Capitolo 7

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Se si distraeva, la mano si muove da sola.
Forse sei uno dei pensieri nascosti. Forse bianca era scivolato in una dimensione parallela e non aveva più nemmeno il controllo delle sue azioni. Blocco degli schizzi, senza cancellare il ritratto che aveva appena fatto è che le dava la nausea a guardarlo, e l'ho messo nello zaino. Valeria stava chiacchierando ma lei non lo ascoltava più da un po' e si sentì improvvisamente in colpa. Cerco di prestare attenzione ma il suo sguardo andava su quel posto vuoto che una volta era stato il suo. Manuel era di nuovo assente. Il giorno prima le aveva dato buca e oggi non era venuto: a quanto pareva non aveva nessuna intenzione di scusarsi.
••Forse gli é successo qualcosa•• disse sovrappensiero.
Valeria chiude la bocca e la fissò.••Ma di chi parli? Non mi stavi ascoltando.
••Scusami••rispose Bianca.••In questi giorni non sto molto bene.
Valeria sospiro. Poi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.••Non sono affari miei•• esordì con un tono che suggeriva il contrario••Però s'è vuoi un consiglio, lascia perdere.
••Adesso sei tu che parli a vanvera••replicò Bianca, accennando un sorriso.
••Guarda che si vede lontano un chilometro•• insistette l'altra, con una luce malizioso negli occhi.
Lei batte le palpebre, perplessa. Forse nel monologo che aveva perso poco prima c'era la chiave di quella strana affermazione.
••Che ti piace quello.
••Non mi piace nessuno•• replicò Bianca in fretta. Sapeva che si riferiva Valeria, ma non era vero. Era solo arrabbiata perché l'aveva lasciata nella città vecchia da sola.
••Girano strane voci su di lui•• continuò l'amica, imperterrita. Si vedeva dal suo sguardo che aveva una gran voglia di spettegolare.
••In effetti, anche su di te, se proprio lo vuoi sapere.
••Servirebbe a qualcosa dirti che non voglio?••chiese Bianca con un sorriso.
••No.
Cosa si dice fratello in giro? Avevano saputo la sua storia? Fatto? Di sicuro per quelle persone non è un problema raccogliere informazioni riservate, perciò era probabile che sapessero.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. Manuel Lambiase entro in classe con permesso di ingresso alla seconda ora la professoressa li firmo, lanciandoli un'occhiata eloquente di rimprovero. Versava laurea diritto al proprio posto, bianca, che penso di non averlo visto e continuazione la testa rivolta verso la lavagna. Si sentiva addosso i suoi occhi.
••Visto?••le bisbigliò Valeria con un sorrisino. ••Sei diventata viola.
Lei non le rispose. Nell'ora seguente, mentre correva intorno alla palestra insieme alle sue compagne, notò che Manuel non era con i ragazzi, impegnati a tirare a canestro.
Devio della fila in cui si trovava è chiusa la professoressa di poter andare in bagno. Così invece al piano di sopra dentro in classe, che avrebbe dovuto essere vuota ma che con tutta probabilità non lo era affatto. Quando vide Manuel seduto al suo banco con il suo blocco degli schizzi in mano, intendo osservare disegni che le aveva fatto in questi ultimi giorni, le venne voglia di gridare.
••Chi diavolo ti credi di essere? ••ribatté Bianca cercando di liberarsi dalla sua presa, inutilmente••Non hai il diritto di metterti a frugare nelle mie cose.
Manuel la lasciò andare. ••E tu non hai il diritto di disegnarmi di nascosto. Io non voglio essere ritratto.
••Quello non sei tu••mentì lei, imbarazzata.
Per un attimo si guardarono e basta. L'espressione di Manuel era indecifrabile. Bianca, che si riteneva così brava a capire le persone con una sola occhiata, se ti trovo confusa ascoltare quel viso, senza riuscire a leggere nulla. Gli occhi neri come pozzi erano i mobili su di lei. La bocca morbida, appena socchiusa come se stesse per parlare, non esprimeva alcuna emozione.
Manuel si alzò e le restituì il blocco.
••Mi hai dato buca e nemmeno ti scusi••esclamò Bianca, irritata. ••Sei uno stupido arrogante.
••Ieri ho avuto un contrattempo••replicò lui. ••Vediamoci oggi pomeriggio.
Si allontanò per uscire dall'aula, voltandole le spalle con freddezza.
••Se pensi che verrò, sei pazzo••rispose lei, tremando di rabbia.
Lui non disse altro è sparì oltre la porta.
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Si scagliava contro la pietra color crema.
Con le mani in tasca, abbronzato, gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole. Indossava un paio di jeans e una t-shirt grigia sotto il giubbotto di pelle nera e teneva la testa alta, come a guardare il cielo. Bianca, dall'angolo del veicolo che portava alla cattedrale, che sto a osservare lo per un po'. Aveva avuto l'idea di farlo aspettare, di vedere quanto lui avrebbe atteso il suo arrivo, sarebbe rimasto per due ore sperare che finalmente le comparisse. Ma adesso che era lì, dovete frenare l'impulso di correggerli incontro. E se non lo raggiunse immediatamente era solo perché aveva bisogno di calmarsi. Quel ragazzo la gita in modo inspiegabile e la cosa non la rendeva felice.
••Ciao••gli disse quando decise a uscire allo scoperto.
••Allora sei venuta••rispose lui accennando un sorriso.
••Per il compito.
••Certo. Per il compito.•• ripete Manuel, insieme entrarono nella cattedrale deserta e ombrosa e bianca tiro fuori il distanziometro e un blocco per gli appunti.
••Tu prendi le misure e io segno•• propose. L'idea di usare quell'aggeggio non le andava per niente. E poi, a quanto pareva, lui doveva essere pratico, perché l'ho acceso e lo mise in funzione in un attimo, come se l'avesse già fatto mille volte.
Lavorarono in silenzio per qualche minuto e bianca comincio a rilassarsi. La luce delle candele e l'odore di incenso e fiori erano gradevoli. Le ricordavano che prima o poi per tutti arriva la pace. E che qualsiasi gesto, qualsiasi emozione, nel giro di una manciata di anni non avrebbe avuto più importanza. Erano fatti d'ombra, e la carne è il sangue che si portavano addosso non erano che un'illusione.
Mentre era sordo in questi pensieri, senti una mano sulla spalla che la riscosse.
••Non posso gridare per chiamarti••disse Manuel.
••Seguimi.
Si infilarono in una piccola cappella laterale e si sedettero su una delle panche, fianco a fianco.
••Che ne dici se facciamo qualche schizzo di questo angolo? Mi sembra il più interessante•• suggerì lui, già con il blocco sulle ginocchia. Teneva la matita in un modo anomalo, con tutte le dita, come se fossi un pugnale. Bianca a noi inizia a disegnare. Si sentivano solo le mine scorrere Sul foglio, suoni brevi e secchi quelli prodotti dalla mano di Manuel, più lunghi e leggeri quelli di Bianca. Lei ogni tanto sbirciavo il lavoro di lui, curioso di vedere come se la cavasse. Linee erano sicure e rapide, nitide come quelle di un architetto. Il disegno della cappella era perfetto, pulito, solido.
••Sei bravissimo•• commento con ammirazione. Guardo il proprio schizzo alle sembrano scarabocchi incerto, piena di sbavature cancellature.
••Solo con le cose inanimate••specificò Manuel. ••Non saprei mai farti un ritratto somigliante come quello che tu hai fatto a me.
••Ti ho già detto che non era il tuo ritratto ••ribatté Bianca, stizzita. Nella sua voce non c'era però la stessa convinzione della mattina.
Lui sorrise senza smettere di disegnare. ••Va bene.
••Farai lo scenografo? ••gli chiese lei, cambiando discorso.
Il sorriso di Manuel si spense. ••Non credo.
••Dovresti.
••E tuoi invece? Cosa diventerai quando finirai la scuola?•• fece lui, voltandosi a guardarla. C'era tristezza nei loro occhi. Stavano pensando al futuro e nessuno dei due amava quell'argomento, forse perché entrambi spesa non vedevano che buio, davanti a loro.
Bianca si strinse nelle spalle.
••Non m'importa••rispose.
••Non é una risposta••osservò Manuel. ••Vuoi sposarti?
Bianca si mise a ridere come se fosse un idea folle. ••E questa sarebbe la tua visione di progetto per il futuro?
••Anche.Quasi tutti si sposano prima o poi.
••E tutti divorziano. O si tradiscono. O si feriscono••aggiunse lei. Scosse la testa. ••No, grazie. Non é una buona idea.
tacquero è ripreso il lavoro interrotto. Ma bianca non riuscire a fermare i pensieri le parole le uscirono di bocca senza volerlo.••Non sono mai stata innamorata.
••Nemmeno io.
Si sorrisero. Almeno avevano qualcosa in comune.
••Però sono innamorata dell'arte••aggiunse lei. ••Quando entro in un museo, mi sento a casa.
Lo sguardo di Manuel si illuminò. ••Succede anche a me••affermò. ••Ma ogni volta devo cercare la mia opera speciale. Un quadro o una scultura che possa restarmi dentro per sempre.
••É strano•• commento bianca, l'espressione curiosa.
•• Forse. Ma in mezzo all'arte sembra che non possa accadere nulla di male.
••Sembra che il tempo possa essere fermato••aggiunse lei, annuendo.
Manuel allungo una mano verso di lei ma la lascia sospesa a mezz'aria, come se stesse riflettendo su cosa farne. Poi, con due dita, hai preso una ciocca di capelli che veniva davanti al viso e la scostò indietro.
••Ti nascondi sempre••le disse.
••Anche tu.
Bianca abbasso la testa e la lascio che non la carezza sulla guancia. Sentire la pelle delle sue dita che di nuovo sfiorava la propria perché si chiude gli occhi. Stare lì con lui, nella cappella profumata di incenso, aveva un che di irreale. Di passi dei fedeli che entravano nella Cattedrale per la messa delle 6:00 e si sistemavano sulle panche, pronti a pregare, con il rosario in mano.
Poi l'organo della chiesa comincia a cantare e la voce del prete vivrò tra le navate.
Ma i suoni e le voci in realtà sembravano distanti ed estranei, appartenenti al mondo che non poteva intaccarli, né raggiungerli. Un mondo di cui non facevano parte, e andava bene così. Bianca avvertiva ancora il calore di Manuel sul proprio viso. Mi prese la mano tra le proprie e la servo, rigirando il palmo e percorrendo nelle linee con un dito, come se volesse studiarne i dettagli. Impugna la matita e cambio foglio al blocco, iniziando a riprodurre le forme che aveva toccato. In pochi tratti esperti, mentre Manue la guardava rapito, disegno la mano che l'aveva accarezzata. Era nervosa, era forte, era di ragazzo ma anche di uomo.
••Che fai? •• le chiese lui. Farsi ritrarre parti del corpo lo metteva a disagio.
••Te l'ho detto•• Bisbiglio bianca, richiudendo il blocco.••Fermo il tempo. E poi hai delle belle mani.
Il silenzio Li avvolse di nuovo, senza imbarazzo, con molte domande.
••Andiamo•• disse Manuel, alzandosi bruscamente. La matita gli cade per terra Con un rumore stonato. Se avvio verso l'uscita senza raccoglierla. Bianca lo seguì controvoglia e, fuori, la luce del pomeriggio la costrinse a socchiudere gli occhi. Lui era già arrivati in fondo alla scalinata della cattedrale, quasi correva.
••Ma che ti prende? ••gli chiese, gridando.
••Ci vediamo a scuola••rispose lui, girandosi ma senza fermarsi. ••Direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza.
••Non ha senso••gridò ancora lei.
Bianca non seppe cos'altro dire. Lo guardo andar via in fretta e spero che almeno si voltasse di nuovo. Non lo fece. Lei senti di nuovo quella sensazione di freddo, come se qualcuno avesse spalancato una porta sulla notte e avesse permesso al calore del fuoco acceso di svanire.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora