L'insonnia apre la strada ai miei ricordi, e io mi ritrovo a rivivere quel giorno. Sono al corso di economia, affianco a me, nessuno. Rimane quasi sempre libero quel posto. Se sei un ragazzo con qualche chilo di troppo, non hai sicuramente il problema di fare lunghe liste di invitati alla tua festa di compleanno, saranno tutti sfortunatamente già impegnati. Per me era così ogni giorno, c'erano giusto quelle tre o quattro persone che si prendevano la briga di salutarmi, ma nulla di più.. Purtroppo essere il ragazzo grassottello mi ha portato a divenire lo zimbello di turno tutte le volte che ' i belli' ne avevano desiderio. Quel giorno tra una un corso e l'altro, feci tappa al bagno nello spogliatoio maschile della palestra per fare pipì, prima di percorrere l'ala est per andare a scienze biologiche. Quando uscii mi ritrovai una delle più belle ragazze del campus in lingerie sexy ad aspettarmi. Io cominciai a balbettare mentre lei invece cercava spudoratamente di provocarmi strusciandomisi addosso. -Hanna la implorai, ti prego smettila- era la prima volta che una ragazza mostrasse interesse per me, ma io ero stato preso alla sprovvista e non seppi che fare. Lei cominciò a dirmi quanto mi desiderasse e mi sbottonò i pantaloni. Quando cominciò a toccarmi le parti intime io arrivai a toccare il cielo con la mia felicità, dopo quasi 19 anni qualcuna si era accorta di me, ed era una bellissima ragazza. Non volevo fare brutta figura, ma ero inesperto e lei mi aveva preso di sorpresa, specialmente mettendo una mano nelle mie mutande e cominciando a fare su e giù.. Durò tutto molto poco, non volevo deludere le sue aspettative, credetti che la cosa giusta da fare fosse dirle la verità. -Hanna.. Aspetta, fermati un momento, devo dirti una cosa.. Per me è la prima volta.- Le sputai in faccia la mia verità senza pensarci troppo, dovevo essere sincero con lei, lei era la prima, non importava che fosse Hanna, Kate, o Kimberly, bionda rossa o bruna. Lei era la prima che si era accorta di me e io gliene sarei stato grato per il resto della mia vita. E non mi sarei mai aspettato che da quel momento tutto sarebbe cambiato, non in quel senso. Una decina di ragazzi super divertiti entrarono urlando e ridendo di me tutti fieri di essere riusciti nel loro intento. Era tutta una messa in scena per vedere cosa sarebbe successo, un gioco di cattivo gusto per umiliarmi. La mia felicità cadde a capofitto dal cielo, schiantandosi al suolo e schiacciando anche la mia dignità.. Rimasi lì immobile con l'uccello di fuori. Non mi preoccupai nemmeno di coprirmi, avevano denudato più la mia anima che il mio sesso. Non sentivo più le loro voci, vedevo in quello spogliatoio sorrisi allegri e occhi divertiti, le loro risate e le loro grida erano incomprensibili, tutto girava intorno a me mentre io morivo dentro. Io che non avrei mai preteso la loro amicizia, io che non avrei mai invaso i loro spazi, io che non mi sarei mai sentito né pari né migliore di loro, io che avrei accettato qualsiasi tipo di coesistenza restando lì in disparte senza dar fastidio a nessuno, venivo massacrato, calpestato e scaraventato all'inferno.
Rimasi immobile nella stessa posizione per parecchie ore, Hanna e i belli come lei andarono via cinque o dieci minuti dopo essere entrati, senza nemmeno dire una parola, parlavano solo tra di loro come se io non fossi reale o vivente. Non pensavo a niente, piangevo a dirotto senza nemmeno sentire il rumore del mio respiro, nè il calore delle lacrime che mi rigavano le guance, ero un ragazzo morto. Aspettai che fece buio per uscire da quell'incubo, non volevo incontrare nessuno, nemmeno la mia immagine riflessa da qualche parte. Rimasi scioccato ma non ebbi il coraggio di raccontare a mia madre cos'avevano fatto a suo figlio, avrebbe sofferto troppo, avrebbe sofferto per me e non sarebbe servito, il mio dolore non sarebbe diminuito. Non lo raccontai neanche a mio padre, pensavo che il suo orgoglio verso di me si sarebbe annientato all'istante e forse sarebbe stata calpestata anche la sua di dignità.
Il giorno dopo tornai all'università, fu peggio del giorno prima, nessuno era indifferente al mio passaggio, c'è chi vedendomi rideva, chi aveva un'espressione di compassione, chi mi chiamava 'Verginello'. Non ci pensai due volte, scappai per non tornare mai più. Raccontai ai miei che quella scuola di Chicago non era abbastanza per me e che avevo trovato ciò che volevo, l'Università di New York. Un brivido mi percorre lungo la schiena al pensiero di ciò che mi è stato fatto l'anno prima -non devo pensarci, non devo pensarci, non devo pensarci- devo ripetermelo all'infinito. Sono venuto qui per cancellare quel passato. Ho trascorso un intero anno a sudare e distruggermi in palestra per cancellare l'ombra tondeggiante di ciò che ero. L'Evan di oggi è un ragazzo biondo alto un metro e ottanta muscoloso con gli occhi neri, una persona buona che deve ancora combattere contro la sua timidezza e contro la paura di amare, ma è pronto a dimenticare e ricominciare, cerco di auto convincermi sperando di riprendere sonno."QUESTA STORIA E' FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE, VI PREGO DI LASCIARE UN PARERE NEI COMMENTI, UNA STELLA SE VI PIACE E PERCHE' NO ANCHE DEI CONSIGLI" ;-)