A volte trovo difficile trovare qualcuno a cui dare fiducia.
Vorrei stare in silenzio, non parlare con nessuno.
-Freddie Mercury

Finalmente la Vigilia di Natale, anche se non credevo fosse una cosa positiva, infatti non lo fu. Mia zia non faceva altro che correre da una parte all'altra della casa anche se da preparare non c'era più niente perché non avremmo avuto ospiti.

La famiglia Clifford, disastrata sin dalle origini, non esisteva quasi più. I miei nonni paterni (gli unici che conoscessi) ci avevano lasciati due anni prima a seguito ad un'incidente. Il loro figlio maggiore, mio padre, si era rovinato con l'alcol e il suo futuro da fallito era prevedibile: a vent'anni mise incinta una ragazza che poi non sposò e abbandonò. Mio fratellastro? O probabilmente sorellastra. Seppi questa informazione una sera quando Tom era più ubriaco del solito. Non mi venne mai in mente di cercare quella persona che ora avrebbe venticinque anni, non mi sono mai sentita in diritto di distruggere il suo equilibrio familiare, certo, la curiosità e la speranza di avere un fratello maggiore o una sorella con la quale confidarsi l'ho sempre avuta, ma non sarebbe giusto nei suoi confronti. Inoltre scoprire di avere un padre come Tom non sarebbe una bella rivelazione.

Mio padre si innamorò per la prima volta quando conobbe mia madre. Entrambi si amavano e per mia nonna fu una benedizione. Organizzarono subito il matrimonio ma dopo due anni e una figlia le cose iniziarono a peggiorare. Tom cadde di nuovo nel circolo dell'alcol, perse il lavoro e mamma cominciò a stancarsi di quella vita.
In un certo senso ebbe ragione quando decise di andarsene ma non so se quando diventerò madre potrei mai pensare a una cosa del genere. Lasciare la propria figlia è assurdo.

Il fratello minore di mio padre, zio Daryl, è stato forse l'unico a stabilirsi senza problemi nonostante le difficoltà economiche. Ciò non significa che a casa dei miei zii vada tutto bene. Lavorano entrambi per portare a casa il necessario e anche non volendo, sono stati molto assenti per Michael, che già problematico di suo, ne ha risentito. Michael ha un grande cuore al tal punto da mettere gli altri prima di se stesso, non sembrerebbe ma è timido e non direbbe mai a nessuno che gli passa per la testa.

Fra questi pensieri e la discografia dei 1975 passò il mio pomeriggio. Continuai a pensare a Calum, ci feci l'abitudine. Sembrava quasi normale che in ogni momento di pausa mi tornasse in mente. Pensavo a lui, ai suoi occhi che parlano più di quanto lo faccia la sua bocca. In particolare era bello ricordare le partite di calcio, il suo sguardo fisso sul campo e i movimenti veloci.

'Sono ufficialmente pazza' pensai quano mi ritrovai a scorrere ancora una volta la sua home di facebook.

Arrivarono le sei del pomeriggio ma di Michael non c'era traccia. Era uscito di mattina presto e non era ancora tornato. Zia iniziò a preoccuparsi e per farla calmare uscìi di casa a cercarlo. Avevo ovviamente provato a chimarlo al cellulare ma niente. Sembrava scomparso del tutto.

Passai a casa di Ashton. Il riccio mi accolse amichevolmente tra le sue braccia. Indossava una buffa maglietta natalizia e stava mangiando un biscotto mentre dallo stereo proveniva della musica metal.

-Non sembri il classico metallaro con questa maglia.- Ash mi diede un piccolo colpetto nel braccio e diede un biscotto anche a me.

-Come mai da queste parti?-
-Non riesco a trovare Michael.- a quel punto Ashton spense lo stereo e si sistemò meglio nel divano.
-Cioè?-
-Non risponde ai messaggi e alle chiamate, inizio a preoccuparmi. Pensavo che tu sapessi qualcosa.-
-Ne so quanto te purtroppo.-

Decidemmo allora di fare un giro in macchina andando nei posti in cui poteva trovarsi. Michael amava i luoghi tranquilli e riparati da sguardi indiscreti, sia io che Ashton sapevamo che non sarebbe stato semplice trovarlo. Ash teneva lo sguardo dritto alla strada mentre io continuamo a muovermi sul mio stesso sedile come se l'agitazione potesse aiutarci a trovare Mikey. I marciapiedi erano vuoti, tutto sembrava essere stato bloccato in quella Vigilia. C'era lo stupore dei bambini che aspettano l'arrivo di Babbo Natale, c'erano i barboni che forse almeno in questa notte avrebbero trovato un pasto caldo e poi c'eravamo noi. Non ci davamo pace neanche a Natale, anche se alla fine la colpa era solo nostra. Tutti questi casini sembravano inevitabili per delle menti incasinate come le nostre. Arrivarono anche Skye e Luke, non sapevano nulla nemmeno loro.

-E' per Den.- Ashton, Luke e Skye si girarono scioccati nella mia direzione, non si aspettavano nemmeno che conoscessi Den. -E' in città?- chiese con un filo di voce Skye, in efetti non solo Michael deve aver sofferto l'assenza di Den. Portai tutti a casa di quella coppia particolare, Cameron e Mic, Den doveva essere li. Aprì la porta di casa lei stessa, trovandosi davanti quella che un tempo doveva essere la sua migliore amica. Skye mise da parte l'orgoglio e si fiondò tra le sue braccia. Erano entrambe in lacrime, i ragazzi non fecero notare di essere emozionati anche se ovviamente lo erano. Mic arrivò all'ingresso poco dopo con una sigaretta spenta fra le labbra. Cameron dietro di lui sembrava confuso dalla scena che trovò davanti ai suoi occhi. Allora mi decisi a rompere quel silenzio che stava diventando imbarazzante, c'era una ragione per la quale eravamo li.

-Michael non si trova, non sappiamo dove sia e abbiamo paura che si sia messo nei guai.- Cameron prese in un attimo le chiavi della macchina e seguì Mic fuori. Lo stesso fecero gli altri, si stavano organizzando i luoghi di ricerca. Inviai un altro messaggio 'rassicuratore' a mia zia, lei era sicuramentela più preoccupata di tutti.

-Jenna potresti andare ad avvisare Calum? Neanche lui ci risponde al telefono.- annuii semplicemente e mi diressi a piedi verso casa di Ashton e Calum. Non pensai a nulla fino a quando mi trovai davanti al portone di casa. Suonai il campanello più volte eppure Calum non venne ad aprire. Stavo per tornare indietro quando mi venne in mente di provare ad aprire la porta. Non era stata chiusa a chiave.

Socchiusi leggermente la porta: Calum era seduto nel divano e una lacrima gli bagnava la guancia sinistra. Leggeva da un foglio con alcune scritte in neretto e poi scriveva in un altro foglio posto sul tavolino davanti a lui. Quella scena mi fece stringere il cuore.

-Calum.- pronunciai il suo nome leggermente, sapeva già che ero lì. Lui girò lentamente lo sguardo e ancora vidi i suoi occhi, per la prima volta li vidi lucidi e insicuri.

-Gli altri mi hanno mandato a chiamarti, stiamo cercando Michael.- Calum, sempre molto lentamente, si infilò le scarpe. Camminò per il soggiorno fino ad arrivare davanti a me e a sovrastarmi con la sua altezza.

Istintivamente lo abbracciai. Quella fu la prima cosa che mi venne in mente, non pensai alle conseguenze. Lui nonostante fosse un po' rigido portò le braccia intorno alle mie spalle.

Mi sentivo al sicuro fra le sue braccia, il suo profumo ora mi circondava e anche non conoscendo la causa del suo dolore lo sentivo, me lo sentivo sotto la pelle che quel ragazzo stava soffrendo.

Pensai che un suo abbraccio fosse la cosa migliore al mondo fino a quando non fece scontrare le nostre labbra. Quella era in assoluto la sensazione migliore che io avessi mai provato.

Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora