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I taste you on my lips and I can't get rid of you
So I say damn your kiss and the awful things you do
Yeah, you're worse than nicotine.
-Nicotine, Panic! At The Disco

La calda mano di Cal circondava ancora il mio fianco. Non avevo realizzato bene cosa mi fosse successo. In un attimo avevo visto Calum piangere, l'avevo abbracciato e lui mi aveva baciata. Il punto è che non riuscivo ancora a muovermi, tenevo gli occhi stretti come se quello fosse solo un sogno eppure sentivo il sapore delle sue labbra. Erano leggermente umide per via del pianto. Avevo osservato più volte il movimento di quelle labbra carnose, il modo in cui esse si muovevano lentamente per scandire le parole.
Se addirittura in un abbraccio pensavo di aver sentito la sofferenza di Calum, in quel bacio mi fu evidente quanto il suo cuore fosse spezzato. Avrei voluto fare qualcosa, dire qualcosa, ma tutto ciò a cui pensavo erano ancora le sue labbra e le sensazioni che mi avevano trasmesso.
Poi, con una lentezza innaturale, si spostò a prendere la giacca. Subito mi sembò di sentire un vuoto, c'era stato solo un bacio, certo, ma aveva un sapore diverso. Un po' mi sentii come quando, dopo l'incontro con mio padre, Calum mi raccolse e mi portò proprio in quella casa. Rimasi con lo sguardo basso, osservavo le due vans nere che si muovevano. Nere come i suoi capelli, i suoi vestiti e i suoi occhi.
Calum è sempre stato nero. Forse perché non è in grado di far trasparire altro, ma ha tante emozioni nascoste. Per stare con lui bisogna imparare a leggere tra le righe, a vedere le sfumature e se si osservano meglio, anche quei suoi occhi appariranno di mille colori; i suoi capelli poi, mai ordinati del tutto, svolazzano da una parte all'altra sotto il caldo vento australiano.

Calum non è mai solo Calum. É mille cose in ogni momento.

Vedrai sempre quel ragazzo dalla pelle ambrata con ogni giorno una maglietta di una band diversa e i suoi skinny jeans neri, ma persino in un solo minuto, ha la capacità di cambiare totalmente.

Anche lo scudo più resistente o la muraglia più alta puó cedere, Calum.

-Ti prego, non parlarne con nessuno.- il tono roco aumentava l'inclinazione della sua voce dovuta al pianto.

Mimai un 'sì' con le labbra ancora tenendo lo sguardo fisso sulle sue vans, sempre più vicine alle mie convers.

Sentii sollevarmi delicatamente il viso da due dita.
Ancora le due pozze nere fisse su di me: mi scrutavano cercando di capire. Ma i miei occhi, così come i suoi, non riuscivano a mentire. E ora io le vedevo le sfumature nei suoi occhi, osservandoli mi sembrò di rivedere il bambino di 10 anni che era stato.

-
-Dai Cal! La vuoi finire di scrivere!- i capelli castani, a quel tempo all'altezza delle spalle, non volevano saperne di rimanere come li avevo pettinati. Il viso concentrato di Calum era davvero buffo, continuava a cambiare espressione e a mordicchiare la matita che aveva fra le mani.

-Non posso Jen, è davvero troppo importante! Un giorno diventerò uno scrittore famoso e ti porterò con me in Giappone- le sue piccole labbra carnose si piegarono in un sorriso fiero. Per essere solo in quinta elementare aveva grandi sogni.

-Vuoi andare in Giappone perché ti senti un giapponese proprio come loro?- continuai a ridere per svariati minuti godendomi la faccia offesa di Calum.

-Quante volte ti devo dire che non sono asiatico!- mi tirò un leggero pugnetto nel braccio e continuò a scrivere sognando il suo bellissimo futuro.
-
Una lacrima solitaria tracciava una linea rossa di rimpianti nella sua guancia, si portava via le ultime tracce di sofferenza dal suo viso.

Calum poggiò nuovamente le sue labbra sulle mie, questa volta facendo intrecciare le nostre lingue.

Le sue labbra mi rendevano succube di quel contatto, di quel sapore che solo loro avevano.

Lentamente portai una mano fra i capelli di Calum e la strinsi leggermente. Tutto quel giorno era lento, eppure erano successi troppi avvenimenti da dover metabolizzare.

Al rintocco delle mezzanotte Calum si staccò di poco dalle mie labbra per poi sussurrarmi un -Buon Natale, Jen.-

Buon Natale, Calum.

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Den's Pov.

Quante notti avevo passato a sognarlo? E quando non lo sognavo provavo a immaginarmelo.

L'avevo lasciato con una stupida lettera e per due anni, non mi ero fatta viva. Che pretendevo? Avevo distrutto la persona che più amavo.

-Den, lo troveremo.- mi rassicurò leggermente Cameron. Un po' li inviadiavo. Si, invidiavo la relazione di Cameron e Mic. Avevano superato tutto e tutti ed erano finalmente felici.

Era già mezzanotte. Io ero costantemente in ansia. Avevo paura di cosa avesse potuto fare perché io conoscevo l'impulsività di Michael. Eccome se la conoscevo.

-
Gli arrivò un pugno in pieno viso.

-Che cazzo stai facendo, Mike?-  Edward si tamponò il labbro rotto con un fazzoletto.

-Non la devi toccare.- le braccia lungo i fianchi. I pugni serrati.

-È solo una sfigata.-

Un altro pugno scagliato contro il ventre di Edward. Un altro e un altro ancora. Nessuno aveva intenzione di fermarlo. Luke mi teneva stetti i polsi impedendomi di fermarlo. Era fuori controllo.
-

-Ferma la macchina!- urlai di colpo.
Mic inchiodò proprio davanti a un vialetto che portava alla spiaggia.
Senza dare ascolto a Cameron che mi pregava di indossare una giacca, camminai a passo spedito lungo quel sentiero. In lontananza l'ombra di un ragazzo era accasciata lungo un albero.

Ero a pochi passi da lui.

Mi uscì un singhiozzo dalle labbra vedendolo lì, solo, con il labbro rotto e qualche livido violaceo sparso nel suo viso e nelle braccia. Probabilmente ne aveva altri nel resto del corpo.

-Lo so che sei tu. Ti hanno visto e le voci girano.- pronunciò quelle parole con un filo di voce. Non dissi nulla.

-Sai, all'inizio non volevo crederci. Mi dicevo 'non può essere così egoista da tornare per farmi di nuovo del male'- Michael si alzò in piedi e per la prima volta dopo due anni potei riguardare il suo volto, ora martoriato da piccoli taglietti.

-Mikey io..-

-Non parlare! Non parlare ti prego.- spostò lo sguardo verso il cielo sorridendo amaramente. Si lasciò scappare una piccola lacrima illuminata dalla luce delle stelle.

-Ho provato a dimenticarti, cazzo se ci ho provato! Io non ci riesco.- camminò velocemente fino a lasciare solo pochi millimetri fra le nostre labbra.

-Che ti è successo Mike?- dissi ormai anche io in lacrime. Presi il suo viso fra le mani facendo attenzione a non colpire un taglio.

-Temevo di non rivederti.-

-Sono qui, non ti lascerò ancora.-

Michael unì le nostre labbra e mi avvolse subito un sapore metallico a causa del labbro spaccato. Nonostante il tempo passato, le sue labbra non erano cambiate. Fu un bacio disperato, entrambi non ci reggevamo in piedi, ma fu bellissimo ugualmente. Eravamo di nuovo, finalmente, una cosa sola.

HEI BELLA GENTE

Questa è la seconda parte del capitolo 12, spero vi piaccia anche se è depressamente depresso.

É depressaloso, ptf, altro che petaloso.

Sono completamente pazza;)))

Ho scaricato la tastiera con le lettere in greco quindi é troppo figo scrivere ora υουουο ταστιερα γρεκα οη ιεαη

Αλ προσσιμο καπιτολο;)

Invisible.|Calum Hood.|5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora