'Cause I'm only a crack in this castle of glass'

-Castle of Glass, Linkin Park

Era già passata una settimana. Una settimana da quando Michael non parlava più.
Non era arrabbiato con me, ma non sapevo perchè si ostinasse a non dire nulla. Nemmeno con i genitori, va be' che loro non erano molto presenti. Ultimamente erano entrambi molto impegnati col lavoro e a me e Michael toccava badare alle faccende di casa.

A scuola andava così così. Rimanevo sulla sufficienza e andava più che bene. Per quanto riguarda i compagni invece ero sempre 'quella nuova strana'. Non mi importava delle loro critiche, anzi me ne fottevo. Inoltre stare accanto ad Ashton, Luke e Michael mi aveva portato la fama della 'amica di quelli strani'. L'unico che in classe si ostinava a parlarmi era Ashton e nonostanze inizialmente non lo sopportassi col tempo imparai a capirlo. Suo padre l'aveva abbandonato e suo madre aveva altri due figli a cui badare. Per andare avanti ogni sabato sera andava a spacciare in un locale in centro. Non so come potesse vivere costantemente nell'ansia e ogni volta che glielo chiedevo lui mi rispondeva semplicemente 'alla vita che ti capita ti ci devi abituare punto e basta'. Sono io quella ostinata, vorrei cambiare le cose ma non ho la forza, non sono coraggiosa quanto Ashton. Lui nonostante tutto rimaneva un ragazzo solare, rideva in mille modi diversi e chi lo evita non sa che si perde. Addirittura a scuola è temuto, ma come si fa ad avere paura di uno come Ash? Al massimo ti può fare il solletico. Ma l'apparenza inganna.

Era l'ora di fisica e quella gallina che ci 'accolse' il primo giorno non aveva smesso di urlare manco un secondo. Mentre ridevo perchè Ash aveva fatto un'altra delle sue battute squallide ripensai al 'buco', a quel campo da calcio e a quegli occhi che da un mese non riuscivo a togliermi dalla testa. Ashton doveva essere una specie di amico per Calum.

-Parlami di Calum.- gli dissi semplicemente.
-Uno come Cal non si può descrivere così semplicemente su due piedi. Lui è particolare.-
-Questo l'avevo capito ma insomma dove abita? Come si comporta?-
-Abita con me in un quartiere poco raccomandato non molto distante da casa di Luke. È un tipo solitario, ne ha passate tante. Ma come mai ti interessa?-
-No così, per curiosità.-

Ash alzò le spalle e continuò a scarabocchiare il suo diario. Poi come se gli fosse venuta in mente un'idea geniale si girò e mi disse: -Ti va di venire alla mia partita di calcio?-

Ed eccomi ancora lì. Il cartello che indicava il buco sembrava consumarsi sempre di più. Me lo feci spiegare da Luke, quel posto veniva chiamato in quel modo perchè oltre il campo da calcio c'era un posto in cui un tunnel molto basso permetteva di attraversare la ferrovia come un sottopassaggio. Ci andava chi aveva voglia di drogarsi senza che nessuno lo guardasse male. Mi sedetti nelle gradinate accanto a Luke che nonostante ci fosse un caldo terribile indossava un beanie azzurro. Michael era come sempre in disparte immerso in non so quali pensieri. Attendemmo fino a quando non entrarono in campo i giocatori. Ash era della squadra, della quale ignoravo il nome, e aveva una maglia rossa e i pantaloncini corti e bianchi. Si avvicinò agli spalti e indirizzó un ghigno a Luke che gli aveva appena ulrlato che i pantaloncini gli donassero molto.

Poi lo vidi. Ero certamente in ansia perchè lui mi aveva detto di non tornare e io non gli avevo dato ascolto. Rimasi ipnotizzata da Calum che fece il suo ingresso in tranquillità più assoluta. Aveva la fascia del capitano che gli fasciava il braccio sinistro, nel quale si intravedeva il tatuaggio di un indiano mentre nell'avanbraccio un altro tatuaggio raffigurava un uccello con sotto una scritta 'Mali Koa'. Mali, la ragazza gentile che ci offriva sempre la limonata nelle calde sere di Novembre. Sua sorella.

Mi vide, lo capìi subito. Rivolse qualche parola ad Ashton che ancora ci sorrideva e lui prese posto in campo aspettando il fischio dell'arbitro.

Il risultato fu 6 a 3 per la squadra di Ashton e Calum. Erano davvero bravi. Per tutta la partita osservai i movimenti rapidi di Calum. Agiva con tecnica e non si lasciava prendere dall'ansia. Dava solo qualche consiglio ai giocatori della sua squadra ogni tanto. Non una polemica o una parola di più.

Al termina dell'amichevole andai verso 'il buco', ormai ero troppo curiosa di vederlo. Non mi importava che fosse un luogo ritenuto 'pericoloso'. Seguì le indicazioni che avevo ricevuto da Luke fino a quando lo trovai. Sinceramente, nulla di che, anche se era piuttosto stravagante come luogo. Sorprendentemente non trovai nessuno, allora mi sedetti in un gradino che dava proprio all'entrata del tunnel. C'erano molte siringe e qualche pacchetto di patatine o cose del genere sparse a terra.

-Eii.- Mi spaventai a morte perchè immersa com'ero nei miei pensieri non mi ero accorta che una ragazza si era seduta accanto a me. Guardai ogni minimo suo particolare per capire chi fosse: capelli neri, occhi castani, indossava una maglia dei Green Day, simile a quelle di Michael e aveva dei pantaloni neri. Inoltre aveva un piercing, un anellino, ma invece che come me al labbro, lei lo aveva nel naso.

-Noi ci conosciamo?- le chiesi infine, non capendo assolutamente di chi si trattasse.
-No, io sono Den. Ti ho visto mentre eri con Michael alla partita.-
-Ah si, è mio cugino. Sono Jenna ma chiamami pure Jen.- Den mi rivolse un tenero sorriso e poi spostò lo sguardo altrove come se stesse pensando a qualcosa.

-Quindi conosci Michael?-
-Si...eravamo amici prima che mi trasferissi. Io piuttosto non sapevo che lui avesse una cugina.-
-Non sapeva manco lui di averla tranquilla.-
-Mh potresti parlarmi un po' di lui? È da molto che non lo vedo.-
-Beh, è un ragazzo davvero gentile e altruista ma questo lo saprai già. Come il fatto che non la smette di tingersi i capelli. In questo periodo non lo vedo molto felice però, se ne sta sempre da solo e sembra sempre pensieroso. Ho paura che possa soffrire di depressione.-

Den si alzò tutto in una volta come se si fosse sentita improvvisamente male.

-Grazie, ora devo andare. Potresti per favore non dirgli niente della nostra chiaccherata? È importante.-
Non mi diede neanche il tempo di risponderle che scappò via subito. Anche se tentava di trattenersi le vidi gli occhi lucidi.

Andai da Ashton per complimentarci ma mentre Luke e Mike parlavano io mi spostai verso la segreteria. Volevo vedere Calum.

Con mia fortuna lo trovai, aveva ancora la divisa da calcio e un asciugamano bianco nel collo. I capelli, ancora più arruffatti del solito per via del sudore, formavano qualche ricciolino. Era bello Calum, non c'erano dubbi.
Bussai alla porta per farmi notare ma, quando lui si girò nella mia direzione, tutte le parole che stavo per dirgli mi rimasero in gola. Non so quali assurdi poteri avesse quel ragazzo ma non mi sentivo a mio agio in sua presenza.

-Ti avevo chiesto di non venire più quì.- mi disse sempre con il suo tono sicuro di se.
-Ashton mi ha invitato alla partita.-

A quelle parole Cal mi si avvicinò fino a quando non ci trovammo a pochi centimetri di distanza.

-Senti, so benissimo che tu sai cosa è accaduto alla mia famiglia. Ma qui non lo deve sapere nessuno, chiaro? Sei l'unica cosa che mi ricorda il dolore che ho passato e non ho intenzione di soffrire ancora.-

-Mi dispiace per i tuoi e anche per Mali.-

-Non nominarli.- alzò la voce di parecchio, ormai stavamo urlando.
-Non fa alcuna differenza, io ora sono a Sidney e dovrai sopportare il fatto di vedermi perchè Mike, Luke e Ash sono miei amici.-

Calum tirò un pugno dritto alla porta che mi sfiorò il viso. Sussultai quando strinse la mia mano chiusa a pugno con la sua. Abbassai il viso e vidi delle iniziali nella sua mano sinistra, quelle di sua madre, e a destra aveva quelle di sue padre. Se li portava sempre con sé. Intanto la sua mano, così fredda, contribuiva a congelarmi lì dove mi trovavo. Non ero in grado nemmeno di parlare con Calum così vicino, e non lo stavo nemmeno guardando negli occhi. Quando alzai lo sguardo i suoi occhi, quelli che per notti da quando lo rividi mi avevano tentata, erano nuovamente incastonati nei miei. I suoi occhi, il cui colore poteva sembrare quello del caffè, mi mostrarono Calum così come era ora. E anche se la nostra amicizia era da anni finita, è come se in quell'istante rividi le gioie passate.

-Da quant'è che non ci vediamo?-  mi uscì spontanea quella domanda, senza neanche pensarci.
-Mhm cinquantanove mesi.-
-Non facevi prima a dire 'quasi cinque anni'?- Questa doveva essere un'altra particolarità di Calum.

Sorrise e si allontanò. Giurai che il suo fosse il sorriso più bello del mondo.

Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora