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Where'd All the Time Go? – Dr. Dog
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Harry cerca, ed Harry trova.

Passarono due settimane, ma Louis non tornò.

Harry non avrebbe mai pensato di poter sentire la mancanza di qualcuno. Non più. Non aveva mai avuto bisogno di nessuno, e la solitudine era ciò che lo teneva al sicuro. Lui si bastava. Era sempre stato così. Harry contro chiunque altro. Solo, triste Harry che vagava in un mondo senza volto. Oppure, molto semplicemente, non aveva mai potuto sperare in nulla di meglio.

Perché aveva deciso di rimanere da solo, trascinando il peso della propria condanna con sé ovunque andasse. Non permetteva che le persone si avvicinassero a lui e, quando lo facevano, Harry finiva sempre per respingerle o per costruire una facciata in grado di proteggerlo. Non permetteva a nessuno di contare, non si concedeva di interessarsi, perché non sapeva come fare. Non l'aveva mai fatto. Ed era terrorizzato, terrorizzato al punto di rintanarsi sotto le lenzuola come un bambino spaventato dal temporale che picchia contro la finestra della propria cameretta. Nessuno era mai entrato nei suoi pensieri, e nessuno era mai stato in grado di farlo così tanto da diventare l'unico.

Eppure.

Eppure Harry aspettò Louis fuori dal negozio ogni mattina, quelle settimane. Lo aspettò con i due caffè tra le mani, come sempre. Lo aspettò con la sigaretta pronta, perché sapeva che gli avrebbe fatto piacere. Lo aspettò per la pausa pranzo. Lo aspettò con il pacchetto di Marlboro che aveva dimenticato a casa di Niall, dentro al quale aveva lasciato il proprio accendino, nascondendolo nella tasca dei pantaloni in attesa di restituirglielo. Ma Louis non tornava. Non tornava mai.

Aveva sentito la sua mancanza. Lo ammise. Lo ammise una di quelle sere in cui aveva tentato di trovare il suo riflesso nello specchio, fallendo miseramente. Lo ammise quando si rese conto che gli mancava avere qualcuno con cui parlare. Lo ammise quando si rese conto che, no, non gli mancava qualcuno con cui parlare, gli mancava parlare con Louis. Lo ammise quando sentì il bisogno irrefrenabile di sentire quella sua risata in grado di abbattere i muri. Lo ammise quando il vento colpì la fiamma del proprio accendino, impedendogli di accendere la sigaretta, e si ricordò di come Louis gli avesse consigliato di ripararsi con la propria maglietta, accendendola da dentro. Lo ammise quando lo fece e la fiamma scaldò il suo petto. Lo ammise quando capì che nella manciata di poche settimane, Louis era riuscito ad entrare nella sua testa.

Il ciondolo con l'aeroplanino di carta bruciava intorno al suo collo come fosse incandescente. Pungeva come una cinghia di spine, lo torturava come le notti insonni. Lo odiava, perché quando lo sentiva sulla propria pelle gli ricordava ogni cosa. Di quanto si fosse sentito leggero, quel giorno, a casa Horan. Di come Louis avesse sorriso. Di come, anche lui, avrebbe voluto volare via. Per questo pensò di toglierselo e nasconderlo dove i suoi occhi non potessero vederlo. Eppure, quando si trovò in procinto di farlo, l'idea di perdere quella piccola, insignificante speranza gli fece tremare le mani, e decise di lasciarlo dov'era.

O forse non era poi così piccola ed insignificante. Forse era una speranza enorme, grande quanto un burrone e la sua vallata, i vasti campi verdi e il vento libero. Perché era così che l'aveva fatto sentire Louis. Parte di qualcosa. Di qualcosa di vero.

Ed ora era sparito, così come la certezza di contare che Harry aveva cominciato a sentire negli ultimi tempi. Si chiedeva così tante cose, troppe cose, e mai una volta trovò una risposta che lo soddisfacesse. Perché anche Elle ed Alice erano sparite, e nessuno aveva chiamato, mandato un messaggio, portato sue notizie. Nessuno. Erano spariti, inghiottiti dall'ignoto.

Niall aveva tentato di mettersi in contatto con Alice incessantemente, crollando più di una volta di fronte ad Harry, che l'aveva aiutato, ascoltandolo, per quanto gli fosse possibile. I suoi genitori erano tornati a casa, e Villa Horan aveva chiuso le porte. Quando riusciva, il riccio lo accoglieva al negozio, portandolo nel magazzino e chiacchierando con lui per più tempo di quanto gli fosse concesso. Lo distruggeva vedere Niall ridursi così. Perché Niall non era fatto per le lacrime e le mani nei capelli, non era fatto per la frustrazione e la paura. Lui era composto di tutta la luce del sole, di tutte le risate più felici, di tutti i gioielli più brillanti. Ma gli era stata strappata ogni certezza, così come ad Harry.

BITE [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora