1-Plaza Hotel

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Sono in ritardo!! Merda!! Farfuglio tra i miei pensieri, non posso fare tardi, la festa comincia alle 20. Abbottono la camicia bianca e aggiusto il papillon nero. Ricontrollo l'orologio da polso, ho solo mezz'ora.
Sono nervoso, metto le mani tra i capelli per spettinarli un po', per avere un aspetto un po' meno ingenuo, spruzzo il primo profumo che capita e prendo la giacca.
Scendo di corsa le scale d'ingresso e mi fiondo verso la mia auto, apro la portiera e mi soffermo a pensare se potrà essere una serata divertente. Solitamente queste feste promettono poco, ragazze affascinanti con sorrisi perfidi e piene di se, con fidanzati figli di papà ricchi e pieni di scheletri negli armadi e qualche amante in qualche stanza d'albergo. Ma io ho bisogno di quel lavoro.
Guido distratto in mezzo al traffico del sabato sera di New York, chissà se farò una buona impressione, chissà se mi vorranno per questo incarico, punterò sulla simpatia, rido tra me.
Parcheggio la mia auto, do un sospiro e la richiudo alle mie spalle aspettando il bip dell'antifurto mentre mi incammino verso l'Hotel.
In lontananza vedo già tacchi a spillo e paillettes.
Sbuffo nervoso e mi chiedo cosa ci faccio qui da solo,avrei potuto portare Claire, lei adora questo tipo di serate, queste persone. Che idiota che sono stato, per una stupida litigata non le ho chiesto di venire con me. Io odio essere solo in mezzo alla gente, mi sento osservato, debole. Mi sta bene, lo so, ma che nervi, che stronzo che sono stato. Nel frattempo sono arrivato al Plaza Hotel.
Metto il primo piede sul tappeto rosso che punta dritto all'ingresso e penso che ormai sono fottuto, proseguo fino all'ingresso. Lo chauffeur mi fa un mezzo inchino <Signor?> chiede prima di farmi passare <Peters> rispondo e aggiungo <Evan Peters>
<Prego Signor Peters, si accomodi, le auguro una buona serata>.
Si scansa e mi fa entrare.
L'ansia è rimasta fuori, ormai sono in ballo. È pieno di abiti lunghi con spacchi mozzafiato, Rolex e diamanti, mi chiedo ancora perché sono venuto da solo.
Vedo il cameriere con un vassoio pieno di flut e gli vado incontro, ne prendo uno e lo scolo in un secondo, ne ho bisogno. Mi guardo intorno, è pieno di belle ragazze,come immaginavo, tutte con arie altezzose. Uno sguardo mi assale, una ragazza in un lungo abito rosso mi fissa, mi sorride. Ricambio il sorriso ma distolgo lo sguardo e mi giro dalla parte opposta. Merda, sto arrossendo, il calore si espande sul mio viso, e non solo. Cerco di distrarmi e finalmente vedo l'uomo che mi ha invitato e mi dirigo da lui. < oh finalmente Evan> mi dice sorridente quando arrivo davanti a lui. <Buonasera Robert> ricambio il sorriso. Mi porge la mano, < ci aspetta una bella serata, guarda quanto ben di Dio c'è qui intorno> ride sicuro di se, io non riesco a far altro che abbozzare una smorfia e un mezzo sorriso.
Robert chiama il cameriere con il vassoio e prende due flut, me ne passa uno, <abbiamo bisogno di un brindisi non credi?> incalza Robert, < ma certo!!! > gridacchio io sorridente <a cosa brindiamo?> chiedo.
Robert scoppia a ridere < ecco perché ho scelto te!! Perché sei simpatico!! Oltre che un buon agente, ovviamente!>
Io rimango a bocca aperta, non credevo avesse già scelto di farmi lavorare per la sua agenzia immobiliare, penso che avrebbe voluto valutarmi. < quindi lavorerò per te? Venderò le tue case? > <certo!! Sennò che ti ho fatto venire a fare??> e ride di gusto.
Lo sapevo che avrei fatto colpo per la simpatia, sorrido tra me sapendo che non sono simpatico sono buffo.
La serata prosegue tranquilla, ho incontrato anche un paio di persone con cui avevo lavorato in un'altra agenzia. Controllo l'ora sul mio polso, sono le 2 passate, non so quanti flut mi abbia passato Robert, ma credo abbastanza.
<Robert, vado a cercare un bagno> dico prima di voltarmi, < vai a cambiare l'acqua al pesciolino Evan?> ride ad alta voce di gusto. < si, si certo> rispondo io sorridendo seppure un po' imbarazzato e mi volto. < posso accompagnarti, io so dov'è!> , la voce femminile arriva dietro di me, diretta come uno schiaffo in pieno viso. Un brivido mi percorre la schiena. Accompagnarmi? In bagno? Le mie guance diventano rosse e molto calde. Alzo gli occhi e rivedo quello sguardo. -Ma come, che cazzo-, penso, -di nuovo lei- < no grazie, posso farcela da solo > rispondo < be, un vero peccato.. > ribatte lei, ma io non rimango di certo a continuare quello scambio di battute imbarazzanti. Ma chi si crede di essere quella lì? Penso mentre cerco nel corridoio la porta con la sagoma dell'omino. Accompagnarmi in bagno? Continuo il pensiero, insomma non sono mica uno facile, non vado sicuramente con la prima che incontro. Questo pensiero mi ricorda Claire, la mia amica Claire, che cerca di farmi uscire con qualcuna da non so quanto tempo, ma io trovo sempre troppi difetti per ognuna. Per questo abbiamo litigato l'altro giorno, perché lei non capisce. Lei è fidanzata dal liceo, con Sam.

Scaccio il pensiero di Claire. Uscito dal bagno cerco Robert per dirgli che andrò via. Sono stanco ho proprio voglia di buttarmi sul letto. <Hey Robert!> lo chiamo ma lui è distratto da una donna bionda, <Robert! Vado via! Ci aggiorniamo al telefono> urlo io. Lui mi fa ok con il pollice all'insù < ciao Evan, buonanotte!> gli sorrido e cammino tra la gente cercando disperatamente l'uscita. Mi dirigo verso la mia auto. Quando arrivo nel parcheggio dell'Hotel, sento riecheggiare un tintinnio di tacchi dietro di me, mi giro e vedo di nuovo lei, la ragazza in rosso. <Hey tu!!> chiama guardando dalla mia parte, io sgrano gli occhi e mi giro per vedere se ci sia qualcuno dietro di me, ma a malincuore noto che ci sono solo io. Ce l'ha con me? Mi chiedo e poi mi rispondo anche, certo che ce l'ha con te ci sei solo tu. <insomma, non mi saluti?> mi domanda come se avessi il dovere di farlo, e io a questo suo atteggiamento sbotto <perché dovrei? Non so nemmeno chi sei> rispondo acidamente. Ma che vuole questa ragazza da me continuo a chiedermi. <se ti fermi posso presentarmi> ribatte, e io invece sbuffo, sono davvero stanco e il suo comportamento non mi piace, non è mica lei l'uomo, sono io. Sono io che dovrei fare il primo passo, se mi interessasse ovviamente, ma non mi interessa. In realtà in cuor mio so che non succederebbe comunque.

Mi ritorna in mente Claire, oh accidenti a lei, mi fermo e mi volto.
Lei è lì immobile che mi guarda.
Io deglutisco agitato, l'agitazione mi toglie un po' di buona educazione. <allora, visto che ci tieni tanto a dirmi il tuo nome..> le dico sbuffando. Lei si avvicina, è a un palmo da me, Dio che occhi, penso, il suo sguardo quasi mi intimorisce. Sento il suo profumo che mi accarezza, <dunque?> chiedo di nuovo con aria sempre più infastidita. Certo è una bella ragazza ma non mi piace il suo modo, quindi non mi interessa nemmeno il suo nome. Una voce interiore mi ricorda di nuovo la mia cara amica Claire, che palle penso tra me, non le parlerò per un bel po' di tempo mi sa. Nel frattempo la ragazza in rosso non ha ancora aperto bocca per dirmi il suo nome. Le faccio cenno con le sopracciglia inarcate come per ricordarle che sto aspettando -e non so nemmeno io il perché-il suo nome .
Lei mi guarda divertita e con un sorriso beffardo mi dice <dovrai meritartelo!!> gira i tacchi e fa per andarsene, e io le urlo infastidito dal suo modo maleducato <meritare cosa?? Perché?? A me non interessa affatto il tuo nome, non mi interessa nemmeno chi sei!! > sbotto.
Lei fa cenno di saluto sbandierando il braccio in alto mentre sculettando se ne va <Vedremo Evan... Vedremo!! >


"QUESTA STORIA E' FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE, VI PREGO DI LASCIARE UN PARERE NEI COMMENTI, UNA STELLA SE VI PIACE E PERCHE' NO ANCHE DEI CONSIGLI" ;-)

I'LL NEVER LOVE  -Evan Peters-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora