mi distesi nel letto e avviai la riproduzione casuale. Nelle note di With Me dei Sum41 pensai che in effetti stanca lo ero, ma di tutto: di mio padre; del mio ragazzo, ex-ragazzo; delle false amicizie costruite nel tempo.

Questo era un nuovo inizio, oppure la fine.

Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora