Capitolo 2

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La prima cosa di quella città sconosciuta a colpire Bianca, fu la luce impietosa.
Il sole violento intagliava le ombre come una lama, si rifrangeva sulla pietra candida delle costruzioni più antiche, si grossi mastichiari accatastati lungo la costa a formare i frangiflutti. L'aria terza di settembre dava una mano di luminosità anche alle onde, al cielo, ai volti delle persone. Il paesaggio era accecante e ventoso.
Bianca si infilo gli occhiali da sole e strinse gli occhi.
Durante l'interminabile viaggio da Milano, che si erano lasciati alle spalle con un moto di nostalgia nel grigiore livido dell'alba, aveva contato le parole pronunciate da suo padre, che guidava accanto a lei.
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••Ci siamo quasi.
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Il giudice Francesco Prandi non era sempre stato taciturno. La piega della sua bocca, che adesso tendeva verso il basso, un tempo si apriva in sorrisi luminosi o in discorsi accorati. Quando tutto era finito, bruscamente, senza preavviso, persino quel trasferimento era stato deciso usando il minimo delle parole necessarie, come se 900 km fossero ridicoli rispetto alla distanza che si era creata tra loro in casa. Tra lui e sua moglie, la mamma di Bianca.
Anche loro, i suoi genitori.
Il giudice svolto, seguendo la voce metallica del navigatore, e si ritrovarono in un quartiere di palazzi identici, allineati in ordine come in un labirinto di sensi unici che costrinsero padre e figlia a compiere un percorso contorto per raggiungere il portone giusto.
Bianca osservò quella che sarebbe stata la nuova casa.
Erano le tre del pomeriggio e la via era deserta. L'asfalto bagnato puzzava di pesce, come se ci fossi stato un mercato. Mentre scaricavano i bagagli, bianca noto alcune persone che sembravano godersi lo spettacolo, affacciate alle finestre e ai balconi. Si senti a disagio e abbasso la testa, per evitare lo sguardo di quegli estranei.
••Ehy, signore! ••gridò una vecchia dal primo piano del palazzo di fronte.
Il giudice si voltò, mentre Bianca desiderò di sprofondare.
••Dovete suonare al portiere per le chiavi•• continuò la vecchia, assicurandosi col suo tono di voce di comunicare la notizia a tutto il vicinato. ••Ha detto il proprietario che se avete problemi potete telefonargli a qualsiasi ora. Ma dopo le 4 é meglio, perché adesso dorme.
••Grazie••gridò il giudice di rimando e abbozza un mezzo sorriso.
••Dorme? •• mormorò Bianca. ••È malato? ••
Il giudice scosse la testa. ••Il sonnellino é sacro qui.
Bianca accostò il portone e vide la vecchia che la salutava con la mano. ••Bé, non per tutti•• commento, sollevata di essere finalmente all'ombra dell'ingresso del palazzo.
Salirono i 5 piani a piedi con una valigia ciascuna, seguendo la schiena Dozza del portiere, il quale continuava a blaterare informazioni sul condominio e sul quartiere comprensibili solo in parte. Bianca ascolto il suono di quel dialetto sconosciuto e si domandò con un certo timore se anche lei avrebbe cominciato a parlare così, nel giro di qualche mese.
••La macchina la sera non la potete parcheggiare qua sotto •• continuò l'uomo. ••Perché c'è il mercato del pesce e alle 5 di mattina montano le bancarelle. Ve la portano via e vi fanno la multa.
••Il mercato? ••fece Bianca seccata. ••Ogni quanto?
••Ogni giorno••rispose il portiere. ••Così per il pesce fresco dovete solo fare le scale. É una comodità.
Bianca si trattenne dal replicare che se a casa loro il pesce si mangiava tre volte all'anno, era anche troppo. E comunque pesce di città, che non emana odori disgustosi e se ne sta fermo e buono nel congelatore.
Il portiere giunse ansimando all'ultimo piano, sul pianerottolo ingombro di piante in vaso, e infilo le chiavi nella toppa di una delle due porticine marroni e lucide. Bianca osservo Lucio dei vicini e fu sicura che ci fosse qualcuno che li osservava dallo spioncino. Risposto in modo da non essere vista, poi con un balzo segui il suo padre e il portiere all'interno del loro appartamento, battendosi la porta dietro.
••Il terrazzo é un gioiellino•• stava dicendo il portiere, spalancando le persiane verdi di legno e lasciando che la luce bianca inondasse le stanze e ne svelasse i dettagli. C'era una piccola cucina, un salottino a cui si accedeva direttamente dall'entrata e poi, attraverso una tenda di perline colorate, si passava nella zona notte. Due stanzette il bagno. I termosifoni erano dipinti di colori diversi, arancio, verde, rosa.
••É una casa strana •• commento il giudice, osservando la carta da parati anni 70, a fiorelloni gialli, ricopriva le pareti di una delle due stanze da letto, quella che dava direttamente sul terrazzo.
••Il ragazzo che ci stava prima••li informò il portiere ••Era strano pure lui, se capite cosa voglio dire. Adesso se ne é andato a Londra ma il proprietario non ha avuto tempo di ridipingere niente, voi avevate fretta ed ecco qua.
Bianca si affaccia sul terrazzo e vide mare di tetti e antenne della tv. Infondo, appena distinguibile, una striscia sottile di mare vero, azzurro brillante.
••Vuoi sestamarti qui? ••chiese il giudice a sua figlia.
••Io posso dormire di là. Non ho bisogno di molto spazio.
Bianca a noi. Le piacevano i fiorelloni della carta da parati. E poi c'era una grande scrivania che gli avrebbe permesso di disegnare e dipingere senza doversi sdraiare sul pavimento.
Il giudice concede il portiere con molte difficoltà, promettendogli che gli avrebbe presto consegnato una lista delle cose che potevano servirgli, dalla donna delle pulizie alla spesa a domicilio. Mi infilo in tasca €5 e finalmente riuscì a spingerlo fuori dalla porta.
Il silenzio a volte è solo per alcuni secondi, finché il campanello non si mise a suonare con insistenza.
••Sono Antonia, la vicina ••esclamò una voce dall'esterno. Il giudice andò ad aprire e si trovo davanti una donna bassa è larga con una veste smanicata, a quadretti, e delle ciabatte di gomma verde ai piedi. In mano reggeva un piatto di spessa ceramica bianca, coperto con un tovagliolo di stoffa.••Vi ho sentiti arrivare e ho pensato che forse avevate fame dopo il viaggio.
Porse il piatto al giudice, che lo prese con un sorriso stanco. ••Grazie mille. Non doveva disturbarsi, abbiamo mangiato un panino all'autogrill.
La donna fece un gesto spazientito. ••Avete il trasloco da sistemare, che ci fate con un panino? ••replicò. ••Mica c'è vostra moglie che vi cucina.
Bianca era rimasta nascosta dietro la tenda di perline, in ascolto. Come faceva quella donna a sapere che la mamma era rimasta a Milano? E perché portava loro del cibo?
••Se vi serve qualcosa, bussare pure•• Continuo la signora Antonia, infilando la testa dentro per sbirciare.••Io sto quasi sempre a casa.
••Grazie ancora, signora, lei é molto gentile••disse il giudice. ••Le riporterò presto le sue cose•• aggiunse e chiuse delicatamente, ma con fermezza, la porta.
Mentre suo padre si chiude in bagno per una doccia, bianca si avvicina al tavolo su cui aveva posato il regalo della vicina e sollevò il tovagliolo. Un profumo intenso di melanzane e salsa di pomodoro e basilico le invase le narici.
Ci saranno due dita d'olio in questa roba, penso mando lo stesso in cucina e frigo in un cassetto in cerca di una forchetta. Ogni boccone che mi sembra cacca aveva un sapore strano, di casa d'altri, di sole, di fritto. Niente era uguale a quello che si era lasciato alle spalle, nemmeno gli odori, nemmeno i cibi. Ti senti improvvisamente triste. Forse aveva commesso una sciocchezza. Forse avrebbe fatto meglio a rimanere con sua madre, a Milano. Nella sua scuola, con i suoi compagni. Fuggire fili insieme a quello di padre poteva rivelarsi un disastro. Ma anche restare non era stato possibile. Bianca chiuse gli occhi e divide quelli al giorno di 4 settimane prima. Pioveva e avevo lo zaino che pesa va, dentro c'erano almeno 3 chili di attrezzi da disegno e libri di scuola. Si era messa a correre perché non aveva l'ombrello, poi aveva deciso di ripararsi sotto il portone. Non avrebbe dovuto essere lì, seduta al suo banco, all'asciutto. Aveva pagato per il centro per quasi tutta la mattina, senza meta, con gli occhi fissi sui piedi e le cuffiette alle orecchie sparate al massimo.
Perché dovrei aver paura di morire? Non c'è motivo, prima o poi bisogna pure andarsene.
Aveva risentito quella frase della canzone The Great Gig In The Sky per lo meno 100 volte. Poi la pioggia l'aveva costretto a fermarsi sotto il portone e ad alzare lo sguardo. Di fronte, dall'altra parte della strada, la vetrina di una tavola calda esponeva le persone sedute a mangiare. Sua madre era uno dei tavoli, sorridenti davanti un uomo. Uno sconosciuto dai capelli brizzolati che la imboccava e parlava e, a quanto pareva, la faceva sorridere dopo mesi di depressione e silenzio. Bianca non l'aveva mai visto in vita sua, e decise in quel momento, non avrebbe voluto rivederlo mai più. Con le lacrime che bagnano il viso mescolandosi alle gocce di pioggia, se n'era andata da lì correndo, cercando di mettere la maggiore distanza possibile da se stessa e quella scena nauseante.
Ricordava ancora la sensazione dei propri capelli lunghi e neri che li si appiccicavano al viso e al collo come alghe e delle gambe che sembravano non volersi più fermare. Ricordava il sapore del vomito, dopo che aveva rimesso in bagno, a casa sua. Suo padre le aveva chiesto cosa avesse, il viso solcato da alcune rughe recenti, e bianca aveva vomitato di nuovo.
Mi sembra un'altra forchettata di melanzane alla parmigiana per coprire il ricordo del gusto acido mischiato alle lacrime. In quel momento suonò il citofono.
••Non avremmo un attimo di pace, da queste parti •• sbuffò alzandosi di scatto.
••Deve essere il corriere •• replicò suo padre dal bagno.
••Sto aspettando un pacco. Puoi scendere tu, per favore?
L'idea di farsi altri cinque piani di scale non le andava per niente, ma non lo disse. Invece risposto al citofono e chiese al corriere di attendere.
Quando apri il portone, vi del furgone e due uomini che stavano scaricando qualcosa di voluminoso. Lo tirano giù facendolo scorrere sulle sue due ruote lungo una passerella che si appoggiano in strada. Bianca riprese l'impulso di gridare di gioia mentre il suo cuore stava esultando come un fuoco d'artificio, tanto da farle persino sorridere alla vecchia signora che era ancora affacciata al balcone e da prescrizioni dal lato ai due trasportatori. Il suo vespone. Il vecchio vespone malandato che non aveva voluto rottamare, che non aveva voluto sostituire con uno scooter più moderno e maneggevole. Pensava di non rivederlo fino a Natale. Bianca sia vicino e mise subito alle mani sulla manopola dell'acceleratore, per assicurarsi che fosse proprio lui. Controllare che la marcatura sulla scocca che aveva fatto Daniele anni prima, fosse identica a come l'aveva lasciata.
••Firma lei? •• Le chiese uno degli uomini porgendole la bolla di consegna e una penna. Bianca scrisse nome cognome in fondo al documento, poi spinse il Vespone fino al portone. Lo assicura un palo con la catena che teneva rotolata dietro il portapacchi e, dopo averlo guardato per alcuni secondi, corse di sopra facendo i piani due scalini alla volta.
••Papà!
Il giudice uscì dal bagno con un asciugamano intorno alla vita. Sorrideva. ••Che c'è? É arrivato il pacco?
Bianca esitò solo un attimo, poi lo abbracciò di slancio. Non lo faceva da mesi.
••Grazie••gli disse.
••Ti servirà••commentò lui, imbarazzato, sciogliendosi dall'abbraccio. ••Io sarò molto impegnato, così tu potrai essere indipendente negli spostamenti.
Bianca sapeva quanto il lavoro assorbisse suo padre, soprattutto da un anno a quella parte. Perciò si limitò ad annuire. ••Ti secca se vado a fare un giro?
••Adesso?
••Si. Mentre tu finisci di sistemarti. Così non ti sarò d'intralcio.
qualche minuto dopo era in strada. Vie sconosciute le si aprivano davanti e pure, a naso, sapeva quale fosse la direzione del mare, come si è sprigionata una sorta di forza magnetica. E anche perché l'aveva visto dal terrazzo. Era strano orientarsi così. Il mare davanti, il resto dietro. Si poteva seguire la costa verso sud verso nord senza perdersi mai. Bianca osservo i gabbiani che volteggiavano sopra di lei e subito dopo ha visto il lungomare.
Nonostante il sole, il mare è in tempesta. Azzurro rabbia punteggiato di spuma bianca che scintillava come piccole lame veloci. Bianca immagino la quiete e il buio sotto quelle onde. Una quiete simile a quella della morte eppure piena di vita e di energia.
Sorrise. Sapeva di avere appena trovato un amico.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora