Capitolo 11

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Da un angolo appartato, seduta all'ombra di un pino, bianca osservava il caos intorno a te. Il campo sportivo battuto dal sole delle 10:00 era gremito di studenti di tutte le scuole superiori della città ed insegnanti che cercavano di raggrupparli a seconda del colore dell'oro cappellini. Vedeva la propria classe vicino ai blocchi di partenza, con Valeria che saltellava impazientemente agli altri, i capelli svolazzanti. Manuel non era tra loro. Vestito come sempre, in jeans e giubbotto, stava seduto sugli spalti insieme ai pochi spettatori, perlopiù genitori o altri insegnanti. Non indossava quello stupido cappellino mature gli occhiali da sole. Bianca lo guardava, protetto dalle piante e dei fiori della grande area verde che costeggiava la pista, e si sentiva come se avesse ingoiato un masso.
Erano 5 giorni che non si rivolgevano la parola. Manuel veniva a scuola con regolarità, contrariamente alle sue abitudini, ma avrebbe anche potuto essere attenti, vista la determinazione con quelle stava nel proprio isolamento. L'unica volta che Bianca aveva provato a comunicare con lui, con la scusa di restituirli il distanziometro che era rimasto nel suo zaino, lui aveva risposto solo:••Grazie, Prandi.
Ed era ritornato al compito di disegno.
All'uscita di scuola, bianca lo aveva visto un paio di volte salire nella macchina di un ragazzo più grande, un tipo con l'orecchino una catenina d'oro al collo che sembrava in preda alle convulsioni per quanto digitava e gesticolava. Li aveva visti discutere animatamente, prima che il grosso SUV nero sparisse in fondo alla strada.
In un altro momento della tua vita, bianca si sarebbe tenuta alla larga da Manuel solo per il fatto che andasse in giro con un elemento del genere, dallo sguardo prometteva guai. Ma adesso non le importava. Ripensavo ai pochi istanti in cui non c'erano state barriere tra loro, della cappella, in ospedale, e sentiva che quella distanza era sbagliata. In quel momento, ma non si tolse gli occhiali da sole e guardo verso di lei. Bianca senti un tuffo al cuore e sia piatti contro la corteccia del pino, cercando di mimetizzarsi ancora di più dietro i cespugli. Dall'altoparlante più di una volta che annunciava l'inizio imminente della staffetta invitava i partecipanti a ricongiungersi con le proprie squadre prima possibile. Bianca Sergio controvoglia, tenendo in mano il suo cappellino blu, e si trascina verso i compagni, rispondendo al centro dell' insegnante di educazione fisica che si sbracciava nella sua direzione. Aver cercato di correre piano, durante gli allenamenti le prove di selezione, perché mettersi in mostra era l'ultima cosa che potesse renderla felice. Ma forse per rabbia, forse per la stanchezza dipingere anche su quello, il risultato comunque più veloci delle altre. Bianca sapeva correre. E Valeria ancora non se ne capacitava.••Come è possibile? Sei la persona più statica che conosca! ••aveva esclamato, sudata e affannata, dopo essere stata battuta senza sforzo.
••Mi alleno per la fuga•• aveva risposto lei. E Valeria le aveva già chiesto milioni di volte cosa intendesse, probabilmente sperando in una fuga d'amore, nonostante le avesse ripetuto che era una battuta. Se avesse saputo quanto lontane dalla verità erano le sue congetture•• una fuga d'amore con il misterioso ex galeotto che non sembrava interessato alle ragazze ma che in un momento di passione aveva tentato di saltargli addosso•• ci sarebbe rimasto talmente male che Bianca aveva evitato di smontarla.
Adesso era l'ultima della staffetta e la professoressa aveva detto che le sorti della squadra erano nelle sue gambe. Avrebbe dovuto recuperare il terreno perduto delle sue compagne e cercare di tagliare il traguardo. Mentre Manuel probabilmente la guardava dagli spalti proprio vicino al punto di partenza. O non la guardava.
Nello sforzo di non girarsi verso di lui nemmeno per sbaglio, bianca perso il senso del tempo si distrasse totalmente dalla gara. Non aveva idea di cosa avessero combinato le sue compagne di squadra, nonostante le sentisse ansimare lamentarsi accanto a sé.
••Stai pronta, Prandi••l'avviso l'insegnante.
Video arrivare Valeria, rosso per lo sforzo di star dietro agli altri concorrenti, e si mise in posizione. Comincio a prendere la rincorsa col braccio teso all'indietro, Ferro il testimone e scatta come se davvero avessi intenzione di non fermarsi ma di uscire dai cancelli sparire per sempre. In pantaloncini da ginnastica, il suo corpo di solito è infangato di abiti anonimi si rivelava e la sua armonia. Aveva curve morbide, muscoli elastici e una pelle chiare, senza difetti. Con i capelli raccolti in una coda per la corsa, il sorriso luminoso e gli occhi più grandi, di un verde intenso, sottolineati dalle lunghe ciglia. Alcune riccioli avevano sfuggiti dall'elastico ricadevano eleganti, mossi dal vento e dalla corsa. La sua squadra non vinse. Biancavilla dato il massimo vantaggio da recuperare e non ce l'aveva fatta. Si ritirò insieme agli altri fuori dal campo, respirando l'aria di delusione che aveva spinto persino l'incontrollabile buonumore di Valeria. Arrivavano alle orecchie le grida festose della squadra Juve ha vinto e bianca approfitta della confusione del fatto che fossi in mezzo ai compagni per alzare lo sguardo. Manuel non c'era più. Con gli occhi, sapendo che non poteva essere andato e che doveva trovarsi all'interno del campo di atletica. Mentre la professoressa dava istruzioni compagni che avrebbero affrontato la gara di corsa a ostacoli, si allontana di nuovo con la scusa di andare in bagno. Gironzalon i prati e attorno alla pista, su cui stavano ragazzi e ragazze di tutte le età, stravaccati a mangiare panini o a scaldarsi per le gare successive. Dell'atmosfera gioiosa ed era insopportabile.
••Ciao, Bianca.
Paolo era comparso davanti le sorrideva. Aveva i capelli biondi arruffati, forse reduce da una corsa anche lui, è una maglietta azzurra, del tono dei tuoi occhi.
••Ehi. Hai vinto qualche trofeo?••gli chiese, senza grande entusiasmo.
••Si, in effetti••rispose lui, imbarazzato. ••Salto in alto. A te come va?
Per un attimo bianca trattengo il fiato. Era così abituato a rispondere in automatico a quel genere di domanda, posto di solito in modo altrettanto meccanico che, percependo l'interesse sincero di Paolo, fu tentato di sorprenderlo con la verità.
Uno schifo. E non fa che peggiorare.
••Bene••disse invece. ••Abbiamo perso la staffetta ma non ne faccio una tragedia.
••Ti ho vista correre:sei un fenomeno••disse Paolo ammirato.
••Mi alleno dalla fuga•• ripete bianca con un mezzo sorriso. Paolo scoppio a ridere così di cuore che sembrò esagerato.
••Stai molto bene vestita così•• le disse, la voce dolce, riferendosi alla sua tenuta da corsa. Le abbassa appena il viso e scosse la testa, felice che perlomeno lui lo avesse detto guardandola negli occhi e non rivolgendosi ad altre parti del suo corpo.
••Sono solo un paio di pantaloncini••replicò.
••Sicuro. Ma ogni ragazza dentro ci mette del suo•• scherzò Paolo. ••Che ne dici di un gelato al bar? Con la bocca piena magari la smetto di dire idiozie.
••Non posso••rispose lei. ••Tra poco ho un altra gara è non vorrei vomitare in pista.
••Giusto•• ammise lui, nonostante fosse un po' deluso.
••Allora vieni in campagna con me, domenica. Cioè, non con me con i miei amici. Organizziamo una grigliata a casa mia. Niente adulti niente ragazzini artistoidi. Potrebbe farti bene disintossicarti.
Bianca si rabbuiò, pensando per un attimo che Paolo si riferisce a Manuel. Ma poi sorrise, realizzando che non poteva saperne nulla che la sua era solo una battuta sulla scuola che frequentava.
••Be ecco, forse sono di turno al museo è....
••Bianca.
Una volta invece volta entrambi, Paolo contrariato per interruzione, Bianca col cuore in gola. La sua voce. Fisso Manuel senza dire una parola.
••Devo parlarti•• le disse. Gli occhiali da sole nascondevano i suoi occhi ma dalla piegatura che aveva la bocca non era difficile immaginare che fossero bui e seri.
••Non adesso. Sono occupata.••gli rispose lei, irritata dal suo suono di comando. ••E comunque non credo di essere interessata a quello che hai da dirmi.
Sì volto di nuovo verso Paolo, che sembrava piuttosto seccato Matese la mano verso Manuel e si presentò.••Piacere. Sono Paolo, un amico di Bianca.
••Manuel. Siamo in classe insieme••rispose lui. ••Ti dispiace se te la rubo?
••In effetti si•• fece Paolo. Si fissarono per un attimo che sembra lunghissimo, finché bianca non intervenne.
••Ci vediamo domenica••disse a Paolo. ••Chiamami per farmi sapere dove è a che ora. Sono contenta dell'invito.
••Bene••esclamò lui, di nuovo luminoso. ••Allora ci sentiamo prestissimo.
Si allontana con una certa riluttanza poi, dettando un'ultima occhiata Manuel, ma soddisfatto di aver ottenuto quello che voleva: Bianca, tutto per te, per una giornata intera in cui poteva accadere di tutto.
••Non mi piace quel tipo•• commento Manuel osservandolo.
••Non voglio fare conversazione con te•• replico bianca.••Dimmi quello che devi e sparisci.
Luisito. Adesso ce l'aveva davanti, non sapeva più cosa dire. Il problema era cominciare, con me, da dove. Si tolse gli occhiali. Alla gli occhi torbidi e inquieti, bianca avverti un brivido di disagio ma lo ignorò e sostenere lo sguardo. Sul fondo, molto in fondo, così la malinconia e molte altre sfumature che non seppe decifrare ma che sembravano volerle comunicare qualcosa.
••Forse dovremmo finire il compito.
Bianca aggrottò le sopracciglia come se non avesse capito bene.••E questo che diavolo c'entra?
••Prenderemo un brutto voto••continuò lui incerto.
••Sai che m'importa ••sbottò lei. ••Io non voglio più rivederti, fuori da scuola. Non mi va di girarmi un'altra volta e di non trovarti. E frustrante. E stupido. E umiliante.
••L'intenzione non era quella••si giustificò lui.
••Hai detto che non vuoi starmi vicino, perciò davvero non capisco che diavolo ci fai qui•• esclamo bianca alzando il tono della voce. Qualcuno attorno a loro si girò guardarli, perciò ma me la tiro in disparte, in mezzo a un gruppo di pini in fondo al prato.
••Mi guardi••disse Manuel. ••Lo so che lo fai. Per tutto il tempo.
Per non farti sentire da ragazzi che passavano, stavano molto vicini, è necessario per sussurrare quello che avevano da dirti. Bianca avvertiva il suo calore, il suo profumo, e si diede mentalmente dell'idiota per non essere capace di controllare le proprie emozioni fino in fondo. Poteva trattenere l'istinto di gettarli le braccia al collo, certo. Ma non di desiderarlo, tanto da provare una fitta nel petto.
••Non ti guardo affatto. Sei diventato paranoico•• replicò. Distolse lo sguardo da lui e lo concentra su un punto lontano dalla pista. Ma non servi a nulla. Lo percepiva così tanto che era come se ti stessero abbracciando.
Manuel sospiro. Era talmente difficile complicato che per la prima volta nella sua vita sentiva di non avere il controllo della situazione. Le parole che gli uscivano dalle labbra erano completamente diverse da quelle che da giorni gli devastavano la mente.
••Devi stare lontana da me,Bianca. Ascoltarmi ti prego•• mormorò con tono disperato. Lei si volto verso di lui è noto che aveva cambiato espressione. Sembrava sul punto di piangere o gridare.
••Non puoi ordinarmi cosa provare, Manuel•• rispose, chiudendo gli occhi per un istante. Tesori il cuore non gli avesse fatto così male, sarebbe stato possibile ragionare. Fuggire. Picchiarlo. Qualsiasi cosa tranne quella distanza sbagliata. Manuela ferro per le spalle costringendola a riaprire gli occhi.
••Non ti bacerò, questa volta. Non lo faro perché devi starmi lontana••si accalorò. ••Sono stato uno stupido e mi dispiace. Avrei dovuto fermare tutto prima ancora che cominciasse perché sono l'unico di noi due che può capire quanto sia sbagliato.
••Fermare cosa? ••lo attaccò lei. ••Tra noi non c'è niente, eppure non fai altro che scappare ed è impossibile parlarti. Forse hai solo paura di non saper gestire quello che provi.
Lui fece un sorriso sofferente. ••Non sai niente di me. Come fai a dirlo?
••Perché é la stessa paura che mi impedisce di comportarmi come al solito••rispose Bianca con le lacrime agli occhi. ••In certi momenti mi sembra di non capire più nemmeno chi sono. Ed è tutta colpa tua.
Manuel represse l'istinto di abbracciarla. Sarebbe stato bello, in un mondo perfetto, poterlo fare. Ma sapeva che era proprio quello il momento di resistere, di respingerla.
••Devi fidarti di me••le disse. ••Non guardarmi. Non disegnarmi nel tuo blocco. Non pensare a me, mai più. È l'unico modo per non distruggersi a vicenda.
Ogni parola era una stilettata ne all'anima. Le lacrime che bianca alla trattenuto scivolarono in silenzio lungo le guance, nonostante l'espressione del suo viso fosse di rabbia e delusione. Manuel si volto di scatto, come aveva sempre fatto, e si allontana velocemente per non rischiare di chiedere ai sentimenti. Se quello che trovava assomigliava anche solo lontanamente all'amore, l'unico modo per dimostrarlo bianca era starle lontano. Ti lascio ingoiare dalla folla di ragazzi festanti, sapendo quello che lei stava passando in quel momento, ma senza avere nessuna possibilità di comportarsi in modo diverso.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora